Giorgio Tonini espugna la Valsugana. Il senatore uscente del Partito Democratico, costretto ad una sfida tutta in salita in un collegio storicamente appannaggio del centrodestra, ha vinto con il 43,5% dei consensi contro il 28,4 del suo avversario Sergio Divina (che entra comunque in Senato come miglior perdente).
C. Bert, "Trentino", 26 febbraio 2013
Sono passate da un po’ le 20.30 quando Tonini arriva alla sede del Pd di via Torre Verde.
Senatore Tonini, si aspettava questa vittoria? Soddisfatto? Direi proprio di sì, è un risultato che va al di là delle migliori speranze. Ho avuto la conferma di quello che mi era parso di cogliere negli ultimi giorni di campagna elettorale, una grande forza del Movimento 5 Stelle e una debolezza del centrodestra che ormai in questo collegio è sostanzialmente ridotto alla Lega. Dopodiché la prudenza era d’obbligo, ma c’era una certa fiducia nella forza della nostra proposta.
La sua era considerata quasi una missione impossibile in un collegio tradizionalmente di centrodestra. È stata premiata una scommessa che aveva anche degli elementi di rischio, sia per l’azzardo di fare un’alleanza di coalizione che superava le distanze tra Bersani e Monti, sia per la scelta delle persone che sono state candidate nei tre collegi. Quello che era sembrato un elemento di debolezza, alla fine si è rivelato vincente. Ha evitato una lottizzazione per aree d’influenza e ha spinto tutte le forze della coalizione a lavorare insieme e non a dividersi il lavoro.
Questo risultato del centrosinistra in Trentino stride però con il risultato nazionale. Qual è la sua valutazione? Vediamo come va a finire, mi auguro ancora che sia possibile costruire un governo con una maggioranza chiara. Una volta di più, io credo che il Trentino sia stato laboratorio positivo, in contrasto con quello che è avvenuto a livello nazionale.
In che modo? Qui abbiamo fatto due cose che a livello nazionale non si sono volute fare e che sono forse alla base di questo risultato: la prima è mettere insieme il centrosinistra con il centro, offrendo una proposta chiara ai cittadini, mentre a livello nazionale c’è stata una polemica continua tra Bersani e Monti che ha fatto male ad entrambi. Perché tutti sapevano che uno non poteva fare a meno dell’altro, e invece hanno perso entrambi di credibilità. L’altro elemento di riflessione che mi sento di rivolgere al mio partito è che il centrodestra sarà sempre maggioranza fin tanto che noi non riusciremo a conquistare una parte di quei voti, fin tanto che si continuerà a pensare che si può vincere soltanto mobilitando l’elettorato di sinistra senza sfondare nel centrodestra.
Quei voti che lei è andato a cercarsi nel suo collegio? Nel nostro piccolo noi l’abbiamo provato a fare nel collegio della Valsugana, i voti bisogna andarli a cercare tra gli artigiani, gli imprenditori, gli operai.
E adesso che succederà? Ci vuole qualcuno che governi il Paese, c’è da eleggere il presidente della Repubblica. Bisognerà ragionare a mente fredda e non lasciarsi andare a commenti sull’onda della delusione.
Lei aveva sostenuto Renzi. Pensa che Bersani dovrebbe dimettersi? Prima c’è da pensare al governo. Ci sarà tempo per parlare del Pd.
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«Nel collegio di Pergine abbiamo sempre perso da quando c'è la Seconda Repubblica, stavolta abbiamo vinto perché ci siamo distinti dalle altre forze politiche, con una campagna elettorale di governo finalizzata ad una proposta seria e costruttiva, rivolgendoci agli elettori con grande umiltà. E loro hanno avuto il senso di potersi fidare di noi, tanto che una parte consistente di elettori che in altre tornate ha votato centrodestra, questa volta, ha provato a scommettere su di noi». Giorgio Tonini , il senatore sostenuto dalla coalizione Patt-Upt-Pd, ha rotto il silenzio alle 20.30 di ieri sera, entrando nella sede del suo partito, il Pd, accolto da un applauso trionfale. Dalla fine della Dc, l'impresa di espugnare la roccaforte di Pergine non era mai riuscita ad un candidato di centrosinistra. Vittoria netta, forse anche al di là delle previsioni.
Una campagna elettorale che si è dimostrata vincente anche negli ambiti più difficili, come la Val di Fassa, come vi siete guadagnati la fiducia degli elettori?
Abbiamo indovinato la campagna elettorale su due punti fondamentali: forti dell'esperienza positiva di governo del Trentino, e sempre con un occhio al governo nazionale, non abbiamo avuto paura di dire ai nostri elettori: lavoriamo per mettere insieme il centrosinistra di Bersani e il centro di Monti. Nel resto d'Italia Bersani e Monti hanno bruciato tante energie nel distinguersi tra loro, qualche volta perfino nel polemizzare, e questo ha dato una sensazione di precarietà, di confusione, di incertezza. Entrambi sono stati puniti da un risultato deludente.
L'altra faccia indovinata di questa campagna?
Quella mirata agli elettori di centrodestra delusi da Berlusconi. Noi abbiamo ragionato con gli elettori, che sono elettori e non gente di centrodestra, sono italiani, sono artigiani, operai, allevatori, contadini, albergatori, persone che tengono in piedi l'economia italiana e che se non trovano un centrosinistra che li ascolta, che dialoga con loro con umiltà e apertura mentale, rischiano di tornare sui loro passi e di votare centrodestra come è successo.
Che tipo di impegni si sente di prendere con i suoi elettori, pur in presenza di una situazione nazionale tutt'altro che chiara?
Una grande responsabilità nei confronti del territorio. Il collegio uninominale vincola, come è giusto, l'eletto ad un rapporto forte con il territorio che lo ha espresso: questo dovrà essere fatto con grande serietà e grande impegno, sperando che nel frattempo qualcosa di positivo maturi sullo scenario nazionale.
Pergine, la terza città del Trentino, è chiamata ad eleggere un nuovo sindaco, quale sarà il suo contributo?
Dare una mano anche su questi problemi con molto rispetto e senza invasioni di campo per favorire la tenuta della coalizione e la capacità della coalizione di esprimere personale politico rinnovato, anche con metodi rinnnovati; per dare un governo alle nostre comunità in un momento di grande difficoltà economica e sociale in cui davvero la politica è chiamata a un supplemento di serietà e di rigore anche dal punto di vista morale e civico