Vincitori a metà - Pd primo con rimpianti

Filippi: con Renzi andava diversamente. Per Pinter sbagliata anche la campagna. La parlamentare uscente Froner difende la scelta di Bersani e a livello locale parla di ottimo risultato.
"L'Adige", 27 febbraio 2013

Una vittoria un po' amara, perché seppur primo partito a livello provinciale davanti ai 5 Stelle, il Pd trentino fa un solo deputato, il segretario Michele Nicoletti, mentre l'Alto Adige ne conferma due (Gianclaudio Bressa e Luisa Gnecchi) nonostante a Bolzano il Pd sia sceso sotto il 10%. Un'anomalia fatta notare da  Elisa Filippi , renziana doc, quarta in lista, che spiega anche come «con Renzi a livello nazionale e una logica renziana, cioè inclusiva, a livello locale nella campagna alla Camera i risultati sarebbero stati diversi».
A bocce ferme, il Pd trentino prova a capire le ragioni di un exploit a metà. «Siamo al 23% - spiega  Roberto Pinter , responsabile del partito per gli enti locali - ma non siamo certo soddisfatti del voto, nel senso che ci si aspettava di più, soprattutto a livello nazionale, ma anche il 23% qui non mi basta». A Trento, secondo Pinter, «non c'è stata un'onda lunga che compensasse l'effetto nazionale». Due le ragioni. Primo: da un lato «con Dellai in campo era difficile intercettare una quota di elettorato» che prima aveva votato per il Pd, così come con «Grillo, i cui elettori non derivano solo da Pdl e Lega ma anche dalle nostre file». L'exploit di M5S secondo Pinter è dovuto al fatto che si tratta di «un voto soprattutto politico e nazionale», visto che qui in Trentino «sui soldi alla politica, sulla sobrietà della stessa siamo più avanti del resto d'Italia». La seconda ragione risiede nel fatto che «per colpa di nessuno, questa campagna elettorale è stata un po' un disastro, tra un messaggio poco calibrato e l'irruzione di Monti che ha scombussolato tutto».
Positivo, per Pinter, il fatto che al Senato il Pd con la «coalizione, su cui ho sempre insistito», abbia fatto bene, è «il punto fermo da cui partire. Chi voleva andare da solo, forse al Senato avrebbe fatto un eletto come miglior perdente».
Anche secondo Elisa Filippi, «certamente si poteva fare di più e avere un risultato più solido, più vicino a quello nazionale». In Trentino, però, «serviva uno spirito renziano, inclusivo, come al Senato, dove è andata bene, anche alla Camera, presentandosi in campagna elettorale assieme». Poi la stoccata ai bolzanini. «Vorrei evidenziare come se il Pd in Trentino ha retto - chiarisce - quello che mi sorprende è il dato altoatesino dove il Pd ha dimezzato i voti, senza avere la concorrenza di un Dellai altoatesino. Un risultato molto negativo che induce a fare una riflessione anche alla luce del fatto che la rappresentanza del Pd sarà più altoatesina e poco trentina». Per Filippi con «Renzi le cose sarebbero potute andare diversamente».
La deputata uscente  Laura Froner  difende la scelta di Bersani. «Renzi? Di se e ma sono pieni i fossi, i risultati vanno valutati sulla base dei fatti concreti» spiega la parlamentare che difende l'esito in provincia: «Noi in Trentino abbiamo avuto un ottimo risultato, i mal di pancia iniziali rispetto alle candidature sono stati assorbiti. Purtroppo il Pd non è andato così bene nelle altre regioni». Rispetto alla proposta di presentarsi come coalizione agli elettori anche alla Camera: «Al Senato si premia la coalizione perché ci sono seggi maggioritari uninominali» mentre alla Camera la logica è diversa. Froner difende anche l'andamento del Pd in Alto Adige. «A Bolzano era già previsto il calo, con il fatto che il voto utile si sarebbe suddiviso su varie liste, visto che c'era il voto autonomista che ne intercettava una parte, Va poi notato come la candidatura di Kronbichler in Sel con i Verdi in coalizione ha attratto una quota di voti».
Il segretario Michele Nicoletti che conferma che «rimetterà il proprio mandato all'assemblea provinciale» che deciderà cosa fare, sottolinea il fatto che «dalla coalizione larga rispetto alle future provinciali si deve partire», ma allargando anche ad altre forze, a partire da Sel, mentre su Idv e Verdi «che hanno avuto atteggiamenti di rottura a livello nazionale, occorrerà fare delle valutazioni».
Intanto,  Alessandro Rognoni , uno dei rappresentanti dei Comitati renziani che si erano attivati per le primarie nazionali del Pd, parla di «debacle nazionale» per il Pd perché «essere di poco il primo partito trentino davanti al M5S, è un segnale inequivocabile di voglia di rinnovamento e di totale ricambio generazionale che non siamo stati in grado di attuare. Negli anni si è vista una crescente disaffezione al partito». Secondo il giovane renziano «la gente ci ha lanciato un segnale forte. I comitati pro Renzi da oggi ritorneranno operativi» perché «i trentini vogliono un Pd nuovo, responsabile e serio: cambiamo la politica ripartendo da un ricambio generazionale e dei modi di fare politica. L'usato sicuro non ispira più fiducia».