L'assessore provinciale all'industria, Alessandro Olivi, tra i papabili del Pd per la successione a Lorenzo Dellai, non sta a guardare mentre altri nel suo stesso partito hanno deciso di rompere gli indugi e far partire la propria campagna elettorale.
L. Patruno, "L'Adige", 3 aprile 2013
Si è mossa per tempo, a inizio d'anno, Donata Borgonovo Re, ex difensore civico e componente del collegio dei probiviri del Pd. E in questi giorni sta avviando la sua «macchina» il capogruppo provinciale Luca Zeni.
Ma Olivi intende muoversi in altro modo e avverte i potenziali rivali: «L'obiettivo che abbiamo davanti non è una competizione individuale, dove la cosa più importante è chi guadagna la prima fila, ma è qualcosa di molto più serio e complicato che è la coalizione e il suo progetto». Tanto più che, secondo l'assessore all'industria, commercio e artigianato, i suoi due rivali interni al Pd «non rappresentano quell'area più ampia del partito, forse oggi non organizzata, che è fatta di tanti amministratori ed elettori silenziosi ma operosi, che chiede di dare significato alla trasversalità del Pd e che non si è fatta travolgere dalla retorica dell'archiviazione di una stagione politica».
Assessore Olivi, cosa c'è che non va nell'iniziare a muovere le acque visto che mancano sette mesi alle elezioni?
È vero che siamo in ritardo e non c'è tempo per cincischiare, ma dobbiamo partire dalla coalizione, ovvero dal perché stiamo insieme, definendo alcuni punti saldi politici e programmatici dicendo ai trentini che questa maggioranza è il punto imprescindibile di partenza. Poi, ogni partito metterà a disposizione le sue risorse migliori. Dobbiamo rovesciare l'ordine delle cose da fare se no sembra che la coalizione e la proposta di leadership è la sommatoria a posteriori di tutti quelli che hanno dichiarato il proprio impegno. Dobbiamo trovare chi sappia interpretare il Pd e il patrimonio politico condiviso della coalizione, che i trentini hanno premiato anche alle ultime elezioni politiche, con la scelta unitaria fatta per il Senato. Se ognuno si pone come possibile candidato, a prescindere da un minimo di condivisione di come insieme andare a conquistare il consenso per governare, si creerebbe un'asimmetria che non so come saremmo poi in grado poi di ricomporre. Serve prima un tessuto connettivo che tenga insieme le iniziative individuali.
Cosa pensa delle candidature di Zeni e Borgonovo Re?
Non li considero contributi esaustivi. Aggiungono opzioni e sensibilità ma non sono sufficienti a dare rappresentanza a ciò che oggi è il Pd nella sua ampiezza e manca una parte importante che è quella che si riconosce in un progetto riformista e di coalizione. Oggi chi sta rappresentando questa trasversalità è Alberto Pacher. E io lo considero il nostro punto di partenza.
Pacher ha detto che non intende candidarsi alle provinciali, non è così?
Lo so, ma Pacher non è una persona che non sta facendo politica e spero che si faccia sentire. Sta svolgendo un ruolo delicato e importante con la giunta, impegnata in tutt'altro che ordinaria amministrazione, in una fase molto delicata. Lo fa con uno stile di grande cambiamento. Per questo credo che la maggioranza di elettori del Pd, che riconoscono la fatica quotidiana del governo, vedono in Pacher una figura coagulante.
Vuole raccogliere il testimone di Pacher?
Se Pacher confermerà la sua scelta, sapendo che in politica non esiste la proprietà transitiva. Nel Pd esiste una maggioranza latente e non organizzata, che non vuole dissipare un capitale di buona politica. Io con queste persone sto lavorando per dare un domicilio dentro una competizione che se non avrà questa parte non sarà sufficiente e soprattutto sarà pericolosissima, ricollocando il Pd in una posizione di nicchia e minoritaria. Da qualche settimana, da quando a gennaio nell'assemblea Pd ci fu chi voleva dire no all'accordo con Dellai sul Senato per capitalizzare il consenso del Pd, che allora si pensava in crescita, c'è un gruppo di persone che si sta confrontando e certamente esprimerà una figura unificante che non so se sarò io.
Lei vuole esprimere la sensibilità dell'area di governo e più di coalizione del Pd?
Io penso che sia venuto il tempo di affrontare i temi politici che Pacher aveva posto con la sua lettera e che sono stati invece congelati o liquidati da qualcuno (Luca Zeni tra gli altri, Ndr.) come personali. Il Pd deve sapersi offrire come ruolo di guida della coalizione e non imporsi perché «ora tocca a noi». Penso a un Pd trentino che crede nell'unità dei riformisti e popolari nella coalizione, che ha la vocazione all'inclusione e all'allargamento della rappresentanza e non parla solo ai suoi. E infine a un Pd che ha cultura di governo e affidabilità nei rapporti con i partner.
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"Daremo un candidato alla maggioranza del Pd". Olivi: senza Pacher, l'area non avrebbe rappresentanza con Zeni e Borgonovo Re", A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 3 aprile 2013