Zeni sferza il Pd: «Rischio inerzia oggi dobbiamo cambiare passo»

Il capogruppo ancora non si candida: «Primarie aperte per scegliere il candidato presidente» No al congresso prima delle provinciali: «Non serve, Nicoletti può restare fino all’autunno».
C. Bert, "Trentino", 4 marzo 2013


Nel Pd c’è chi dice che Luca Zeni da mesi stia lavorando in vista delle elezioni provinciali di ottobre. E c’è chi sostiene che il capogruppo ci sarà, nella corsa per scegliere il candidato alla guida della Provincia. Ma lui non scopre ancora le carte: «Se ci sarò - dice - dipenderà dal confronto delle prossime settimane e dalle proposte di Trentino che vedremo in campo».
Zeni, partiamo dalla situazione nazionale. La linea di Bersani è messa in discussione anche nel Pd. Lei vede una via d’uscita dallo stallo? La priorità è cambiare la legge elettorale per mettere l’Italia in condizione di avere un governo stabile. Il senso di responsabilità dovrebbe indurre a realizzare alcune riforme forti anche sui costi della politica e la trasparenza. Sono cose che si possono fare in maniera rapida e concreta.
Con Bersani premier? Se riesce a ottenere la fiducia, sarebbe meglio visto che è stato il più votato. Ma se così non fosse - e la situazione ci dice che trovare i voti non sarà facile - la priorità resta quella di realizzare questi alcuni punti che abbiamo indicato. La base del Pd dice no ad un governo con Berlusconi. Bisogna evitare situazioni ambigue , l’importante è sapere che non si va verso un governo di legislatura ma verso un governo a termine che permetta di migliorare il sistema istituzionale. E poi chi vince governa, come nei Paesi normali.
Che analisi ha fatto della sconfitta del Pd? Dobbiamo farci un esame di coscienza. Non dobbiamo rincorrere Grillo ma non possiamo liquidarlo perchè il messaggio è una critica forte al sistema dei partiti. Il Pd non è riuscito a proporsi ai cittadini come il partito in grado di segnare una svolta e di proporre una visione di Paese. Dobbiamo migliorare dando segnali forti di rinnovamento.
In Trentino invece il centrosinistra si è confermato maggioranza. Ora c’è da individuare il candidato presidente della Provincia e qualcuno ha rilanciato appelli a Pacher. Lei cosa pensa? Serve un giusto equilibrio, va riconosciuto quello che di buono è stato fatto ma dall’altra dobbiamo fare un’analisi dei problemi senza paura. Io vedo un rischio: una società timorosa di perdere qualcosa, che va avanti per inerzia perché fin qui si è fatto bene. Va ripensata l’autonomia, non più uno scudo ma una soglia verso il mondo. Dobbiamo valorizzare le persone e le risorse che abbiamo, rimotivare le competenze dentro la pubblica amministrazione, porre al centro il merito che vuol dire giustizia sociale, rimodulare gli investimenti. Aprire una nuova stagione.
Tutti la danno pronto a scendere in campo. È così? Nelle fasi di grande cambiamento c’è bisogno di un grande confronto e ognuno deve sentirsi responsabilizzato. Il Pd ha la responsabilità di essere guida e nelle prossime settimane definiremo le regole del gioco. È giusto coinvolgere i cittadini nella scelta della persona più giusta evitando il vecchio metodo degli accordi dentro le segreterie. Primarie aperte, senza paura.
Glielo richiedo: lei si candida? Dipenderà dalle proposte di Trentino che emergeranno. Dietro a un nome dev’esserci una visione.
Nel Pd si è aperto anche il dibattito sul congresso. Prima o dopo le provinciali? Oggi dobbiamo fare le cose necessarie e il congresso non mi pare tra queste. Abbiamo un segretario a cui mancano pochi mesi di mandato. La linea sulle politiche è stata premiata dal voto e saranno le primarie per la presidenza a permettere il confronto sulla linea per la Provincia.
Nicoletti è anche parlamentare. Non è un problema il doppio incarico? Abbiamo regole chiarissime, l’incompatibilità esiste tra segreteria e ruoli di governo. Non vorrei che le motivazioni formali inesistenti che qualcuno adduce dipendessero da personalismi interni di cui non abbiamo bisogno.