CANDIDATO PRESIDENTE / "Basta consulenze, lavoro ai provinciali"

Trentaquattro anni, avvocato di Pergine, è uno abituato a bruciare le tappe. Eletto nel 2008, è capogruppo del Pd, ma nonostante rappresenti il maggior partito della coalizione non è mai stato troppo tenero nei confronti della giunta Dellai. Anzi, in  passato alcune delle sue interrogazioni (per esempio sul debito della Provincia) avevano fatto infuriare l'ex governatore (che pure l'aveva proposto per la segreteria della Margherita nel «lontano» 2006). È stato il primo degli aspiranti successori di Dellai (e Pacher) ad uscire allo scoperto, lanciando lo slogan «Start!».
D. Battistel, "L'Adige", 16 aprile 2013

 Se eletto presidente, dove taglierà quel miliardo di euro all'anno di risorse in meno del bilancio provinciale?
 «L'approccio alla spesa pubblica, su un territorio peculiare come il Trentino, non può corrispondere ai tagli lineari delle amministrazioni con bilanci gravemente dissestati, abbiamo la possibilità di lavorare con una visione complessiva.
L'approccio, sia per gli investimenti che per la parte corrente, deve essere legato alla sostenibilità e alla valutazione delle ricadute: serve il coraggio di distinguere tra scelte produttive ed improduttive. L'obiettivo non è di tagliare, ma di far crescere la Provincia, e di conseguenza il gettito, quindi ogni cosa va pianificata tenendo contro dei costi gestionali, che vanno pensati con attenzione e preventivamente dimensionati per essere sostenibili».
 Le Comunità di valle non hanno funzionato e la riforma è al palo. Meglio abolirle? O riformarle? In che modo?
 «I problemi di attuazione della riforma sono evidenti. Il principio di decentramento su cui sono nate le Comunità è valido, ma il rischio è di avere un aumento dei costi e una duplicazione delle funzioni, con oneri assolutamente insostenibili. Il principio da discutere non è se farle, ma come: con quale progressività e trasferimento delle competenze. Le Comunità sono nate per decentrare, e questa funzione va sviluppata assieme ai comuni e non contro: per questo è necessario un esecutivo più snello, con un rafforzamento del ruolo dei Comuni per ottimizzare le risorse». 
 La maggior parte dei Comuni trentini ha meno di mille abitanti. Intende promuovere l'unificazione dei piccoli comuni? In che modo?
 «L'unificazione dei Comuni deve corrispondere a logiche di migliore amministrazione e vicinanza all'esigenze della collettività e non rientrare solo nella logica di risparmio. Per questo dobbiamo favorire tutti i processi di unificazione, ma non con una pianificazione dall'alto, bensì insieme ai territori. Ci sono realtà molto avanti, come l'Alta Anaunia, altre che sono all'inizio del percorso. La Provincia deve sostenere tali processi, che possono tra l'altro essere funzionali anche ad una maggiore efficienza delle Comunità di valle».
 Le risorse sono in netto calo: come intende riorganizzare la macchina della Provincia? I dipendenti pubblici dovranno diminuire? Come?
 «Il punto vero è che la pubblica amministrazione gioca oggi un ruolo essenziale per lo sviluppo di tutto il territorio, può essere una risorsa economica. Certo, i dipendenti pubblici diminuiranno inevitabilmente per effetto del blocco del turn over: avremo 700 pensionamenti nei prossimi 3 anni. Solo valorizzando le risorse interne sarà possibile ottenere un aumento della produttività ed una maggiore efficienza. Per riuscirci dobbiamo però ridurre al minimo le consulenze esterne e la chiusura che spesso impedisce alle tante energie presenti dentro la pubblica amministrazione di esprimersi.
Al contempo dobbiamo migliorare trasparenza e capacità di azione delle tante società partecipate, ma non è sufficiente qualche intervento di modifica di facciata».
 Le imprese in Trentino hanno beneficiato a lungo di robusto sostegno pubblico. Ora non è più possibile. Gli aiuti finanziari provinciali andranno tagliati? Come? Come andrà riorganizzato il mondo delle imprese senza più contributo pubblico?
 «È importante chiarirsi su cosa si intende per contributo pubblico. La difesa ad oltranza dell'occupazione è un principio sacro, ma non è corretto legarlo al mantenimento ed all'aiuto finanziario delle imprese in difficoltà, lo si deve piuttosto legare ad ammortizzatori sociali efficaci ed a una nuova capacità di formazione continua del lavoratore. Per creare nuovo lavoro, che sarà il vero obiettivo dei prossimi anni, è necessario investire sulle persone e sulla loro capacità».
