Addio Subaru, Dorigatti: è un pugno nello stomaco

ALA - L'annuncio choc di Subaru Italia di voler chiudere la «baracca» e trasferire la sese italiana a Milano ha seminato scompiglio non solo nella comunità alense ma in tutto il Trentino. Le reazioni, specie quelle politiche, non si sono fatte attendere e, chiaramente, sono tutti in apprensione per le sorti dei 43 lavoratori.
"L'Adige", 4 marzo 2013

In base ai programmi annunciati da Tokyo, il 30 giugno la sede lagarina chiuderà e resterà, fino a quando non si sa, solo il magazzino con i 3 addetti. Un domani, però, dovrebbe spostarsi a Milano anche questo settore.
Tra le voci di forte preoccupazione spicca quella del presidente del consiglio provinciale, ed ex segretario generale della Cgil del Trentino, Bruno Dorigatti.
«La preannunciata chiusura della sede di Subaru in Trentino colpisce come un pugno nello stomaco tutta la comunità trentina, le sue istituzioni, il sistema economico locale. Ho vissuto in prima persona la crisi industriale nell'area lagarina e i segni indelebili che essa ha lasciato nella società e nell'economia locale. In seguito, ho apprezzato e sostenuto lo sforzo della nostra Provincia per garantire un contesto favorevole allo sviluppo delle imprese sul territorio, dagli incentivi al potenziamento infrastrutturale, fino ad arrivare ad un sistema di ricerca e innovazione davvero all'avanguardia in Italia. Per questo motivo confermo la forte presenza delle istituzioni anche in questa difficile vertenza: le lavoratrici e i lavoratori non saranno lasciati soli, così come garantito dall'assessore Olivi, e sarà davvero collettivo lo sforzo per garantire il mantenimento in loco di questo fondamentale tassello del nostro sistema economico. La disoccupazione in questi anni di crisi è diventata un elemento di grande preoccupazione anche in Trentino, tanto da imporre un nuovo impegno di tutte le forze sociali e politiche per fronteggiare l'emergenza, con azioni innovative e all'altezza di questo grave allarme».
Il momento, dunque, è grave. Non a caso il presidente del consiglio provinciale cerca di spronare istituzioni e sindacati ad una lotta dura per mantenere il presidio industriale ad Ala: «Il territorio non è una colonia da conquistare e abbandonare a piacimento: anche in un contesto economico ormai globalizzato, non può mai venire a mancare la responsabilità sociale di tutti i soggetti che concorrono allo sviluppo. Multinazionali comprese».
La prima tappa di un percorso che si prennuncia impervio sarà oggi pomeriggio.