Le recenti elezioni nazionali hanno dimostrato come pur a fronte del fallimento della stagione politica del centrodestra berlusconiano - leghista fatica a consolidarsi una alleanza riformista alternativa per il governo del Paese. Il Partito Democratico a livello nazionale ha trasmesso di sé un’immagine troppo statica, tale da essere percepito come portatore di una proposta politica conservativa e come tale debole nell’ intercettare quei nuovi elettori che esprimevano un evidente istanza di cambiamento.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 21 marzo 2013
In Trentino la storia è diversa e il percorso intrapreso dal Partito Democratico può e deve continuare in futuro a distinguersi, dispiegando tutte le sue potenzialità di rinnovamento e di inclusione.
Occorre innanzitutto ripartire dall’idea fondativa di un soggetto politico nuovo che sia l’amalgama fecondo tra le diverse esperienze e matrici politico-culturali di ispirazione popolare. E’ necessario procedere senza tentennamenti sulla strada del rinnovamento aprendosi maggiormente al dialogo con il corpo sociale della nostra comunità senza peraltro cedere alla tentazione di inutili strappi generazionali. Si dovrà soprattutto saper valorizzare l’esperienza maturata dai nostri amministratori al governo degli Enti locali in quanto tale capace di forgiare una classe dirigente competente e responsabile.
Pluralismo, rinnovamento e responsabilità sono dunque gli elementi distintivi da cui muovere e nel contempo i presupposti in forza dei quali il Partito Democratico può candidarsi alla guida della Provincia.
E’ il PD del Trentino che deve assumersi il ruolo di soggetto federatore dell’alleanza di centrosinistra autonomista per diventarne il baricentro e la forza coesiva.
Una coalizione che è stata percepita dai trentini nelle recenti elezioni per il Parlamento come un valore condiviso ed un capitale politico trasversale.
Non c’è alternativa al progetto di rinnovare, rafforzandolo, questo patto politico di collaborazione che rappresenta il vero argine in Trentino all’irruzione del populismo di varia matrice.
Questi anni di stabilità e buon governo sono un patrimonio che deve però essere reinvestito, in quanto non vi può essere alcuna rendita di posizione.
Sbaglia chi predica l’archiviazione di una stagione politica all’insegna di una retorica della discontinuità dal sapore elettorale, così come sbaglia chi prefigura una inerziale prosecuzione statica dell’attuale assetto.
Valorizzare la coalizione non significa poi depotenziare il protagonismo politico del PD il quale dovrà, nell’ambito della stessa, continuare ad essere il punto di riferimento per tutti coloro che chiedono un governo dell’Autonomia che faccia propri i valori dell’uguaglianza, della giustizia sociale, della solidarietà.
Deve essere il PD per primo a saper elaborare una proposta che capace affrontare concretamente la vera emergenza dei prossimi anni: il lavoro.
Dobbiamo essere noi ad avere il coraggio di rivolgersi ai trentini dicendo loro che la nostra Autonomia non uscirà da questa fase recessiva così come ci è entrata !
Spetta ad una forza riformista saper coniugare la crescita economica con l’equità.
E per fare questo bisogna essere capaci di porsi come interlocutori credibili ed affidabili sia delle imprese che dei lavoratori, che questa crisi ha reso ormai fratelli inseparabili.
Dunque nessuna scorciatoia elitaria o isolazionista. Ma neppure subalternità verso nessuno.
Per cercare di assolvere a questo compito non serve un partito semplicemente progressista, ma semmai più aperto e la cui identità sia incentrata sull’innovazione.
Una innovazione di proposte e di contenuti che è cosa ben diversa dalla tentazione di suggestive scorciatoie giovanilistiche.
Proprio per dare una risposta seria e credibile all’inquietudine ed all’incertezza che oggi grava sui giovani serve una politica seria e responsabile in cui l’esperienza e la competenza vengano recepite come un valore aggiunto.
