Pacher conferma: l'impianto di Ischia Podetti verrà definitivamente stralciato dal Piano energetico-ambientale. La comunicazione l'ha data ieri il presidente della Provincia Alberto Pacher rispondendo ad un'interrogazione di Rodolfo Borga (gruppo misto).
D. Battistel, "L'Adige", 20 marzo 2013
«Il cambio di scenari, anche nazionale, sul ciclo di smaltimento dei rifiuti e l'andamento della raccolta differenziata - ha detto Pacher - ha portato alla modifica del Piano energetico ambientale provinciale e quindi dall'ultima versione è stato espunto l'impianto di Ischia Podetti». Non solo. In contemporanea si è decisa - dopo mesi di polemiche in valle dei Laghi - la cancellazione dell'impianto di trattamento della frazione organica previsto inizialmente a Lasino. Esso verrà sostituito da due impianti, uno nel settore orientale e l'altro occidentale del Trentino. Sulla localizzazione precisa Pacher è stato un po' vago: «Al momento non è stata individuata perché si è ancora nella fase del confronto. Ma l'idea di realizzare l'impianto in valle dei Laghi è stata abbandonata».
Da parte sua Borga ha espresso soddisfazione per il fatto che l'inceneritore venga stralciato dal Piano energetico. «I dati sui rifiuti di Trento - ha spiegato in aula - dimostrano che un inceneritore di questo genere non aveva sostenibilità economica. Fatto che qualcuno afferma da qualche anno. Si è solo perso tempo, mentre i dati portati, anche dalle amministrazioni della Rotaliana, hanno sempre dimostrato che questa doveva essere la conclusione».
Il dietro front dell'amministrazione rispetto ai progetti faraonici di una decina di anni fa (spieghiamo l'iter della vicenda nell'articolo sotto) nasce nel dicembre 2010, quando il primo bando per la costruzione e la realizzazione dell'impianto da 103 mila tonnellate ad Ischia Podetti va deserto.
Dopo un vertice tra Dellai, Pacher e il sindaco di Trento Andreatta sotto Natale, sembrava che il nuovo bando dovesse venire ripubblicato nel giro di poco tempo. Ma evidentemente qualche fatto fa fermare le macchine. Comune e Provincia tentano di capire perché il bando è andato deserto, studiano dei correttivi accettando di accollarsi le spese di disgaggio e la realizzazione della centrale di trasformazione.
Eppure qualcosa non torna. Evidentemente un business non puà reggersi su un impianto da appena 100 mila tonnellate di rifiuti l'anno. E così si inizia a ragionare su possibili alternative con aperture alle nuove tecnologie.
A dare una mano alla Provincia arriva lo scorso autunno il decreto annunciato dal ministro dell'ambiente Corrado Clini. Il quale, in estrema sintesi, permette di utilizzare il residuo della differenziata spinta come combustibile da utilizzare nelle centrali termiche già esistenti in Italia. In pratica, anziché bruciare carbone si potrebbe utilizzare il residuo secco. Un'ipotesi fino ad allora mai esplorata ma che potrebbe portare indubbi vantaggi a tutti: agli enti pubblici che non dovrebbero accollarsi le spese (anche se in project financing) per la costruzione degli impianti; ma anche alle centrali che potrebbero risparmiare sull'acquisto delle materie prime.
La Provincia inizia a guardarsi intorno e, lo scorso autunno, emerge la possibilità di portare i rifiuti nelle centrali venete come Fusine o Salionze (partecipata da Dolomiti Energia). Ma anche il cementificio Italcementi di Sarche potrebbe essere interessato.