La legittima soddisfazione per i risultati elettorali ottenuti in Trentino dal Pd e dalla coalizione di centro sinistra autonomista, non deve indurci ad affrontare con eccessiva tranquillità le scadenze che ci attendono. Dobbiamo essere consapevoli invece che tutto sta cambiando anche dalle nostre parti, che il quadro politico è decisamente in movimento e che le difficoltà che si intravvedono sono molte.
Maurizio Agostini, "L'Adige", 9 aprile 2013
Il Movimento 5 stelle, con la sua innegabile spinta innovativa e di cambiamento, ma anche con la difficoltà a interloquire con le forze in campo valorizzandone le differenze e cogliendone le complessità e le potenzialità, ha raggiunto anche da noi il 20% dei voti. L'area politica che per semplicità chiamiamo «centro» è percorsa da movimenti di frammentazione e riaggregazione di cui è difficile prevedere l'esito e il reale significato nella ridistribuzione del consenso.
Lo stesso Partito Democratico del Trentino vede riaffiorare con troppa facilità le tensioni interne e registra in molti Circoli grande difficoltà a dare continuità a una presenza di animazione sociale e di formazione politica, dopo che i protagonisti della fase costituente sono stati investiti di responsabilità istituzionali e amministrative.
A questa situazione del quadro politico, «fragile nonostante le apparenze», deve accompagnarsi la consapevolezza che i prossimi anni vedranno una sostanziale ridiscussione degli assetti della nostra autonomia speciale. Il perdurare della crisi economica e la riduzione generalizzata delle risorse hanno fatto sì che le nostre prerogative siano viste con crescente diffidenza e antipatia a livello nazionale, anche nelle aree politiche a noi più vicine e a dispetto degli accordi elettorali sottoscritti. È evidente che i prossimi anni metteranno a dura prova la nostra capacità di proporre una ridefinizione dell'autonomia, sempre meno giocandola in difesa del passato e sempre più attrezzandola per essere luogo di sperimentazione di un'autonomia proponibile per tutte le comunità regionali. È chiaro poi che non basterà porsi l'obiettivo di mediare tra gli interessi in campo nella società trentina, distribuendo risorse tra categorie e settori che le chiedono, con l'obiettivo di scontentare il meno possibile e di garantire in qualche modo l'esistente. Sarà invece necessario fare delle scelte, anche dolorose, coerenti con una graduale trasformazione della realtà che obbedisca ad una rinnovata visione del Trentino.
Rispetto a un contesto così nuovo e impegnativo è importante e urgente realizzare un confronto programmatico nell'area politica che si propone di continuare a governare questa provincia, che riesca a consolidare alcuni riferimenti condivisi sul tema della riforma delle istituzioni, dello sviluppo economico sostenibile, della tutela dell'ambiente, della lotta all'impoverimento e all'emarginazione, della qualità della vita e dei servizi di base. Ma è altrettanto evidente che la classe dirigente, quella politica in particolare, dovrà dimostrarsi all'altezza di un compito così complesso, che non si svilupperà solo localmente e nei confronti dei territori nostri vicini, ma anche in rapporto alle istituzioni nazionali e a quelle europee. Di queste sfide deve tener conto anche il percorso di individuazione del candidato alla presidenza della giunta provinciale. Se mancherà una figura largamente e trasversalmente riconosciuta come capace, autorevole e rappresentativa (cosa da verificare preliminarmente), mi sembra giusto e utile che essa possa emergere dal risultato di elezioni primarie di coalizione. Sarebbe però riduttivo e di corto respiro pensare che i tre maggiori partiti del centrosinistra autonomista (e anche quelli minori) facessero un percorso interno per individuare in qualche modo il proprio candidato che poi, con la bandierina di partito in mano, si misurasse con gli altri per vedere chi prevale. Mi parrebbe di gran lunga preferibile, e utile al coinvolgimento largo dei cittadini, che fin da subito chi si propone (o viene proposto) per la partecipazione alle primarie sia espressione aperta e trasversale di persone, associate o no, e che possa quindi provenire sia dai partiti che dalla società civile, dal grande mondo di quanti si occupano di politica senza necessariamente muoversi nel ristretto ambito di un partito. Si deve certamente evitare che questa impostazione si traduca in una partecipazione troppo ampia e frammentata o che divenga occasione di un utilizzo puramente presenzialistico o propagandistico delle primarie, ma credo si possa evitare questo rischio alzando di molto l'asticella dei requisiti di partecipazione, ad esempio prevedendo oltre alla sottoscrizione di una carta di intenti meno generica possibile, un numero decisamente alto di firme di sottoscrizione o altri accorgimenti in grado di preselezionare.
Il mio auspicio è che le forze del centrosinistra trentino comincino, assieme e rapidamente, ad elaborare questi due indispensabili documenti: la carta di intenti con indicazioni di programma e un severo regolamento per primarie veramente aperte, che non diano alla gente l'idea di essere chiamata già da subito a esprimere soltanto un voto di partito.