I democratici in agrodolce: contenti per Trento, senza parole per la cocente delusione italiana
P. Ghezzi, "L'Adige", 26 febbraio 2013
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Sospiro di sollievo per il Trentino (e per l'Alto Adige). Sospiri, e basta, per la feroce delusione di Roma. «Sei senatori sei» conquistati in regione, che però non bastano a ribaltare l'incredibile nuova vittoria berlusconiana a Palazzo Madama: come dire, il massimo del successo possibile con il massimo della frustrazione.
Queste due facce crudamente contrapposte, ha il risultato elettorale tra i democratici, nella loro casa rossiccia di via Torre verde.
Una magra consolazione.
Insomma, è un conforto condiviso - sofferto, però - constatare che, rispetto al 21,6% delle ultime provinciali (sulle politiche non si può fare il confronto, perché c'era dentro anche l'Upt, ricordano in via Torre verde) il Pd ha tenuto, e forse aumentato qualcosa. Semmai - si sussurra tra i democratici - chi non ha tenuto è il Patt che dall'otto e mezzo cala parecchio.
Il segretario Michele Nicoletti constata: «Abbiamo tenuto, non era scontato». Gli dà man forte il consigliere Mattia Civico: «Qualcuno ci ha detto che siamo stati troppo generosi con gli alleati: ma in effetti non abbiamo pagato niente».
Altra consolazione democratica: la Lega che crolla dal 18 sotto l'8%.
Il primo Pinter non fa primavera.
Ma le consolazioni trentine non regalano la governabilità, e il sobrio buffet di pane nero, salame e patatine da sacchetto - e nessuno che abbia voglia di stappare lo spumante - racconta un pomeriggio lungo, di umori alterni ma finalmente amaro.
La sede democratica era rimasta deserta fino alle fatidiche tres de la tarde , presidiata solo dagli impiegati: la mattina Dennis Franch, poi Marta Frassoni e Laura Zampiero. Quando l'ora del primo exit poll sta per scoccare, l'orologio digitale dell'Albergo America dirimpetto dice che sono 6 gradi sopra lo zero, forse una profezia della scalata impervia che aspettava lo sfortunato Bersani (a cui avevamo anche consigliato, in un tweet, di non dire sempre «Noi siamo la lepre», perché sono creature veloci ma destinate spesso alla padella).
E comunque alle tre meno tre, sentito alla radio il primo illusorio poll, arriva Roberto Pinter - il regista della campagna elettorale - antiscaramantico con sciarpa viola, a constatare con sollievo i provvisori 6 punti di vantaggio sul fronte berlusconiano, e Grillo dato sotto il 20.
Una tendina calata sugli «ini».
Pinter è di buonumore, autorizzato dai polls, e si fa una risata su «Fini e Casini, precipitati dal loro Monti, possiamo tirarci una tendina sopra». Constata pure che Sel è stata cannibalizzata da Grillo e un po' dall'inutile corsa di Ingroia. E si consola, anche lui, con cinque ragazze della Vallagarina, tra i 25 e i 30 anni, «che studiano all'estero e sono tornate a votare Bersani». 5 voti in più.
Arriva Giorgio Rigotti, come secondo. E arriva medaglia di bronzo Luciana Chini, vicepresidente dell'assemblea provinciale.
Arriva poi Vincenzo Calì, che - da storico - guarda oltre il presente immediato e probabilmente fa bene: «Si dovrebbero fare due circoscrizioni provinciali in Trentino Alto Adige, come la Chiesa che nel 1964 fece coincidere la nuova diocesi di Bolzano con la Provincia». E ancora: «Il primo scoglio sarà il Quirinale». E non si è ancora manifestata la dimensione del boom grillesco. «Io ho ancora da digerire il rospo Panizza», scherza Calì. Ma si rivelerà un rospo-principe, in un paesaggio che si andrà via via popolando di macerie.
La terribile mazzata delle 16.14.
Arrivano Flavio Ceol ed Aldo Marzari. La Borsa sale, lo spread scende, filtra un bel raggio di sole dalle finestre che danno verso il palazzo della Regione, e subito dopo la mazzata, dalla televisione. Ai pochi democratici presenti Alessandra Carli dal Tg3 porge la ferale prima proiezione sul Senato: Grillo al 25,1%, più alto del Pd, e soprattutto il centrodestra in maggioranza di due punti e mezzo.
Da una sezione dell'Oltrefersina giunge un primo pannicello caldo, segnale di un Trentino in controtendenza: Panizza 312, Grillo 182, Bezzi 134. Marzari, democratico di lungo corso, profetizza: «Per do ore se bala» .
Arrivano altri dati localmente confortanti: «A Frassilongo ha vinto Tonini, 60 a 51». Evvai, Giorgione: che i mocheni siano con te. Un altro seggio di Trento città: 21,6% Grillo, 48,9% il triciclo del Pd. Se l'Italia fosse come Trento, i democratici stravincerebbero il giro. Ma il triciclo di Bersani è molto più fiacco.
I malpancisti spiazzati dal triciclo.
Luciana Chini legge divertita il sms di Annalisa Tomasi, dal seggio 15: «Ottimo Panizza!». «Questo messaggino me lo tengo, a pensare a tutti i malpancisti sul compagno Frankie».
Anche Fravezzi tricicla forte, la fiducia cresce, Chini esterna: «C'era gente che diceva, Fravezzi non lo vota nessuno. E a Tonini gliel'ho detto, che vincevo anch'io, se mi presentavo in Valsugana».
Ma i dati nazionali sono campane a morto. Giuliano Muzzio, coordinatore della Vallagarina, si arrampica eroico sugli scogli della statistica: «Bisogna vedere come hanno fatto il campione». E comunque Pinter alle 17.31 sbotta pane al pane: «I sei senatori li abbiamo fatti, meno male che era un accordo di merda».
«Il triplice patto è stato capito».
Alle 17.49 arrivano Michele Nicoletti e Mattia Civico, subito dopo Sara Ferrari. Dice Civico: «Le ultime informazioni ci davano Grillo al 23%, ha guadagnato forte negli ultimissimi giorni. Sul Senato però abbiamo fatto un ragionamento locale, e la scelta che sembrava più difficile da capire, dà invece ragione anche alla dirigenza del nostro parito: i nostri sei senatori su sette corrispondono al premio di maggioranza in Lombardia. Gli elettori hanno premiato la cornice politica, il dato forte è l'accordo Pd-Patt-Svp, con l'aggiunta dell'Upt. Ci incoraggiano anche per le provinciali».
Camera così così, quando mancano le città. «Abbiamo comunicato che votare Monti o noi era la stessa cosa, c'è stato un eccesso di coalizionismo nella campagna».
Andrea Rudari conferma: «Il triciclo ha funzionato bene. Ma a livello nazionale noi del Pd dovevamo essere più incisivi e innovativi, vendere meglio il nostro messaggio. Invece l'Italia è questa. E io ho sentito una marea di gente che diceva: se c'era Renzi io vi votavo». San Matteo, aiutaci.
Fuori il cielo su Trento è tornato sereno, ma c'è una luna piena abbagliante come un sondaggio sbagliato.