Il coordinamento provinciale contro il mobbing sarà chiamato a monitorare questo grave fenomeno e a introdurre interventi di prevenzione che, come ha spiegato Sara Ferrari, si articoleranno anche mediante un supporto dedicato attivo negli sportelli delle Comunità di valle cui potrà rivolgersi chi è in difficoltà.
"L'Adige", 8 marzo 2013
Clima piuttosto teso, ieri, in consiglio provinciale, nella discussione della legge contro il mobbing. Dai banchi dell'opposizione si sono levate voci critiche, che sottolineavano, fra l'altro, i limitati margini di azione delle norme provinciali in una materia di competenza statale, nonché lo scarso coraggio nei riguardi specificamente del mobbing all'interno della Provinca medesima.
Gli attacchi sono stati respinti al mittente da Sara Ferrari, prima firmataria del testo Pd (poi unificato con quelli di Patt e Upt), che ha ricordato fra l'altro la cornice giuridica nella quale è possibile operare in questo contesto. È preclusa, fra l'altro, ogni previsione di tipo sanzionatorio, trattandosi di un ambito che fuori della potestà provinciale e peraltro non ancora affrontato organicamente con una legge nazionale. In questo quadro complesso, ha osservato Sara Ferrari , va apprezzato un impianto normativo provinciale che quantomeno rappresenta un passo avanti per affrontare un fenomeno spesso sottovalutato che devasta la vita dei lavoratori colpiti, danneggia anche le aziende e costa al sistema sanitario».
L'esponente del Pd ha ricordato che la legge trentina ha preso quale modello quella varata dal Veneto. «Il testo unico arrivato il consiglio - ha ricordato - indica la strada della responsabilizzazione pubblica del fenomeno, coordinando chi già si occupa di mobbing. Oggi non c'è una chiara strada pubblica che il lavoratore possa percorrere. Attualmente se ne occupa l'Upsal e se emergono problemi di salute i lavoratori vengono inviati a Verona o Milano». Si prevedono anche interventi pubblici per fare prevenzione, anche operando sul fronte della cultura e dell'organizzazione delle imprese.
Dai banchi del Pdl il capogruppo Giorgio Leonardi ha definito inutile la legge in discussione e ha ricordato che anche nei posti di lavoro della stessa Provincia autonoma si registrano casi di mobbing. Leonardi ha portato come esempio la «incredibile vicenda» di un funzionario provinciale che sarebbe sottoposto a mobbing dopo aver denunciato presunti comportamenti illeciti o scelte quantomeno dubbie da parte di un dirigente. «Parole molto gravi - ha detto - e ricordo che questo funzionario è passato da una valutazione 10 ad una valutazione 6. Oggi tutti sapete e non potrà continuare lo stato di omertà».
Anche la sua collega Franca Penasa (Lega Nord) ha bocciato il disegno, giudicandolo «una foglia di fico, l'ennesima presa in giro dei cittadini, aria fritta». L'esponente del Carroccio ha ricordato «il caso del dirigente colpevole di molestie sulle donne che sta al suo posto e la giunta non lo vuole licenziare».
Caterina Dominici ha invece sottolineato che il testo unificato punta sugli strumenti per informare i lavoratori, perché non sempre il soggetto ha la consapevolezza di essere mobbizzato e si trova solo. Dominici ha ricordato che a indurla ad attivarsi sono stati due casi tragici: quello di un lavoratore perseguitato che si è ammalato ed è morto e quello un'insegnante che non ha retto al mobbing e si è suicidata». La legge farà nascere il coordinamento provinciale antimobbing, che si appoggerà a organismi esistenti. La struttura eseguirà monitoraggi sui posti di lavoro in collaborazione con i comitati di garanzia della Provincia e proporrà alla giunta interventi concreti anti mobbing, articolandosi tramite sportelli nelle COmunità di valle.
La bontà dell'iniziativa legislativa è stata sottolineata anche da Salvatore Panetta (Upt) per il quale ora è fondamentale mettere a fuoco questo problema sociale. Di piccolo ma significativo passo avanti ha parlato anche Bruno Firmani (Idv). Alla fine, via libera con 19 sì, otto no e sei astenuti.