Per il dopo Nicoletti sostiene convintamente Roberto Pinter, come “traghettatore” del Pd fino alle prossime elezioni provinciali. E questo si sapeva. Ma pur respingendo con forza l’ipotesi di un congresso anticipato, non chiude del tutto la porta alla richiesta di un confronto all’interno del partito. La proposta di Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale, è infatti la seguente: un rapido accordo nell’ambito del coordinamento del partito su un nome condiviso. E garante di una linea di continuità rispetto a quella seguita dal segretario uscente. Ma subito dopo, ancora più rapidamente, la convocazione di un’assemblea programmatica.
P. Morando, "Trentino", 9 marzo 2013
In cui trovino spazio tutte le voci, a partire da quelle dei circoli. «Per rispondere con compattezza e autorevolezza - spiega - a quella parte di elettorato che votando Grillo ha lanciato un segnale inequivocabile».
Presidente Dorigatti, all’interno del Pd si moltiplicano le voci che chiedono il congresso anticipato. Come risponde?
Io credo invece che si debba trovare una soluzione unitaria, senza lacerazioni. Per proseguire nel rafforzamento politico della coalizione del centrosinistra autonomista. Perché le provinciali sono dietro l’angolo. E stiamo attraversando una fase di crisi eccezionale: politica, economica e culturale.
Rafforzamento politico della coalizione: in che termini?
Penso a un patto federativo con Patt e Upt proprio in vista del voto del 27 ottobre. Non una fusione, sia chiaro, ma una forma di raccordo ancora più stretto. Il che però presuppone che prima, all’interno del Pd, vi sia una grande unità.
Che al momento non sembra però esserci. Crede che da qui all’assemblea del 18 marzo la si possa raggiungere?
Sì. Ma a due condizioni. Primo, il partito deve essere rilanciato sul versante territoriale: tutti dobbiamo metterci a disposizione al massimo delle nostre forze. E il passo indietro di Nicoletti, per via del suo futuro impegno di parlamentare a Roma, va appunto in questa direzione. Secondo, l’individuazione di un suo sostituto con la funzione, come è stato detto, di “traghettatore”, mantenendo anche gli equilibri del congresso del 2009. Un coordinatore insomma che prosegua nella linea fin qui seguita.
Quella cioè “coalizionale”. Dunque Pinter?
Ha dato un grande contributo all’accordo con Patt e Upt sui collegi del Senato. Un accordo che ci ha portato ad eleggere tutti i candidati. E aggiungo: l’autorevolezza la si costruisce con i fatti, non la si improvvisa con il “nuovismo” a tutti i costi.
Quindi no al congresso?
Parliamoci chiaro: il quadro nazionale è confuso, c’è anche la possibilità che a giugno si torni a votare. E noi in questa situazione convochiamo un congresso per ridiscutere la linea politica? Che peraltro c’è già, Bersani l’ha indicata a tutti con chiarezza attraverso gli otto punti programmatici per la formazione di un governo. Senza dimenticare che, a livello locale, di qui a poco avremo a che fare anche con le elezioni comunali a Pergine.
Dove il Movimento 5 Stelle, alla Camera, è stato il partito più votato.
Già. E sarà dunque un voto delicatissimo. Dove a maggior ragione andrà individuato un candidato comune della coalizione. Perché ricordiamocelo: senza accordo, se al Senato i tre partiti si fossero presentati ognuno per conto proprio, non avremmo affatto portato a caso tre eletti del Pd. Avrebbe infatti vinto Grillo ovunque.
Chi chiede un congresso, però, lo fa proprio partendo dall’esigenza di fare i conti con questo nuovo quadro.
Io dico invece che l’emergenza è un’altra: la crisi economica e sociale che anche il Trentino sta vivendo, con le fabbriche che chiudono una dopo l’altra. Un congresso verrebbe invece letto come una questione di poltrone, non come una risposta al rancore espresso degli elettori. Convochiamo piuttosto un’assemblea programmatica del Pd, per discutere della proposta politica da presentare in vista delle provinciali: a partire dal tema dell’Autonomia e delle risorse.
La proporrà formalmente?
Sì, all’assemblea del 19. E chiederò anche di proporre agli alleati una seconda assemblea programmatica, ma questa volta di coalizione. Anche per discutere del candidato presidente.
A lei chi piacerebbe?
Pacher è unanimemente riconosciuto come la figura maggiormente in grado di riscuotere il consenso dell’intera coalizione.
Però si è già tirato indietro.
Continueremo a sollecitarlo.