Per il senatore del Pd, Giorgio Tonini , quello di ieri è stato un bel giorno per due motivi. Il primo è senz'altro il giuramento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il suo discorso in Parlamento che «dimostra che non ci si toglie di impaccio da problemi complessi senza grande cultura politica, ovvero un pensiero forte, che è quello espresso da Napolitano».
L. Patruno, "L'Adige", 23 aprile 2013
Il secondo motivo è l'intervista rilasciata a Repubblica da Matteo Renzi, che Tonini ha sostenuto alle primarie contro Bersani e Vendola, e che il senatore trentino definisce: «Molto utile perché fa uscire il Pd dalla depressione rabbiosa e insensata di questi giorni perché capovolge l'assurdo incomprensibile stato psicologico del Pd che vive l'elezione di Napolitano come una sconfitta».
«Il Pd - sostiene il senatore che ha fortissimamente voluto la riconferma di Napolitano - è la forza guida di guesto Parlamento ed è impossibile non farci motore del nuovo governo che le forze politiche che hanno chiesto a Napolitano di restare si sono impegnate a costituire. Non ci possiamo nascondere. Come dice giustamente Renzi lanciando la sfida, dobbiamo andare all'attacco noi con le proposte di riforme istituzionali come il semipresidenzialismo. Dobbiamo utilizzare il supplemento di tempo che abbiamo chiesto a Napolitano, che ha richiamato alla responsabilità le forze politiche e il suo stesso partito. Il presidente detto chiaro che se continuerà a prevalere lo spirito di faziosità che ha impedito di riformare la legge elettorale, di ridurre i costi della politica e di fare le riforme costituzionali. Ci ha detto chiaro che: se ricominciate così io mi dimetto e sarete voi a rispondere al Paese non farò più la foglia di fico per voi mentre la casa brucia».
Già ieri mattina, su Twitter, il senatore trentino aveva scritto: «Ottima intervista di Matteo Renzi, ci voleva». Secondo Tonini, infatti: «Renzi ha fatto capire che il Pd deve lavorare sulle proposte di riforma e sul governo non continuare a guardarsi l'ombelico e a piagnucolare perché è stato eletto Napolitano invece di Rodotà. Ma non abbiamo mica eletto Schifani o Dell'Utri, stiamo scherzando? Napolitano è uno dei nostri come lo sono Grasso e la Boldrini. Come si fa allora a continuare a dire che il Pd esce sconfitto?».
Per completare il quadro politico della giornata di ieri è giunta anche la notizia della vittoria di Debora Serracchiani in Friuli Venezia Giulia, dove ha conquistato la presidenza della Regione battendo il governatore uscente del Pdl, Tondo, e soprattutto il candidato del Movimento 5 Stelle che pensava di incassare il risultato dello sfascio del Pd degli ultimi giorni a livello nazionale. Invece, la giovane eurodeputata del Pd ha vinto contro ogni pronostico e Tonini commenta: «È difficile parlare di vittoria con quel livello così basso di partecipazione al voto, ma il crollo del Pd che qualcuno si aspettava non c'è stato perché gli elettori si sono dimostrati più saggi di alcuni dirigenti politici del partito che pensavano che saremmo stati puniti per aver votato Napolitano. È dai tempi di Illy che in Friuli Venezia Giulia non governa il centrosinistra».
Filippi: «Matteo coraggioso, ha ridato speranza con un progetto riformista»
«Mi ha fatto piacere che Renzi sia venuto allo scoperto e credo che abbia fatto piacere anche a molti militanti, perché ha ridato entusiasmo in questo momento in cui il marchio Pd soffre». Elisa Filippi, responsabile del comitato Renzi del Trentino, si trova a Parigi per lavoro in questi giorni, ma non ha potuto non leggere della sfida lanciata dal sindaco di Firenze dalle colonne di Repubblica.
«Renzi - sottolinea Filippi - ha lanciato una sfida difficilissima, dicendo chiaro in che termini va ricostruito questo Pd, sulla base di un progetto fortemente riformista, molto diverso dal manifesto di Barca che invece mi sembra molto conservatore. È stato coraggioso di fronte a chi palesava lo spettro di una scissione, ha dato un segnale positivo, dicendo che non ha nessuna intenzione di lasciare il Pd ma che vuole ridare speranza costruendo un partito più aperto e partecipato. Se poi ci sarà chi, invece, vuole continuare con un partito inteso come la tutela di una classe dirigente si vedrà».