Le poche righe che aveva postato l’altro ieri su Facebook, dopo una passeggiata sullo Sciliar («Non c’è anima viva, l’aria è pulita e le vipere sono ancora in letargo. Pregusto già la libertà»), erano chiare. E d’altra parte lo aveva già annunciato in tempi non sospetti: una volta eletto deputato, avrebbe lasciato la guida del partito. Così è stato. Da ieri Michele Nicoletti non è più il segretario provinciale del Pd.
P. Morando, "Trentino", 5 marzo 2013
Ha comunicato la propria decisione di rimettere il mandato prima al coordinamento, riunitosi alle 18, poi più tardi all’assemblea, che era convocata alle 20.30 per discutere l’esito delle elezioni politiche e delineare le prime mosse in vista delle provinciali di ottobre. Un percorso che ora s’intreccia a doppio filo con quello relativo alla scelta del futuro segretario, rischiando di aggrovigliare una matassa già di suo particolarmente intricata. Non a caso l’assemblea, alla fine, ha deciso di aggiornarsi a lunedì prossimo. Una settimana in più dunque per decidere quale direzione intraprendere. Se cioè accettare le dimissioni di Nicoletti e andare immediamente a un congresso anticipato per eleggere un nuovo segretario o, invece, se nominare un segretario “reggente” espressione di un coordinamento allargato, per rispettare la scadenza degli attuali organismi del partito (formalmente in carica fino a novembre), ma soprattutto per “traghettare” il Pd fino alle provinciali. Rimandando al dopo voto l’elezione del nuovo segretario: una partita già ora di per sé non facile e che, incrociandosi con l’individuazione di un candidato presidente, potrebbe farsi ancora più ardua. Per questa seconda soluzione, a termini di statuto del partito, servono però i voti dei due terzi dei 64 componenti dell’assemblea del Pd. Di qui la decisione di rinviare il tutto di una settimana, per permettere al partito di radunare il consenso necessario attorno a una figura particolarmente “coalizionale” (e tutto fa pensare a Roberto Pinter, responsabile enti locali), quello cioè maggiormente in grado di guidare il Pd nelle trattative con i partner della maggioranza provinciale (Upt e Patt) per far passare la linea del candidato presidente espressione appunto dal Pd. Anche alla luce delle recenti concessioni sulle candidature di coalizione per il Senato, che hanno visto il Pd accettare per Giorgio Tonini il difficile collegio della Valsugana (peraltro vinto con facilità). Se così non sarà, il congresso andrà convocato in tempi brevi: la soluzione forse più lineare, ma allo stesso tempo quella in cui più alti sono i rischi di infilarsi in un tunnel di polemiche interne non dissimile da quello che ha caratterizzato la segreteria Nicoletti. Ci sarebbe in realtà una terza opzione, apparentemente la più “soft” in termini di impatto dentro e fuori il partito: respingere le dimissioni di Nicoletti, chiedendogli di rimanere in sella fino alle elezioni provinciali. Ma per il momento, benché lo stesso segretario abbia proposto all’assemblea di rinviare ogni decisione di qualche giorno, non sembra la più probabile. Proprio alla luce di quel riferimento alle “vipere” postato da Nicoletti, non a caso, alla vigilia degli appuntamenti di ieri.
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