La campagna elettorale sembra concentrare la maggior parte dell'attenzione sui temi economici e fiscali ed è comprensibile. Ma il rinnovamento del nostro Paese e la sua più forte integrazione nell'Europa dei popoli e dei cittadini passano anche attraverso una forte e intransigente difesa dei diritti di tutte le persone. Diritti civili e diritti sociali non si possono mai separare. Su questo terreno l'Italia è in condizione di grave arretratezza.
Michele Nicoletti, "Trentino", 14 febbraio 2013
Il dibattito sui diritti civili ha diviso per anni il nostro Paese lasciando molte persone - spesso le più vulnerabili - senza un’adeguata tutela giuridica e aprendo nella coscienza collettiva lacerazioni che faticano ancora oggi a ricomporsi. Anche questo fa parte della pesante eredità degli ultimi anni di centrodestra. Non solo sul terreno economico, ma anche sul terreno dei diritti, l’Italia ha bisogno di inaugurare una nuova stagione culturale e politica che non abbandoni i più deboli a se stessi e che cerchi di ricostruire una coscienza civile fondata su valori condivisi. Sui diritti non possiamo accettare passivamente che negli anni a venire si giochino ancora nuove guerre di religione.
Il “bipolarismo etico”, in cui ci si fa strada solo a prezzo di reciproche scomuniche e si consegna la decisione – o la non decisione – alle maggioranze politiche del momento, non fa un buon servizio alla causa che ci sta a cuore, ossia il benessere delle persone in carne ed ossa, e per questo va fatto ogni sforzo per superarlo. Nel candidarsi a guidare la ricostruzione del Paese, il Partito Democratico ha raccolto questa sfida e vuole fare la propria parte per costruire un’Italia giusta. Serve anzitutto uno sforzo sul piano della cultura politica. Non perché le leggi non siano necessarie – al contrario sono urgenti ed essenziali proprio su queste materie -, ma perché i diritti si difendono anche attraverso la promozione di linguaggi, di sentimenti, di atteggiamenti collettivi. E un grande partito popolare, che ambisce ad essere partito nazionale, non può non sentire la responsabilità di definire non solo un chiaro programma elettorale da sottoporre ai cittadini, con i suoi “sì” e i suoi “no”, ma anche un orizzonte di ideali, un sentire comune, capace di parlare a tutto il Paese. È essenziale dire al Paese non solo "che cosa" vogliamo fare, ma anche "perché" lo vogliamo fare, quale disegno ci ispira, quale idea di società vorremmo costruire.
Per un lavoro di questo genere la pluralità interna al PD non è una debolezza, ma una forza, perché ci rende attenti alle diverse anime della nostra società, ci costringe ad ascoltare le ragioni degli uni e degli altri e ci allena a costruire ponti e non solo a scavare fossati. Per questo crediamo di poterci proporre alla guida di una società pluralista come quella italiana. Per definire una nuova cultura dei diritti il PD si è ispirato alle linee tracciate dalla nostra Costituzione. Per qualcuno può essere poco. Per noi è una fonte di ispirazione continua ed è una base condivisa in un Paese spesso diviso su tutto: è lì che sono scritti i valori comuni e le regole che ci siamo dati. Quando il nostro Paese ha operato il miracolo della ricostruzione nel secondo dopoguerra, dopo le devastazioni dei totalitarismi, le grandi forze democratiche hanno scelto di porre le basi della ricostruzione economica sulle solide fondamenta di una cultura dei diritti scritta nella Carta fondamentale.
In quel testo si trova la più alta sintesi giuridica delle tradizioni umanistiche del nostro Paese, in cui la dignità di ogni essere umano è posta a fondamento di ogni convivenza ed è tutelata da quell’intreccio di libertà e solidarietà, di diritti e di doveri, di garanzie individuali e di politiche sociali, che è la forza del nostro ordinamento. Le sfide dell’oggi sono anche diverse rispetto a quelle dell’umanità offesa dal totalitarismo e non coglierne la novità sarebbe miopia. Si pensi innanzitutto alle straordinarie potenzialità messe a disposizione dal progresso della scienza e della tecnologia o all’affermarsi delle diverse soggettività (di genere, di orientamento sessuale, di fede religiosa, di appartenenza culturale) che chiedono oggi non solo libertà e uguaglianza, ma riconoscimento della propria specificità, uguale rispetto, piena valorizzazione sociale.
Ma i valori costituzionali della centralità di ogni persona, della sua inviolabilità nel corpo e nella coscienza, il rispetto della sua libera volontà e la promozione della sua uguaglianza sociale, la valorizzazione delle sue relazioni sociali sono del tutto attuali e sono i principi su cui fondare le scelte di oggi contro la violenza sulle donne, contro l’omofobia e la transfobia, contro la manipolazione genetica, contro le terapie e le cure non rispettose delle volontà di colui che le subisce, contro la tortura e a favore di un trattamento umano dei detenuti nelle carceri.
Anche sul tema della famiglia e delle nuove formazioni sociali il PD intende procedere a partire dagli stessi principi: la centralità della persona e il pluralismo delle forme in cui dispiegare la propria personalità. Una di queste forme, quella della famiglia fondata sul matrimonio, vede riconosciuta dalla Costituzione uno status particolare, ma ciò non significa che altre forme stabili di convivenza, ivi comprese le unioni omosessuali, non debbano trovare adeguato riconoscimento e tutela giuridica, con i connessi diritti e doveri, come auspicato dalla Corte Costituzionale e come già realizzato dalla maggioranza dei Paesi europei. Troppo spesso in Italia abbiamo avuto difese ideologiche della famiglia e scarsissime politiche a favore delle famiglie.
Ora è essenziale guardare alla realtà delle convivenze umane concretamente esistenti, alla funzione che svolgono nel sostegno essenziale alla vita propria e del partner, alla crescita dei figli, all’assistenza degli anziani. La politica che vogliamo, quella che guarda alle persone in carne ed ossa, deve fare ogni sforzo per sostenerle, rispettando la libertà e promuovendo la responsabilità di ciascuno. Non solo in Italia, ma in molti Paesi del mondo, la vita di molti esseri umani è ancora segnata dalla paura, paura di essere oggetto di violenza o di sfruttamento, o di vedere negata la propria identità più profonda.
Vi sono forze che non esitano a usare questa paura come strumento di dominio.
Troppe volte lo abbiamo visto negli anni del centrodestra. Per questo oggi dobbiamo costruire un’alternativa.
Offrire a tutti la prospettiva di una società in cui poter vivere senza paura di subire offese o violenze per ciò che si è, è una prospettiva per cui vale ancora la pena impegnarsi.