Scalfi chiede una scossa: "Basta con i tatticismi"

Il coordinatore cittadino: il congresso grande occasione per parlare ai trentini «Olivi e Zeni ottimi candidati per la Provincia: ma prendano in mano anche il Pd».
P. Morando, "Trentino", 6 marzo 2013

Coordinatore cittadino del Pd, Vanni Scalfi ha parole dure su quanto sta accadendo all’interno del partito: «Il tatticismo dei pochi prevale purtroppo sul coinvolgimento dei più, ciò che invece dovrebbe essere la vera forza del nostro partito. Rischiamo di giocare sulla difensiva come ha fatto Bersani nelle ultime elezioni. Siamo spaventati dal grillismo perché non riusciamo a capirlo, ma le risposte ci sono: maggiore apertura del partito vuol dire fare le primarie e farle bene, aperte, partecipate, cosa che è mancata nelle “parlamentarie”. E soprattutto rispettarne il risultato, qualunque esso sia».
E dal boom del Movimento 5 Stelle, il Pd ha molto da imparare: «Per ascoltare e dialogare non possiamo più prescindere dalla rete e dai social network». Basta insomma con rituali di altri tempi. E di altri partiti: «Non possiamo continuare a fare interventi di 30 o 40 minuti durante le assemblee: i dibattiti tv durante le primarie ci hanno insegnato che tre minuti sono un tempo più che sufficiente per dire quello che si pensa».
Scalfi, lei non è uno che le manda a dire. Come giudica le dimissioni di Nicoletti? A me sembra che siamo fermi al congresso del 2008, “pacheriani” e “kessleriani”, siamo cristallizzati in correnti e appartenenze fondate su personalismi radicati e talvolta addirittura pre-politici. Il dibattito tra Nicoletti e Pinter riproduce esattamente lo schema del congresso 2009 e non può che trasmettere all’esterno un atteggiamento conservativo. Ma è possibile che non venga in mente nessuno, tra i 64 dell’assemblea provinciale, che possa interpretare un minimo di rinnovamento e di unità, come fece a suo tempo Maurizio Agostini? Arroccandoci aumentiamo il solco che ci separa dalle comunità.
Il Pd è comunque il maggior partito del Trentino. È in questi anni si è confermato forza di governo a tutti i livelli. Davvero non c’è nulla da salvare? Per carità. Quello che però mi lascia perplesso è il dibattito tra continuisti ed innovatori. Ci arrampichiamo in sterili dibattiti sulla qualità della nostra azione di governo durante l’epoca dellaiana e non siamo capaci di accettare l’idea che quest’epoca è finita: non solo perché Dellai è andato a Roma, ma perché è cambiato il mondo, è cambiata l’Italia e sta cambiando il Trentino. Questa crisi è strutturale, sia sul piano economico che nel modo di sentirsi cittadini.
E l’alleanza con Upt e Patt? È l’unica cosa da conservare e rafforzare. Per il resto dobbiamo scrivere un nuovo capitolo nella storia della nostra Autonomia: dobbiamo costruire un’Autonomia sostenibile finanziariamente, capace di essere vissuta dai trentini come una risorsa per tutti. Pensare di poter continuare a governare come abbiamo fatto, complessivamente bene, negli ultimi quindici anni è surreale. Le risorse sono diminuite, la crisi toglie certezze e margini per assorbire il disagio sociale, dobbiamo inventare nuove politiche di governo e di sviluppo dell’economia, a cominciare dal tema del lavoro. Non possiamo rinunciare a marcare la nostra discontinuità rispetto al grisentismo.
Lei è tra chi auspica un congresso. Non crede che possa essere letta come l’ennesimo rituale di partito? Al contrario. Sarebbe invece una grande occasione per parlare ai trentini, per costruire il nostro programma di governo, per selezionare un gruppo dirigente capace di affiancarsi agli amministratori e di tenerli ben ancorati alla realtà, al dialogo con l’elettorato. Nel 2008 celebrammo il congresso fondativo il 6 giugno sulle ceneri della terribile sconfitta alle politiche dell’aprile precedente, e anche questo credo che contribuì al buon risultato alle provinciali del novembre successivo. Perché avere paura?
In subordine? Rivitalizzare i circoli, linfa vitale del Pd, organo di partecipazione formidabile come hanno dimostrato le primarie. Il partito si ridefinisca, diventi meno novecentesco.
Candidato presidente e primarie: si, no, come? Coalizionali, a doppio turno o in due fasi separate (prima Pd e poi coalizione) poco importa: l’importante è che ci presentiamo alla coalizione con una proposta unitaria. Non all’insegna del “fino ad ora abbiamo fatto schifo”, ma neppure del “continuiamo così che va tutto bene”. Penso che Pacher sarebbe il candidato migliore, ma deve essere chiaro che Olivi e Zeni sono, secondo me, due ottime proposte, che dimostrano la forza del nostro partito e che esprimono entrambe, pur con sfumature diverse, la qualità della nostra azione di governo negli ultimi cinque anni e lo spirito di rinnovamento che deve animarci.
E il ruolo di futuro segretario? Ci sta facendo anche lei un pensierino? Rispondo con un appello proprio a Olivi e Zeni: parlatevi, dialogate, costruite un’intesa, prendete in mano il Trentino. E, già che ci siete, anche il Pd.