Pd Upt e Patt si prendono tutto. I "tre moschettieri Panizza, Tonini e Fravezzi sbaragliano gli avversari

l’alleanza di centro sinistra autonomista fa l’en-plein e si rafforza in vista delle provinciali confermando che la formula politica che ha governato il Trentino negli ultimi 15 anni è ancora vitale e soprattutto convincente per i trentini.
L. Petermaier, "Trentino", 26 febbraio 2013

Di fronte allo tsunami grillino che ha demolito il (vecchio) bipolarismo nazionale consegnando il Senato ad una sostanziale ingovernabilità, il Trentino Alto Adige - proprio in quel Senato - conferma le aspettative della vigilia. Nessuna sorpresa nei sei collegi senatoriali della nostra regione, con l’unica sfida davvero a rischio per la coalizione di centro sinistra autonomista - quella del collegio di Pergine - che si risolve con una vittoria netta del candidato “in trasferta” Giorgio Tonini.
Per lui un solido 43,51%, contro il 28,45% del temuto sfidante Sergio Divina. Risultato cristallino, senza storia e senza mai un filo di pathos (se togliamo i risultati vittoriosi a Cavalese e Moena) tanto da spingere il navigato candidato del Carroccio a riconoscere la sconfitta senza scuse: «E’ andata molto peggio rispetto a quanto ci aspettavamo. Penso - conclude Divina - che i grillini abbiano pescato voti dal nostro bacino elettorale».
Divina, tuttavia, si consola con il settimo seggio, quello del “miglior perdente” che lo premia d’un soffio (per i complesso calcolo dei resti) nonostante lo straordinario risultato dei candidati del Movimento 5 Stelle Bertagnin (collegio di Rovereto) e Zanella (collegio di Trento). In Trentino il risultato forse più scontato era quello del collegio di Trento, dove in effetti i pronostici sono stati confermati: Franco Panizza vince facile contro l’ex collega autonomista Giacomo Bezzi e - analizzando i dati nei principali comuni - la sensazione è che non ci sia mai stata vera sfida.
A Cles, Malè e negli altri maggiori centri della val di Non e della val di Sole, il segretario del Patt si impone con ampio margine su Giacomo Bezzi, che cede il passo anche nella «sua» Ossana a Panizza che lo “asfalta” nel vero senso della parola: 59,14% contro un 20,66%. Panizza - e questo è un dato politico più che numerico - non ha problemi neanche nel capoluogo, l’area dove - più che altrove - si temeva il contraccolpo sull’elettorato del Pd della scelta (assai contestata, ma vincente) di candidare un esponente autonomista. Panizza ottiene un tranquillizzante 48,57 per cento, a dimostrazione che - dopo le polemiche - la coalizione di centro sinistra autonomista ha lavorato in sintonia, Pd compreso.
Sulla città di Trento va però segnalato un altro risultato importante e cioè il sorpasso al fotofinish di Cristiano Zanella del Movimento 5 Stelle su Bezzi, a conferma che il movimento di Grillo fa il pieno anche nel capoluogo attestandosi come secondo partito con il 20% dietro al Pd (29%).
Sul collegio di Rovereto, la sorpresa non è tanto la scontata affermazione di Vittorio Fravezzi con il 40% quanto l’inatteso secondo posto della grillina Milena Bertagnin che supera di un soffio (22% contro il 21,8%) il candidato del centro destra Giorgio Leonardi. Insomma: l’alleanza di centro sinistra autonomista fa l’en-plein e si rafforza in vista delle provinciali confermando che la formula politica che ha governato il Trentino negli ultimi 15 anni è ancora vitale e soprattutto convincente per i trentini.
Anche se da oggi dovrà guardarsi bene dal Movimento di Grillo che - ad ottobre - potrebbe entrare in massa in consiglio provinciale. Nonostante i timori per la tenuta di una Svp sottoposta a scandali e polemiche, il voto in Alto Adige non ha portato sorprese.
Nei collegi da sempre appannaggio del partito di raccolta i candidati di lingua tedesca fanno il pieno: a Bressanone Hans Berger viene eletto con il 55 per cento dei voti e a Merano Karl Zeller arriva al 53 per cento. Il vero banco di prova era quel collegio di Bolzano dove la flessione della Svp poteva manifestarsi in tutti i suoi effetti. E invece la candidatura di Francesco Palermo (nome italiano del Partito Democratico) ha convinto tutti, anche i tedeschi, consentendo al costituzionalista di superare agilmente il 51 per cento.