La ricetta anticrisi dell'Assessore all'industria Olivi: nel vero federalismo fiscale convivono crescita e fisco più leggero.
R. Colletti, "Trentino", 13 marzo 2013
Elezioni politiche (forse) alle spalle, il Trentino torna ad occuparsi del proprio futuro. Ed anche se i risultati sembrano collocarlo in una specie di universo parallelo con il centro sinistra che fa il pieno di parlamentari, i problemi sono quelli del Paese: troppe tasse e scarsa crescita. Due nodi che, a prescindere dall’appuntamento d’ottobre con le elezioni provinciali, debbono trovare una rapida soluzione o, almeno, un’ipotesi praticabile. Dunque: ridurre la pressione fiscale e stimolare la crescita. Missione quasi impossibile con un solo, oggi non quantificabile, vantaggio: qui la disaffezione (lo “schifo”) verso la politica non ha l’intensità raggiunta in altre regioni. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un buon consenso, ma ancora non si sa quanto peserà alle provinciali, anche se c’è già chi, con antico doroteismo camaleontico, prova a spacciarsi per il Grillo del Trentino. Ma il cambio dei costumi in scena non è un problema serio. Il nodo serio è la crescita che non c’è. La giunta provinciale, dal 2008 ad oggi, ha investito oltre un miliardo di euro nelle manovre anticrisi. Non si può andare avanti così.
«Evidentemente no, se non altro perché le risorse non saranno più le stesse», risponde Alessandro Olivi, assessore all’industria, «in prospettiva calcoliamo un taglio del 25-30% ed il bilancio ha già iniziato a prenderne atto. Gli incentivi alle imprese, per esempio, sono cambiati. Credo che la logica debba essere la stessa: quando calano i quattrini, serve più politica, cioè spese selettive, capaci di generare valore. Il cambio di prospettiva è imposto dalla realtà, va affrontato».
Meno soldi per i contributi: che fare? Una parte della risposta l’abbiamo già data con il nuovo Regolamento della legge 6, passaggio condiviso con le categorie economiche. La seconda parte è la politica fiscale. L’autonomia ci consente di intervenire sull’Irap prevedendo un sconto fiscale, tecnicamente una deduzione sulla base imponibile, per le imprese che investano o si riorganizzino per aumentare il valore della produzione. In concreto: il gettito complessivo dell’Irap - l’aliquota è del 3,90% - è di circa 160 milioni e la Provincia può intervenire sino ad un massimo del 2% circa, dunque attorno agli 80 milioni. Questo è il nostro margine di manovra, gli sconti che possiamo concedere. E’ lo strumento con cui tentiamo di trovare la strada per stimolare la crescita e, al tempo stesso, diminuire la pressione fiscale sull’impresa e sul lavoro. Così facendo le entrate caleranno? Vero, ma d’altra parte aumenteranno con il valore prodotto dalla crescita…
Se di vero valore si tratterà, non di fleboclisi per aziende decotte. Certo. Per questo che ci vuole più politica. La Provincia ha già deciso uno sconto Irap generalizzato dello 0,66% ed ulteriori deduzioni selettive sino al tetto del 2% per le start up e per le imprese che facciano investimenti - di capitale, organizzativi, di prodotto, di personale - destinati ad aumentarne la produttività. Non sto ad elencarle tutti i casi, sono stati definiti nell’accordo con imprenditori e sindacati. Il punto è che queste operazioni - la riforma fiscale provinciale, se vuole - si fanno con l’accordo delle parti sociali, dei produttori. Sono convinto che dalla stagnazione si uscirà solo con un nuovo, forte patto sociale. Così la Germania ha superato i costi dell’unificazione e della crisi. Perché non possiamo farcela anche noi, posto che il Trentino vanta una solida tradizione di relazioni industriali? Insisto: meno quattrini, più politica: questa è la risposta.
C’è chi, anche nella giunta, cavalca altre prospettive, compresa la moratoria della legge Gilmozzi sulle seconde case. L’edilizia è un settore particolarmente in difficoltà, anche a causa della sua mancata riconversione. Continua a dipendere dalla domanda pubblica, in calo. La prospettiva è una sola: riqualificazione del patrimonio esistente ed edilizia sostenibile. Ma sul mercato circolano ancora più venditori che veri costruttori, più percettori di rendite che produttori di valore. Tra qualche settimana si terranno gli “stati generali” del settore. Ne parleremo.
La risposta per la crescita, dunque, è la riforma fiscale “autonoma”? Non è “la” risposta. E’ una strada percorribile. Nella prospettiva del federalismo fiscale serio, non - me lo lasci dire - alla leghista come ce lo racconta Maroni che chiede soldi e non spiega quali competenze s’accolla. Fanfaluche elettorali. La strada del Trentino è un’altra.