Quattro mesi fa l’annuncio dell’allora vicepresidente: «A ottobre non mi ricandido» Oggi c’è chi lo vorrebbe alla guida della coalizione e chi invece chiede un cambio di passo.
C. Bert, "Trentino", 28 febbraio 2013
Convincere Alberto Pacher a ritornare sui suoi passi e ricandidarsi a ottobre alla guida della Provincia per i prossimi 5 anni. Oppure svoltare e puntare su una nuova leadership, che nessuno però sa ancora che nome e che faccia avrà. È questo il bivio davanti a cui si trova oggi il Pd trentino, che il voto delle politiche ha confermato primo partito ma tallonato a sole tre lunghezze dal Movimento 5 Stelle.
«È giusto che sia il partito maggiore ad esprimere il candidato alla presidenza della Provincia, dunque il Pd se - come auspico - sarà ancora il primo partito», aveva detto un mese fa il segretario Michele Nicoletti, pronto a rimettere il mandato all’assemblea dopo essere stato eletto in parlamento. Ora che quella conferma è arrivata, dentro un risultato più che positivo per la coalizione di centrosinistra autonomista, ai Democratici spetta individuare la strada per esprimere il proprio candidato governatore. Ma è su questo che le opinioni nel partito divergono.
«Gli uomini sono importanti», ha ricordato ieri sul Trentino il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, «entro aprile il leader va individuato». E Andreatta ha dato così nuovamente voce a quell’ala del partito che vorrebbe ancora Ale Pacher alla presidenza della Provincia, per la sua esperienza maturata in questi 5 anni e soprattutto per la capacità di fare sintesi con gli alleati di Upt e Patt. Sanno bene, i sostenitori di Alberto Pacher, che farlo ritornare sui propri passi sarà impresa ardua. Lui finora in più occasioni ha sempre detto che non cambierà idea, ma si sa che in politica - e in particolare in vista degli appuntamenti elettorali (la candidatura di Mario Monti è l’ultimo illustre esempio in ordine di tempo) - i ripensamenti sono inusuali.
«Bisogna capire - osserva Andreatta - quanto nella scelta di Pacher abbiano pesato le motivazioni personali e quanto quelle politiche». Se a prevalere fossero le prime, va da sè che non ci potranno essere dietrofront. Ma rispetto alle motivazioni politiche - osservano in molti - qualcosa potrebbe cambiare da qui alle prossime settimane. La critica di Pacher al Pd nazionale era di aver tradito la propria vocazione maggioritaria per ripiegarsi sull’alleanza con Sel. Una scelta non rivelatasi vincente, tanto che il risultato delle elezioni ha già innescato un dibattito interno dove in tanti invocano Matteo Renzi come salvatore della patria. In Trentino l’esito delle urne ha invece rafforzato l’alleanza Pd-Patt-Upt, la linea sostenuta da Pacher.
Potrà bastare, questo scenario, a convincere il governatore a non lasciare? In molti sperano di sì. Ma c’è anche un’altra ala, nel Pd, che considera questa un’ipotesi non percorribile, ancor più all’indomani del successo di Grillo che ha evidenziato quanto forte sia nell’elettorato, anche di sinistra, la spinta alla rottamazione dell’attuale classe politica. Proprio Pacher, sul Trentino di ieri, ha aperto al Movimento 5 Stelle definendo l’exploit «uno scossone salutare». Pungente la risposta del consigliere provinciale Mattia Civico (che intervistiamo qui a fianco) postata su Twitter: «Quindi basta freno a mano tirato su trasparenza, nomine, conferme dirigenti in pensione e fermezza sul caso Renna?».
L’alternativa a Pacher, secondo Civico e non solo, dovrebbe arrivare da primarie il più possibile aperte, «senza timori per qualche candidatura». In campo c’è già quella di Donata Borgonovo Re, a cui presto potrebbe aggiungersi quella di Luca Zeni. La corsa è appena cominciata.
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«Abbandoniamo le cautele o saremmo giustamente sommersi. Basta tirare il freno a mano sulla trasparenza, le nomine, le conferme dei dirigenti, i provvedimenti a Paolo Renna».
Mattia Civico, consigliere provinciale del Pd, ci va giù duro. E a proposito della leadership del centrosinistra in vista delle provinciali di ottobre, incalza: «Se il punto è scegliere il candidato più affidabile, il più moderato, il più coalizionale, non andremo da nessuna parte. Facciamo primarie vere, aperte, senza paura di chi si propone, siano Donata Borgonovo Re o Luca Zeni».
La conferma che nel Partito democratico si confrontano due linee. Quella espressa ieri sul Trentino dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta: «Puntiamo su candidati stimati dagli alleati». E quella di chi, come Civico, scommette sul nuovo.
Consigliere Civico, Pacher ha detto che lo scossone grillino può essere salutare. La pensa così anche lei? Il Paese ha votato. Il Movimento 5 Stelle più che fare paura potrebbe riservare sorprese. Occorre cambiare con più convinzione e profondità. La buona amministrazione non basta più. Il gruppo consiliare mi pare l’abbia capito, in giunta forse un po’ meno. Mi aspetto non più parole ma scelte chiare.
A cosa si riferisce? Parlo di etica pubblica, trasparenza, taglio ai costi della politica. In questi anni ho visto molti freni, penso alla legge sulle nomine provinciali che è stata depotenziata al massimo, penso ai diritti civili con da ultimo il triste scontro sul garante dei detenuti. Mi aspetterei un passo in più sui costi della politica, come il Pd aveva proposto, e risposte chiare quando noi consiglieri chiediamo trasparenza sui numeri del debito pubblico. Infine mi aspetto che sul caso di Paolo Renna (il dirigente provinciale che ha patteggiato 1 anno e 9 mesi per violenza sessuale, ndr) la giunta prenda un provvedimento forte: la questione non è personale, qui bisogna dire con forza che chi ha più potere, più alto paga il prezzo.
Lei ritiene che la giunta abbia frenato su questi temi? Dico che se vogliamo rispondere al bisogno di cambiamento, dobbiamo fare di meglio. Il centrosinistra non ha ancora un candidato alla guida della Provincia. Anche qui bisogna fare sul serio. Se il tema, come ho sentito anche nelle ultime ore da parte di qualcuno (leggi Andreatta, ndr), è scegliere il candidato più affidabile, il più moderato, il più coalizionale, non andiamo da nessuna parte. Servono primarie vere, aperte, senza timori. Sento che qualcuno nel Pd vede con terrore la candidatura di Donata Borgonovo Re. Io dico che dev’esserci spazio per tutti. Anche se il Pd così rischia di autodanneggiarsi? Io farei primarie di coalizione, al limite inserendo il doppio turno. Il Pd convochi urgentemente tutti i candidati papabili, discutiamo su questi temi. Ognuno dica qual è la sua impostazione. E basta paure.