Candidati Pd solo dentro la coalizione

Elezioni, proposta Pinter: "Prima il programma. La priorità si chiama 'elezioni provinciali'. Serve una carta di intenti: definiamo i pilastri sotto i quali si sottoscrive l'accordo di coalizione e sulla base di quelli individuiamo il candidato o la candidata alla presidenza. Prima si individuano i punti comuni e poi si trova la persona che possa rappresentarli. Non il contrario".
A. Tomasi, "L'Adige", 25 marzo 2013


Hai voglia a spiegare che non si tratta di una guerra di poltrone, di potere, all'interno del partito... Mentre il Pd trentino si divide e si ricompatta sulla dirigenza (Michele Nicoletti confermato alla segreteria, mentre Giorgio Tonini ha ceduto a Roberto Pinter la carica di presidente), fuori dal palazzo la gente si allontana sempre più dalla politica. E gli esponenti del Movimento Cinque Stelle, che continuano a battere su temi popolari (stop ai costi della politica, stop agli sprechi, stop alle società partecipate e ai consigli d'amministrazione  - come quello del Centro servizi Santa Chiara, con bilancio in rosso - i cui membri sono in parte emanazione dei partiti), hanno gioco facile a raccogliere simpatie.
Il giorno dopo la riunione del coordinamento del Partito Democratico, Roberto Pinter non ci sta a passare per quello che si era messo a caccia di cariche all'interno del Pd. «Se a qualcuno interessa parlare di vittoria, faccia pure». Dice di volere un partito plurale, con una gestione unitaria, «come vorrebbero tutte le persone di buonsenso». E il buonsenso all'interno del Pd non c'è stato? «Diciamo che il buonsenso non alberga in tutte le teste».
Insomma il giorno dopo le dimissioni con retromarcia del segretario Nicoletti - quando a bordo campo si scaldava il quarantenne Gennaro Romano - hanno messo in difficoltà Pinter, che sembrava pronto per raccogliere il testimone.
Giorgio Tonini non ha voluto mettere ai voti le dimissioni in assemblea senza la contestuale certezza di una maggioranza di due terzi (come prevede lo statuto) per nominare un altro segretario. Tonini, sempre in nome dell'unità, si è dimesso dalla presidenza, lasciandola a Pinter.
Risultato: Michele Nicoletti, oggi deputato, resta in carica almeno fino al congresso e Roberto Pinter diventa presidente, affiancando una segreteria che avrebbe voluto guidare (e stando ai patti così sarebbero dovute andare le cose). «I due terzi li avrei trovati, ma io volevo una gestione unitaria - dice Pinter - Siccome io dico che è sbagliatissimo attivarsi per il congresso alla vigilia delle elezioni (non sarebbe un bello spettacolo anche per i nostri elettori) si è trovata questa soluzione, ma non era una guerra di poltrone. E io non avevo una soluzione B».
Dà la propria interpretazione dopo aver perso la partita nello scontro tra fazioni (dalla sua parte aveva il presidente del consiglio Bruno Dorigatti e l'assessore all'industria Alessandro Olivi). «Do atto a Tonini di avere fatto un passo indietro, ma non è un contentino. Si trattava di riconoscere anche formalmente il lavoro politico che io ho fatto in questi anni per il Pd: un riconoscimento di ruolo e di direzione politica, perché si vuole continuare a lavorare nel solco della coalizione di centro sinistra autonomista». E a chi dice che è stata scelta questa strada, con il volto ancora nuovo di Michele Nicoletti mentre lui, Pinter, viene ricordato anche quale ex assessore ed ex presidente della Provincia nella prima giunta Dellai, risponde così: «La questione del rinnovamento è talmente seria che non mi sono candidato alle ultime tre elezioni, ma se devo fare in modo che questo partito affronti le elezioni per il rinnovamento, credo sia più importante la competenza e la capacità che non pigliare dal mazzo qualcuno che ha qualche anno meno di me, ma che non necessariamente ha le capacità per farlo». Poi chiude con una proposta: «La priorità si chiama "elezioni provinciali". Serve una carta di intenti: definiamo i pilastri sotto i quali si sottoscrive l'accordo di coalizione e sulla base di quelli individuiamo il candidato o la candidata alla presidenza. Prima si individuano i punti comuni e poi si trova la persona che possa rappresnetarli. Non il contrario».