L’ex vicepresidente della Provincia e possibile successore di Nicoletti alla segreteria del partito dice: «C’è un problema politico che va affrontato».
L. Patruno, "L'Adige", 13 febbraio 2013
Il ritorno sulla scena politica di Silvano Grisenti ha provocato forti fibrillazioni all'interno del Pd trentino. Lo si è visto nelle prime reazioni: dall'apertura del segretario Michele Nicoletti, poi derubricata in un dialogo solo con l'associazione dell'ex assessore «Progetto Trentino», che ha suscitato molti malumori e disagio all'interno del partito; all'inedito durissimo intervento del presidente della Provincia, Alberto Pacher, che ha ricordato lo «stile magnadora» di Grisenti, fino all'ex pm e deputato Giovanni Kessler che - per contro - ha detto che «Grisenti non va demonizzato». Insomma, un pout-pourri di commenti per certi versi contraddittori, che non chiarisce quale sia la linea del principale partito del Trentino.
Roberto Pinter, oggi membro della segreteria provinciale del Pd e già vicepresidente della Provincia nella prima giunta Dellai, è convinto che il Pd debba uscire dall'ambiguità.
Roberto Pinter, lei cosa pensa di questo dibattito sul ritorno di Grisenti?
A me sembra chiaro che Nicoletti, come ha poi rettificato, non volesse in alcun modo aprire a Grisenti, né che ci sia un dibattito nel Pd su questo. Le cose che ha detto Pacher domenica sono assolutamente condivise nel partito. Semmai, interpreto l'uscita di Kessler come il solito voler distinguersi rispetto a Pacher e mi ha lasciato perplesso. Va bene, infatti, voler marcare le differenze, ma dire il contrario di quello che si è sempre sostenuto in passato e persino invitare a un atteggiamento diverso da quello indicato da Pacher, mi è sembrato infelice.
Quale atteggiamento dovrebbe assumere il Pd?
Non è tanto la vicenda giudiziaria, anche se non capisco le grida di giubilo visto che non è ancora conclusa, ma il problema è la politica come interpretata da Grisenti. Se c'è un problema politico si affronti.
Pensa che ci sia un problema politico che la vostra maggioranza non ha mai voluto affrontare?
Sì, già una volta il problema è stato solo spostato, quando Grisenti è stato messo all'A22, finendo per amplificarlo. I 15 anni di governo di Dellai non hanno chiuso questa partita in maniera chiara.
Lei è stato vicepresidente della Provincia, no?
Sì, ho governato con Grisenti. Ma ricordo che nella legislatura successiva sono rimasto fuori. E non a caso. Ho detto no grazie, perché mi sembrava si volesse restaurare un modo di governo in base a cui per avere il consenso si stabiliscono alleanze privilegiate con gruppi economici e reti di fiduciari sul territorio, che non potevo condividere.
L'Upt continua a non affrontare la questione?
Grisenti sa interpretare una parte di amministratori o imprenditori che sono anche una componente dell'Upt. In tutte le vicende elettorali ci siamo trovati a doverci confrontare o scontrare con due approcci e impostazioni. In questo senso la candidatura unitaria di Vittorio Fravezzi nel collegio della Vallagarina è anche un riconoscimento di chi ha sostenuto l'alleanza di centrosinistra in ogni passaggio elettorale a differenza di chi, in giro sul territorio, si richiamava a Grisenti, e cercava di avventurarsi in altre soluzioni o contemplava il Pd solo se era subalterno. Dunque il problema politico c'è tutto.
Anche per il modo di interpretare la politica?
Certo, è quell'idea di politica che si esprime in una sorta di paternalismo e onnipotenza, che si coniuga con l'uso discrezionale del potere e rischia di sconfinare con l'arbitrio. Questo modo di intendere le cose va archiviato e ha fatto bene il presidente attuale della Provincia, Pacher a dire che i presupposti non possono essere quelli. Quindi vanno chiamati imprenditori e amministratori sul territorio a fare una scelta. Io dico che si possono dare risposte ed essere efficienti senza abusare del potere. Il Pd dunque non può essere né ambiguo né incerto su questo.
Grisenti ha dichiarato che si rivolge a tutti.
So che ci sono molti soggetti in Trentino che vorrebbero fare l'ennesima operazione di grande centro dove si mescolano le carte, uniti solo dall'obiettivo della gestione del potere economico provinciale. Il Pd deve essere su questo punto trasparente. Per questo ho preferito l'uscita di Pacher ad altre, perché i distinguo a volte non servono a fare chiarezza.
Lei, insieme a Nicoletti, ha condotto le trattative per le Politiche che hanno portato all'accordo sul Senato, non è che ci ha preso gusto e ora vorrebbe fare il segretario del Pd visto che Nicoletti ha annunciato che dopo l'elezione si dimette?
Non so cosa farà Nicoletti. Io intanto lavoro. Mi ero dato l'obiettivo di tenere unita la coalizione alle politiche, ci siamo riusciti, il prossimo è che il Pd non si faccia del male da solo nella scelta del candidato presidente per le Provinciali.