“Serve un nuovo Statuto per elaborare una regione più europea, più salda, più leggera”. Lo dice in queste ore dalla Sala Rosa della Regione il Pd del Trentino Alto Adige, forte dell’accordo con gli autonomisti.
Tre le ragioni che portano a rivedere lo Statuto: “Il fatto che le province abbiano assunto un ruolo sempre maggiore- argomentano il candidato alla Camera Michele Nicoletti e Margherita Cogo – il maggior ruolo degli enti locali nelle relazioni internazionali e del confine del Brennero nell’Unione Europea, il centralismo che si fa sentire da Roma”.
Come sarà la nuova regione lo spiega Margherita Cogo. “Lo spirito di concertazione territoriale sull'asse Bolzano-Trento andrà sviluppato in forme allargate anche con i territori confinanti, a partire dal Tirolo già oggi coinvolto nell'Euregio e nel suo braccio operativo GECT, ma con uno sguardo di interesse anche verso l’area dolomitica” argomenta Cogo “La Regione sarà l’ente capace di sviluppare e rafforzare il proprio ruolo di incontro politico restando garante del processo di coesione tra le sue diverse componenti linguistiche, e garante dei diritti di cittadinanza. Essa avrà un ruolo di indirizzo e di raccordo tra le due Province, ma gli organi politici saranno leggeri. Si espanderà l'esperienza della staffetta dalla Presidenza della Regione, alla Presidenza del Consiglio e la Giunta regionale sarà esclusivamente da assessori provinciali”.
Per il candidato alla Camera trentino Michele Nicoletti è fondamentale che la regione “tuteli i diritti delle minoranze. Bisogna capire quali sono oggi, se ce ne sono di nuove, e sperimentare la loro tutela”. La regione è poi per Nicoletti il luogo della cooperazione: “Per trasporti, ambiente, sanità, ricerca, università e formazione è tempo di elaborare strategie interprovinciali”. Per Nicoletti il cuore della riforma dello Statuto è il metodo: “Affidare i lavori a una Convenzione che coinvolga, oltre ai due consigli provinciali, anche categorie sociali ed economiche, istituti di cultura scientifici, università, Fbk, Accademia delle Scienze non può che arricchire il ruolo della regione”. Su questo esprime qualche preoccupazione il candidato altoatesino alla Camera Gianclaudio Bressa: “Non bisogna poi mettere dei limiti troppo cogenti al lavoro dei due consigli provinciali, altrimenti si creano problemi sul percorso costituzionale– chiarisce -Essi, per responsabilità, dovranno impegnarsi a non modificare troppo la proposta della Convenzione, senza far trascorrere troppo tempo a suon di emendamenti. Occorre essere rapidi”.
Due sono secondo lui i fronti su cui lavorare per definire i compiti della regione: “Occorre prima di tutto predisporre la riforma del Titolo V della Costituzione- spiega -ci sono numerose materie, a partire dall’ambiente, le cui funzioni sono definite in maniera vaga e rischiano di diventare di competenza statale. L’ipotesi di riforma montiana è rischiosissima: per alcuni ambiti prevede la clausola della supremazia nazionale. Questa clausola c’è anche in Germania ma là ogni Land, ogni regione, ha un diritto di veto sulle norme federali. In Italia questo non accade: l’autonomia così viene minata”. L’altro aspetto su cui Bressa insiste è quello delle competenze in materia di finanza pubblica: “La norma più importante contenuta nell’accordo tra Pd e Svp prevede che le due province di Trento e Bolzano si facciano carico della propria quota parte per quel che riguarda il pagamento degli interessi del debito pubblico, ricevendo in cambio le competenze primarie sui tributi comunali e regionali- chiarisce Bressa -Chiaro che non si discutono l’Iva o l’Irpef, ma altre tasse, come l’Imu o l’Irap, verranno definite localmente, in Trentino Alto Adige. Ci assumiamo un onere in cambio di un pagamento cash anno per anno”.
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