«Un clamoroso caso di dumping, al limite della concorrenza sleale». Non è la prima volta che l'assessore provinciale all'Industria Alessandro Olivi condanna l'aggressiva politica austriaca di autopromozione verso le aziende trentine.
M. Pfaender, "L'Adige", 7 marzo 2013
«Oggi il giocare sulla crisi in modo così evidente, andando a toccare nervi scoperti delle imprese, speculando sulla fragilità di un sistema che lotta per mantenere alto il suo livello, merita un giudizio severissimo».
«Il Trentino - argomenta Olivi - non è peraltro una terra non attrattiva. E si sappia che potremmo essere noi a fare promozione verso l'Austria con gli stessi metodi. Ma noi preferiamo che l'attrattività del territorio sia basata sulla qualità del rapporto tra le imprese e le istituzioni. In particolare, con l'ultima legge finanziaria dello scorso dicembre, abbiamo dato una segnale molto forte nei confronti del mondo del lavoro, utilizzando l'unica leva autonoma in termini di fiscalità che ci è concessa per promuovere i nuovi insediamenti».
«Cerchiamo di sviluppare una politica attrattiva, e diciamo no alla logica da avvoltoi. Vorrei pensare che questa area delle Alpi di cui tanto parliamo, questo Euregio che si invoca spesso, sappia fare fronte unito per affrontare in sede europea i tanti problemi cui i nostri territori montani devono far fronte, a cominciare dal regime "de minimis", che ci impedisce aiuti sugli investimenti superiori ai 200mila euro per realtà produttive medio grandi. Una soglia molto, troppo bassa, nei confronti delle esigenze delle imprese che si devono sviluppare. Dovremmo allearci per abbattere questi vincoli europei anacronistici e promuovere insieme lo sviluppo dell'economia della montagna, invece che "rubarci" le imprese.»
Circa la tenuta del sistema imprenditoriale trentino rispetto alle «sirene» austriache Olivi e sindacati si dicono tranquilli. «Non è credibile che un'azienda si strasferisca oggi dal Trentino alla Carinzia per meri vantaggi fiscali o economici. Un'azienda è legata al territorio, e le sue competenze non sono esportabili così su due piedi. Perché il capitale vero di un'impresa che produce valore aggiunto, al di là di capannoni e macchinari, è nelle competenze dei suoi dipendenti. Che dice la Carinzia su questo fronte?».
Certo è però che la tattica promozionale degli austriaci poggia su basi solide. «È innegabile che la burocrazia e l'alta tassazione del sistema Italia non sono competitive. Da questo punto di vista non temo di dire che dobbiamo prendere esempio. Non è raro che un imprenditore si lamenti con me del peso della burocrazia. Dobbiamo fare di meglio su questo piano, e il presidente Pacher condivide la determinazione di tutelare in ogni sede la presenza delle imprese sul territorio, perché un'economia forte sarà l'unica leva con cui potremo pensare di difendere nei prossimi mesi, ed anni, la nostra autonomia».