«Si decide insieme, ma chiedo fiducia»

Il candidato alla segreteria Pd:«A monte delle primarie c’è quale politica propone il partito, che non è solo un notaio che deve assicurare la gara tra i pretendenti al trono». «Le primarie sono uno strumento che, come ha sempre detto Nicoletti, mettiamo a disposizione della coalizione per arrivare a una scelta condivisa».
L. Patruno, "L'Adige", 7 marzo 2013

Il segretario dimissionario del Pd trentino ha dichiarato ieri all' Adige  che «Roberto Pinter potrà raccogliere intorno a sè un largo consenso» se saprà farsi interprete di una proposta unitaria che preveda le primarie per la scelta del candidato presidente della Provincia.
Insomma, Nicoletti, che «pregusta la libertà» non ha nascosto di volersi liberare del peso gravoso della segreteria, ma sente la pressione dei suoi fedelissimi che non si fidano di Pinter e vogliono garanzie per un passaggio di testimone fino alle Provinciali che eviti un congresso.
 Roberto Pinter, pensa di riuscire a trovare il consenso dell'assemblea sul suo nome come segretario «traghettatore»? Cosa dice a chi non si fida di lei?
 Senza unità questo partito non ha futuro ma l'unità deve servire per lavorare meglio non per evitare i conflitti. Io ho interpretato l'unità a partire dalla fiducia che ho dato a Nicoletti, come agli amministratori, non credo di pretendere troppo se chiedo la stessa fiducia. Bisogna superare l'idea che il partito va bene solo se la pensa come me. C'è tanto da fare e capisco che mi si chieda di fare quello che avremmo dovuto già fare, ma io non concepisco un segretario con delega in bianco e quindi o questo partito decide insieme o non è il mio partito.
 Ma al contrario della delega in bianco Nicoletti dice che l'assemblea dovrebbe definire dei punti precisi, in particolare sulle primarie, che il nuovo segretario dovrà rispettare. Condivide?
 Se il tema sono le primarie mi permetto di dire che prima delle primarie c'è qualcosa di più importante: è vero che le primarie sono state una grande occasione di partecipazione ma Grillo, che ignora la partecipazione, ha preso gli stessi nostri voti perchè lui prometteva uno sfacelo e noi no. C'è a monte un problema di quale politica il Pd fa e non solo di quale politica propone, quali sono le risposte concrete al disagio sociale e allo scontento per come vanno le cose. Un partito non è un notaio che deve assicurare una buona gara tra i pretendenti al trono, ma un corpo vivo che attraverso un processo democratico esprime delle idee sul governo della autonomia e poi cerca, sempre con metodo democratico, le e i migliori interpreti che sappiano tradurre in pratica queste idee.
 Dunque primarie sì o no?
 Le primarie sono uno strumento che il Pd ha sempre usato e che io per altro ho proposto anche per la scelta dei candidati di lista alle provinciali. È uno strumento che, come ha sempre detto il segretario Nicoletti, mettiamo a disposizione della coalizione, cercando un percorso che ci assicuri una scelta condivisa e in grado di assicurare non solo il risultato elettorale ma anche il cambiamento necessario al Trentino.
 Come valuta le mosse di Bersani dopo il risultato elettorale?
 Colgo l'urgenza per il Pd di fare quello che fino ad adesso abbiamo fatto parzialmente o malamente. Bersani ha detto poche cose e in modo chiaro, 8 punti, che danno l'idea di cosa si vorrebbe fare subito. Forse se detti prima delle elezioni, invece che dover rispondere solo alla domanda «con Monti o con Vendola», qualche voto in più l'avremmo preso.
 In Trentino la situazione è migliore per il Pd e il centrosinistra o lo sarà ancora per poco?
 In Trentino il contesto economico sociale ci ha permesso un miglior risultato ma non abbiamo una rendita infinita che derivi dal governo di centrosinistra autonomista. Troppi elettori del Pd o potenziali elettori del Pd hanno votato Grillo e questa è una nostra responsabilità, questa volta una responsabilità del Pd nazionale ma ad ottobre sarà la nostra se non recuperiamo la fiducia.


Lorandi: «Pinter è garanzia di continuità»

«Apprezzo la scelta di Michele Nicoletti di rassegnare le dimissioni da segretario del Pd, considerato l'impegno richiesto a livello parlamentare. Sono contrario all'ipotesi congresso ora, non è questa l'urgenza. Mi pare che la continuità della guida del Pd possa essere garantita da Roberto Pinter fino alle elezioni provinciali, dopo faremo il congresso». Anche il Partito democratico di Rovereto vuole dire la sua sull'avvicendamento del segretario provinciale alla guida del partito (di cui parliamo nelle pagine della cronaca di Trento). Michele Nicoletti, eletto in Parlamento, lascia l'incarico e come suo sucessore in queste ultime ore è stato fatto il nome del roveretano Roberto Pinter. Tra i suoi sostenitori nel dibattito che si è aperto all'interno del partito c'è il segretario Fabiano Lorandi, che dopo la debacle nei candidati per le elezioni politiche non vorrebbe perdere l'opportunità di portare un concittadino ai vertici del Pd locale.
«Il tempo che ci separa dalle elezioni provinciali, dovremmo occuparlo parlando di e con i cittadini delle urgenze del Trentino di oggi e di domani, condividendo gli orizzonti valoriali su cui impostare l'azione di guida del territorio, le linee strategiche, le priorità» commenta Lorandi. «A questo è necessario che si dedichi il Pd, a raccogliere quanto i cittadini esprimono in termini di bisogni, aspettative, critiche e proposte. Dobbiamo rilanciare sulle forme della democrazia partecipativa nei territori. Da questo punto di vista i Circoli possono essere uno strumento decisivo. Perché abbiamo lasciato che l'esperienza del Meetup, un modo di usare il network con lo scopo di facilitare l'incontro di gruppi di persone per intervenire sulle amministrazioni in ordine all'economia sostenibile, alla qualità della vita nella città, ai diritti delle fasce più deboli della popolazione, la promuovessero solo i grillini? Ed ancora perché nei Comuni dove siamo la principale forza di governo non abbiamo applicato il bilancio partecipativo con il coinvolgimento dei cittadini delle città e dei paesi?»
Secondo il segretario Lorandi «i risultati elettorali parlano chiaro: Gli elettori non accettano più il modo classico di fare politica e la concentrazione del potere nelle mani di pochi. Vogliono contare di più per governare ed essere governanti con chiarezza di intenti, trasparenza, onestà, competenze.
Occupiamoci di contenuti e di strategie per condividerli e poi adottarli una volta al governo, se verremo riconfermati, non delle ambizioni personali di qualcuno di noi. Prima di tutto viene il bene della provincia. Evitiamo  di ricadere in un dejà vu sciagurato e autoreferenziale, nel quale si assiste alla rincorsa di visibilità per candidarsi al premierato e a posti nell'esecutivo, in consiglio indipendentemente dall'aver condiviso prima il progetto politico del partito e della coalizione».