 Metroland ha ancora senso? Quali saranno le priorità negli investimenti pubblici? Strade o ferrovia?
«Metroland come era stata concepita, è un'opera superata da costi di costruzione e di gestione non sostenibili. Negli anni scorsi si sono già realizzati i grandi nodi infrastrutturali che erano necessari. Oggi ne rimangono alcuni ancora da realizzare, come il collegamento Rovereto-Riva, ma in generale dovremo favorire le tante piccole opere attese dai comuni, facilmente realizzabili, rispetto ai grandi progetti che inevitabilmente rimarrebbero a lungo nel cassetto».
 Sanità e assistenza hanno un costo in crescita esponenziale. Come pensa di farvi fronte? Che ruolo avrà il privato, e il privato-sociale? E l'assistenza sanitaria integrativa?
 «Nella sanità è necessaria una razionalizzazione delle spese. Abbiamo dei punti di forza - strutture e strumentazione d'avanguardia, situazione finanziaria migliore - ma sappiamo come spesso le macchine siano sottoutilizzate, e come l'elevato numero di ospedali periferici non sia sempre sostenibile. Finora però è mancato il coraggio di intervenire, mentre si procede con la costruzione del Not.
Per quanto riguarda il sociale, si stanno creando nuovi «mercati» dove la marginalità e la prestazione specialistica possono essere meglio garantite dal privato. La pubblica amministrazione deve governare questi processi e solo quando saranno valide le alternative per i cittadini potrà ritirarsi».
 La ricerca negli ultimi anni ha avuto grande spazio e forti finanziamenti, dando luogo anche alla nascita di centri e enti di dubbio ritorno economico? Cosa intende fare al riguardo? Come dovrà essere riorganizzata la ricerca? In che modo andrà collegata e coordinata con l'Università?
 «La ricerca è una risorsa irrinunciabile, e dobbiamo riconoscere i meriti e la lungimiranza di chi ha scelto di investirvi. I finanziamenti vanno aumentati se vogliamo rimanere al passo con i nostri concorrenti. Chi pensa che la ricerca oggi si possa fare nei garage probabilmente ignora che negli anni '70, quando sono nate Apple e Microsoft, i loro fondatori uscivano dai più prestigiosi istituti di ricerca e si trovavano in aree, California ed East Coast, al vertice allora come oggi in ricerca ed investimenti. Oggi il Trentino può competere con le grandi realtà mondiali, che dispongono di risorse enormi, soltanto concentrando le risorse e coordinando il sistema».
 Il turismo trentino ha beneficiato di un forte sostegno pubblico, dagli impianti di risalita alle Apt. Come verrà riorganizzato con minori risorse? Cosa andrà cambiato? Che ruolo avranno i privati? Hanno ancora senso finanziamenti e copertura di buchi di bilancio per impianti di risalita sotto i 2000 metri?
 «Il turismo è una delle nostre principali risorse, ma per rilanciarlo bisogna fare sistema. Non basta promuovere la bellezza dei luoghi: ormai lo fanno tutti. Serve che tutta la comunità si riconosca nello stesso obiettivo, e il ruolo di regia della amministrazione pubblica nel guidare i diversi interessi è fondamentale. Gli impianti funiviari servono se c'è un progetto complessivo, che tenga conto non tanto della promozione, e ormai neanche solo del target di riferimento, ma che sia piuttosto capace di offrire un determinato tipo di vacanza e non un altro, con una gestione del tempo che soddisfi le diverse tipologie di turisti».
 Cultura e musei rischiano un taglio drastico di risorse. Potranno coesistere Mart e Muse di alta qualità? Con quali risorse? Per fare cosa? E le altre realtà culturali e musei? Come?
 «Spesso ancora oggi si fa fatica a spiegare come la cultura abbia un valore economico. Per questo occorre un progetto forte e basato su due principi. Il primo è il superamento della frammentazione: Mart e Muse non possono essere in contrapposizione. La programmazione, la gestione e la promozione della rete dei musei non può essere limitata ai singoli soggetti ma deve essere sinergica. Il secondo punto è il coinvolgimento di soggetti privati, non solo per sgravi fiscali o mecenatismo, ma offrendo loro un ritorno in termini di immagine ed attività.