Tonini: ma per Renzi è ancora presto. Dellai: Rodotà ministro, perché no? Divina: no ad Amato. Fraccaro: noi opposizione .P. Morando, "Trentino", 24 aprile 2013
Tutti appesi alle scelte di Napolitano. A partire dal Pd. «Ci affidiamo a lui come è giusto che sia - spiegava ieri sera il senatore Giorgio Tonini al termine della direzione del partito - d’altra parte non avrebbe senso che chi gli ha chiesto di accettare un altro settennato, proprio per rendere possibile la costituzione di un governo, ora ponesse condizioni». Ammette le difficoltà del Pd, Tonini: «Il clima è quello che è, inutile negarlo: ciò che conta ora è concentrarsi su due obiettivi, apprezzabili per tutti gli elettori e non solo per i nostri: il primo, fare in modo che la prossima volta con altre regole, eleggendo direttamente il presidente della Repubblica, una camera con 500 membri e un Senato delle Regioni. Secondo, ed è una sfida più difficile perché investe anche l’Europa, prendere le decisioni necessarie per invertire il ciclo economico capovolgendo le aspettative del Paese in direzione della crescita e dello sviluppo». Tonini “stoppa” per ora anche un’ipotetica premiership di Renzi: «Vuole entrare dalla porta principale e non come premier di emergenza. Non credo nei doppi ruoli da prima Repubblica, deve vincere la sfida nel partito e poi nel Paese. Non do molto credito all’ipotesi che possa diventarlo ora, ma si dovrà rispettare lo statuto e prima vincere la partita congressuale per poi avere la legittimazione per governare il Paese». Al Quirinale il capogruppo alla Camera di Scelta Civica Lorenzo Dellai è invece salito di persona, nel primo pomeriggio. A parlare dopo l’incontro con Napolitano è stato il coordinatore del partito Andrea Olivero, ma l’ex presidente della Provincia aveva già più volte esternato nella mattinata. Producendosi anche in una sorprendente “endorsement” verso Stefano Rodotà possibile ministro: «Se fosse disponibile, perché no? - ha detto a Radio 24 - non ho molto apprezzato il ritardo con il quale ha preso le distanze dagli ultimi fatti, a partire dalla marcetta su Roma. Ma credo che sia una sensibilità che può essere utile, però all’interno di un disegno che con grande serietà dica la verità ai cittadini». Così invece sul nome del possibile premier: «Non abbiamo mai posto pregiudiziali verso nessuno e non stiamo certo a porle ora sul nome di Matteo Renzi. Ci rimettiamo al Capo dello Stato, ma per noi non è un modo di dire: è dall’inizio di questa vicenda, da subito dopo le elezioni che lo diciamo e ci comportiamo in maniera conseguente. Una cosa però la diciamo: il governo è una cosa diversa dalle pur importanti questioni che riguardano gli equilibri interni e la fase precongressuale di un partito». Secondo Dellai, comunque, l’orizzonte temporale del l’esecutivo non può e non deve essere breve: «Questo governo non può nascere per preparare le elezioni ad ottobre: per serietà e lealtà verso il Capo dello Stato e verso i cittadini deve porsi alcuni obiettivi importanti e dunque non può nascere con un arco temporale di pochi mesi. Nessuno può pensare che nel giro di pochi mesi, con l’estate in mezzo, si affrontino riforme costituzionali, riforme elettorali e soprattutto si dia impulso alle delicate dinamiche dell’economia e del lavoro». Il senatore della Lega Nord Sergio Divina si allinea ovviamente alle dichiarazioni rilasciate al Quirinale dal suo leader Roberto Maroni. «A noi interessa che parta un governo che dia risposte al sistema economico e alle famiglie. E soprattutto con cui possano rapportarsi anche i governatori che si sono appena insediati». Circa la posizione del Carroccio, se cioè all’opposizione o in maggioranza, Divina attende di conoscere il programma: «Se si baserà sulle proposte dei saggi, in buona parte condivisibili, potremmo anche sostenerlo». Ma dipende anche da chi lo guiderà: no ad Amato, dunque, per via del prelievo forzoso dai conti correnti che effettuò da premier nel lontano 1992. «Se invece il nome sarà diverso, allora ci ragioneremo. Ma se posso dire una cosa su Renzi, di cui si parla, fossi nel Pd qualche ceffone glielo avrei rifilato: in questi giorni, affossando due candidati presidenti della Repubblica, ha messo i propri interessi davanti a quelli del partito. E un domani, al governo, potrebbe fare lo stesso rispetto a quelli del Paese». L’opposizione dunque, tra i parlamentari trentini, sembra restare appannaggio del solo Riccardo Fraccaro del Movimento 5 Stelle: «Non possiamo entrare in una maggioranza di governo assieme ai partiti che lo hanno fatto in questi anni, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Staremo all’opposizione, è sarà un’opposizione come mai finora si è vista: propositiva e nel segno del cambiamento e delle vere riforme. Un ruolo che anche il presidente Napolitano ci ha riconosciuto in quest’ultimo giro di consultazioni». Pollice verso anche rispetto al possibile programma ispirato ai documenti elaborati dai dieci saggi. E per una ragione elementare: «Noi tra quei saggi non c’eravamo - conclude Fraccaro - e per giunta, oltre a non dire nulla sull’abolizione dei rimborsi elettorali, hanno proposto in sostanza di riconoscere solo partiti con sedi. Mentre la nostra base è il web. Sembra fatto apposta contro di noi».
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