Per qualsiasi soluzione servono i 2/3 dei 64 componenti, ma le correnti rimangono divise. Pinter resta in pole position: l'ex segretario lo proporrà però solo in cambio di primarie aperte.
P. Morando, "Trentino", 14 marzo 2013
Potrebbe slittare di qualche giorno l’assemblea provinciale del Pd chiamata a esprimersi sulle dimissioni del segretario provinciale Michele Nicoletti. Tutto è infatti legato agli impegni romani dello stesso Nicoletti, ora deputato, e del senatore Giorgio Tonini, che del Pd trentino è presidente.
L’assemblea, inizialmente prevista per lunedì prossimo, non è ancora stata convocata dal coordinamento, che pure non è stato fissato. Quest’ultima riunione potrebbe avvenire proprio lunedì, con l’ipotesi di tenere l’assemblea il venerdì successivo. Qualche giorno in più insomma per cercare di trovare all’interno del partito una soluzione condivisa. Che ancora manca.
Al netto dei tanti conciliaboli, e degli incontri riservati, il quadro in questi giorni non sembra essere mutato. Ed è legato all’impossibilità di mettere assieme i numeri necessari per portare in assemblea una proposta in grado di trovare il consenso di almeno i 2/3 dei componenti dell’organismo. Cioè 43 componenti su 64. Non pochi, se si considera che - grosso modo - l’assemblea è divisa in tre parti, che fanno rispettivamente riferimento all’area “kessleriana” (che ha espresso la segreteria Nicoletti), ai “pinteriani” e a quella che fa capo a Tonini e Pacher.
Nicoletti, si sa, ha rimesso il mandato con poca voglia di ricevere la richiesta di fare marcia indietro. Soluzione peraltro su cui ancora lavorano nomi importanti come i consiglieri provinciali Zeni, Civico e Cogo.
La prospettiva più concreta rimane sempre quella di un segretario “traghettatore” del partito fino alle elezioni provinciali di autunno, con il congresso solo dopo il voto, rispettandone la scadenza naturale. E il nome che potrebbe riunire il partito è quello di Roberto Pinter, attuale responsabile degli enti locali, visto un po’ come il “male minore” da toniniani e pacheriani.
Altri nomi, se ce ne sono, per ora sono tenuti accuratamente coperti. Sembra invece tramontare l’ipotesi di un congresso in tempi brevi, azzerando le cariche e individuando un nuovo segretario. Lanciata dal coordinatore cittadino Vanni Scalfi, e sostenuta dalla consigliere provinciale Sara Ferrari (con la subordinata di un quadrumvirato giovane a gestire il partito da qui alle elezioni), pare infatti non avere raccolto finora un consenso sufficiente per diventare una proposta concreta da formalizzare in assemblea.
Pesano soprattutto i pronunciamenti di componenti importanti del partito: come la Valllagarina, tutta a favore del roveretano Pinter. Così come il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti. Il pallino insoma, più che all’assemblea, sembra essere ancora nelle mani di Nicoletti.
Nel senso che, in assenza di una maggioranza, solo su una sua proposta ufficiale l’assemblea potrebbe ricompattarsi. Nel nome dell’unità del partito a cui un po’ tutti i “big” in questi giorni si sono richiamati. Sempre che da Pinter l’area kessleriana ottenga una garanzia precisa: primarie il più aperte possibili per la scelta del candidato presidente della Provincia. Per fare sì che della partita possa essere anche Donata Borgonovo Re.
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