Il senatore Morando propone di aggredire la bassa crescita e la disuguaglianza dei redditi. Sull'alleanza con Monti in Trentino
Utilizzare le entrate che derivano dall'Imu e dall'imposta sui patrimoni bancari per ridurre il peso fiscale su imprese e lavoratori. Dare maggior valore alla contrattazione su base aziendale e territoriale, imitando quanto messo in campo dalla Provincia sull'Irap per migliorare la produttività dell'impresa e ridurre il cuneo fiscale.
Portare a termine la riforma Fornero per estendere a tutti gli ammortizzatori sociali, anche qui con un occhio attento a quanto sta accadendo a Trento con la nuova norma di attuazione in materia. Enrico Morando, presidente della Commissione bilancio, senatore uscente del Pd ha esposto ieri a Trento, di fronte a pochi rappresentanti delle categorie economiche (c'erano cooperative, per Confesercenti, Assoartigiani e Unione commercio, assenti Confindustria e i tre sindacati), assieme a Alessandro Olivi, e ai candidati Michele Nicoletti e Laura Froner, il programma per risollevare l'economia italiana e aiutare le imprese.
Punto centrale: «Avere un lungo governo riformista, di due legislature, che affronti tutti e tre e non solo uno dei problemi che affliggono il Paese: eccesso di debito pubblico, bassa crescita e eccesso di diseguaglianza tra chi è troppo ricco e chi è troppo povero.
Morando ha spiegato che il «Trentino sta sperimentando quell'alleanza tra diversi riformismi che sarà necessario a livello nazionale dopo il voto», ovvero l'alleanza tra Monti e Bersani-Vendola, garantendo che «il Pd sarà l'asse dell'alleanza» ed eviterà contraddizioni alla nuova compagine. E spingendo Giorgio Tonini nel collegio in Valsugana: «è uno dei migliori senatori del Parlamento, è locale e preparato».
Poi la parola alle categorie. Gianni Bort ha parlato di «analisi condivisibile» di Morando chiedendo «al Pd se sarà al governo di fare le cose e farle in fretta, perché altrimenti la cura non servirà a un malato, le imprese che stanno chiudendo cioè, che sarà già morto». Franco Grasselli ha accusato la riforma Fornero di rendere eccessivamente costoso il licenziamento e il tempo determinato «in una fase in cui, causa scarsa prospettiva delle commesse, gli artigiani assumono per la maggioranza a tempo determinato e non indeterminato come fino a prima della crisi». Stefano Picchetti di Confesercenti ha chiesto di allargare le tutele sulla disoccupazione «agli autonomi che pagano tasse, ma solo esclusi da molti diritti sociali che spettano ai dipendenti».