La differenza non è solo tra giovani e vecchi ma tra riformatori e conservatori ed il PD deve stare dalla parte dei primi.
Per costruire un Trentino più dinamico, più moderno, più europeo ma anche sempre più giusto il ruolo del PD sarà decisivo, proprio perché è indispensabile un progetto riformatore dell’Autonomia.
E chi pensa di poter fare a meno della nostra forza dentro il campo del centrosinistra commette un errore di arroganza e supponenza, ponendosi già di per sé solo dalla parte della destra e della conservazione.
In un tempo in cui aumentano le disuguaglianze, irrompe il tema della dignità del lavoro, è messa a rischio la stessa coesione sociale serve al Trentino un governo che si fondi su un rinnovato patto sociale e su una più forte corresponsabilità tra le istituzioni, i produttori e i corpi intermedi della società.
Le drastiche riduzioni della finanza pubblica impongono a chi avrà il compito di guidare l’Autonomia scelte e priorità ineludibili tra le quali spiccano a mio avviso:
1) Una politica più “lieve”, più sobria, che non equivale ad una politica più debole. Interpretare in modo ancora più profondo la concezione del governo e della politica come autentico “servizio” alla Comunità, facendo proprio il messaggio forte trasmessoci in questi giorni anche dal nuovo Pontefice. Riorientare e qualificare la spesa pubblica introducendo processi di semplificazione, efficienza e produttività nella Pubblica Amministrazione e nei servizi pubblici e nello stesso tempo irrobustire il ruolo delle istituzioni come pilastri della coesione civile e democratica.
2) Promuovere il lavoro attraverso la valorizzazione di un modello multisettoriale della nostra economia in modo che il territorio diventi un fattore competitivo di sviluppo, dove le migliori energie imprenditoriali siano supportate nel produrre valore.
3) Investire sempre di più sul capitale umano, ossia sulla conoscenza, sulla formazione, sui processi di innovazione, sulla filiera dei saperi per garantire soprattutto ai giovani migliori opportunità in futuro di ingresso nel mondo del lavoro.
4) Puntare attraverso gli strumenti dell’Autonomia ad uno stato sociale che superi l’egualitarismo di facciata per fa si che, fatta salva la massima protezione per i più deboli, i cittadini siano responsabilizzati ad una compartecipazione graduata sulla capacità contributiva. Valorizzare la cultura della meritocrazia per consentire che chi sale sull’ascensore sociale lo fa grazie al proprio talento e alle proprie competenze e non solo in forza delle posizioni acquisite.
L’impresa politica che attende il PD alla sfida con il governo della Provincia dipenderà infine dalla capacità di sentirsi e di agire come una squadra, un’esperienza collettiva in cui le diverse sensibilità ed esperienze non diventino fattori di divisione ma elemento di forza per intercettare quella nuova domanda di buona politica che proviene oggi dagli strati sociali più diversi.
In questi ultimi mesi abbiamo discusso prevalentemente di procedure, di sistemi organizzativi interni e metodi di selezione della classe dirigente, in un dibattito prevalentemente introspettivo.
Sembra che il vero unico problema sia quello della scelta dei nomi.
E’ venuto il tempo di aprirsi, di sintonizzarsi con i problemi concreti della gente comune che non pare certo prioritariamente interessata a conoscere quante elezioni primarie faremo, ma quali proposte abbiamo per il lavoro, per i giovani, per l’economia che non cresce.
Un partito che legittimamente ambisce ad esercitare una leadership politica deve farsi carico di esprimere un progetto per il governo Trentino di cui siano chiari gli obiettivi strategici e gli strumenti per attuarlo.
La credibilità va conquistata sul campo che, è bene non dimenticarlo non è solo il “nostro campo” ma quello ben più ampio in cui vivono e operano quei cittadini, quei lavoratori, quelle imprese e quelle rappresentanze collettive che vogliono potersi affidare al PD magari senza mai averlo prima votato.
Questa è la vera sfida.