«Grisenti parla come Savoi». Il presidente della Provincia, Alberto Pacher (Pd), nonché assessore ai lavori pubblici e ai trasporti - le stesse due competenze che fecero la fortuna politica di Silvano Grisenti negli anni d'oro del piano straordinario per la viabilità - non ci sta a sdoganare con tanta leggerezza, come hanno fatto altri, quello che chiama lo «stile Grisenti» nell'intendere e fare politica, dal quale si sente molto lontano.
"L'Adige", 10 febbraio 2013
E guardandosi bene dall'entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ribatte invece sul piano politico a Silvano Grisenti, che dopo la sentenza della Cassazione, come primo pensiero ha deciso di attaccare il centrosinistra autonomista, al quale in teoria dovrebbe appartenere, e la giunta provinciale in carica. Quella dove lui non c'è.
Presidente Pacher, Grisenti ha dichiarato di voler tornare a fare politica per ridare voce ai trentini che vogliono ribellarsi, prendere in mano il loro futuro per uscire dalla «palude». Cosa voleva dire secondo lei?
Mah, tralasciando completamente la vicenda giudiziaria, per la quale penso che se alla fine tutto si ridimensionerà meglio per lui e meglio in generale, devo dire che sono rimasto colpito da alcune dichiarazioni. Questi inviti ai trentini a svegliarsi e a ribellarsi mi sembrano scollegati da un dato di realtà. Se dovessi rispondere con una battuta direi che Grisenti dice le stesse cose di Savoi, solo che quest'ultimo non ha mai governato.
Vuole dire che sono dichiarazioni da politico d'opposizione?
Beh sì. E soprattutto la cosa che colpisce è che chi le dice è stato per anni al centro del governo del Trentino, tra l'altro caratterizzando anche uno stile di governo. Il che non va molto d'accordo con queste dichiarazioni.
Quando parla di «stile» di governo di Grisenti cosa intende dire?
Insomma, non mi pare che fosse uno stile di governo che brillasse per apertura. Era piuttosto, direi, sbilanciato soprattutto nei rapporti con gli amministratori.
In che senso sbilanciato?
Nel senso che faceva pesare in maniera molto forte il suo ruolo di potere.
Si riferisce alla «magnadora» come approccio con i sindaci che chiedevano soldi e opere pubbliche?
Certo, la vicenda della magnadora (lo scandalo delle telefonate di Grisenti che redarguiva i sindaci che non avevano votato come dovevano alle politiche 2006, paventando di alzare la mangiatoia Ndr.), ad esempio, non ha alcuna rilevanza penale ma ne ha avuto sul piano politico. È stato imbarazzante, quando venne fuori, per la politica trentina e la maggioranza di centrosinistra. E infatti sappiamo come fu risolto l'imbarazzo. Venne deciso di spostare Grisenti dalla giunta provinciale alla presidenza dell'A22.
Il centrosinistra voleva prendere le distanze dallo stile «magnadora»?
Certo, così è andata. E lo stile della magnadora non è segnatamente lo stile politico di chi dice che bisogna che il Trentino ritorni a sognare. È tutto un altro paio di maniche. Io penso che il Trentino ha bisogno di crescere in consapevolezza della propria forza e del fatto di essere un «sistema territoriale» ed è quello che stiamo cercando di fare anche in questo ultimo scorcio di legislatura.
Eppure Grisenti dice di avere al suo fianco «tanta gente» e amministratori locali che non vedono l'ora che lui ritorni, perché quando c'era lui le risposte ai cittadini si davano. Lei è il successore di Grisenti: è evidente che l'accusa di non fare è alla giunta e in particolare a lei. Cosa risponde?
Questo è tutto da discutere. Ma è evidente che da allora è cambiata un'era. Quella era una fase storica in cui il problema era come spendere le risorse, adesso è dove trovare le risorse finanziarie. Era una situazione completamente diversa. Io so che in Trentino c'è una coalizione su tre gambe - Pd, Upt e Patt più altri soggetti - che va avanti da tanti anni e credo che abbia dato buoni risultati. Per il futuro questi resteranno gli interlocutori.
Vuol dire che non ha condiviso l'immediata apertura del segretario del Pd Nicoletti a «Progetto Trentino», l'associazione di Grisenti?
Io appartengo a quella parte del Pd che ritiene che sia l'Upt il nostro partner e che sia un partner importante. Il patto che abbiamo fatto sul Senato anticipa quanto accadrà a livello nazionale tra Bersani e Monti e ci lega anche per le provinciali d'autunno. Non vedo alternative allo schema. Grisenti non so dove si voglia mettere, visto che ha detto di avere una linea diversa dall'Upt di cui non si sente più parte. Se io devo scegliere oggi fra l'Upt e Progetto Trentino scelgo l'Upt.
Lei è sempre deciso a non ripresentarsi alle elezioni provinciali? O questi ritorni la spingono a cambiare idea?
Nooo, figuriamoci se le mie decisioni dipendono da una sentenza della Cassazione che si riferisce oltre tutto ad altri. E sono convinto che questo ritorno non turberà neanche la tenuta della nostra coalizione.
Anche da Lega e Pdl sono giunte offerte di collaborazione a Grisenti e qualcuno sta già lavorando con lui al suo nuovo progetto. La sorprende?
Mi ha colpito la Lega, di cui tutti ricordiamo le campagne dure contro la magnadora. Ma questo è indicativo di un'area politica in grandissima difficoltà, soprattutto in termini di leadership locale. Anche il recente commissariamento del Pdl è significativo. Si attaccano a ogni treno che passa. Compreso Grisenti.