Mancano ormai quattro settimane alle elezioni politiche, appuntamento elettorale molto sentito e fondamentale per il futuro del Paese. In passato ci sono stati tanti passaggi elettorali importanti, ma questo credo sia il più significativo: si sta attraversando un periodo politico non proprio roseo, la classe dirigente stenta a rinnovarsi e a tornare credibile, le candidature sembrano davvero calate dall’alto e lontane dalla gente.
Marco Laezza, 28 gennaio 2013
Solamente noi come centrosinistra, e in particolare come Partito Democratico, ci siamo mossi molto prima rispetto a Monti e al centrodestra nel cercare di rinnovare la classe politica. Si poteva godere di un vantaggio rassicurante prima dell’ennesima discesa in campo di Berlusconi e del suo populismo. Un po’ di timore ora c’è, nonostante in gli sforzi di fine anno per organizzare la partecipazione democratiche delle due Primarie siano stati davvero ingenti. Alla fine credo e spero che tutto non sia vano, ma si fa bene a non sottovalutare la potenza mediatica e populista dell’avversario principale che è Berlusconi, per non ripetere gli errori del 1994 e del 2006.
La situazione è anomala anche perché gli avversari sono due a questo giro: il centro si è ricomposto attorno all’autorevole figura del Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, anche se le facce sono sempre le stesse e le alleanze sono contradditorie: come fa Casini ad essere alleato di Fini?
Pur riconoscendo il profilo assolutamente rispettabile di Monti e il fatto che con il suo governo tecnico abbia risollevato l’Italia da una crisi di credibilità internazionale, non si può dire che ora l’Italia stia bene. La questione sociale è stata tenuta in disparte, preferendo un’azione di governo diciamo contabile. La questione degli esodati e della disoccupazione giovanile è drammatica. Ecco perché come Pd e come centrosinistra ci si pone in alternativa a questo tipo dipolitica: non ci si può snaturare, nonostante l’appoggio al governo Monti a ridosso del tracollo dello Stato di fine 2011.
Pur con tutte le critiche legittime ricevute prima, durante e dopo le Primarie per la premiership e quelle per i parlamentari, senza tralasciare alcune perplessità sulla composizione delle liste, il Partito Democratico deve far valere gli sforzi spesi per cercare un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle scelte dei loro rappresentanti. Con questa legge l’esercizio del diritto di voto non è propriamente completo e siamo stati impegnati per mesi per ovviare a questa negligenza.
La particolarità elettorale trentina specie per il Senato, lo sappiamo tutti, impone delle scelte precise e condivise. La coalizione che ha governato la Provincia negli ultimi quindici anni è più di un accordo politico, a mio avviso. Rappresenta la giusta interpretazione della peculiarità trentina, fatta di tradizioni, di volontariato, di impresa cooperativa, di cattolicesimo sociale: un’isola felice e diversa dal resto dello schema politico italiano. I tre principali partiti che la compongono, Pd, Patt e Upt hanno lavorato assieme per cucire questi mondi e dare una risposta il più possibile organica ai bisogni delle singole realtà. Il dialogo tra quest’ultime si è rivelato fondamentale e d’aiuto per poter sostenere politiche di coesione comunitaria.
La scelta che ha intrapreso l’ex Governatore Dellai a mio avviso è poco coerente col suo glorioso passato: è una scelta rispettabile, ma discutibile. Riconosco a Dellai, come a Monti per l’ultimo anno al governo, un ruolo autorevole nel governo della Provincia, devono emergere le criticità di questa sua scelta romana: Monti ha lanciato un’offensiva alle autonomie speciali che non è mai stata registrata prima d’ora. Non siamo qui a difendere a priori e a tutti i costi la nostra specificità, ma siamo consapevoli che le buone pratiche fin qui attuate siano un buon viatico per poterla sostenere anche a Roma. Riuscirà Dellai, qualora eletto alla Camera, a convivere con le politiche di Monti? Me lo auguro perché ritengo Lorenzo Dellai una risorsa per il nostro territorio, ma rivendico che Pd-Svp e Patt siano garanti migliori per il prosieguo dell’esperienza autonoma.
L’accordo siglato a livello nazionale dai segretari Pierluigi Bersani (Pd), Franco Panizza (Patt) e Richard Theiner (Svp) è un punto fermo per il futuro. Da sempre le forze autonomiste si sono avvicinate al centrosinistra, specie col governo Prodi, e ancor oggi riconoscono l’affinità di valori con il riformismo democratico. Ecco che il Pd si trova al centro di una responsabilità non da poco: cercare di essere il riferimento nazionale di un progetto politico territoriale che sappia riconoscere le tradizioni locali, il buon governo e che sappia promuovere quella meritocrazia federale di cui, secondo me, l’Italia ha bisogno.
Esistono realtà autonome – basti pensare agli scandali siciliani – che non possono certo essere prese a modello. Ma è proprio qui che sta la sfida trentina: cercare di essere esempio non autoreferenziale, ma costruttivo, di un sistema di autogoverno virtuoso ed efficace. Siamo distanti anni luce dalle politiche rivendicative della Lega Nord per la Lombardia: non basta trattenere il 75% delle tasse, ma bisogna saperle gestire bene e tradurle in azioni concrete e utili al territorio, come è stato fatto in gran parte qui in Trentino, con tutte le criticità del caso.
Le tre forze che hanno siglato l’accordo di coalizione a sostegno del centrosinistra possono farsi carico anche di un dibattito politico avverso a chi vuole riformare lo Stato, abolendo le autonomie speciali. Si può riformare lo Stato italiano partendo proprio dalle autonomie speciali e prendendole come ispirazione. L’apertura di Pd, Patt ed Svp ad un’alleanza tra i partiti autonomisti del Nord è importante a mio avviso. Se non sbaglio era un sogno più o mneo recente di Dellai e mi pare lo abbia abbandonato per ora.
Anche le recenti scelte referendarie di alcuni comuni di confine bellunesi, volte alla richiesta di annessione alla Provincia di Trento, devono far riflettere. Dobbiamo dare risposte concrete a questa esigenza popolare, che è sintomo di un disagio nei confronti delle forme di governo di questo Paese, che spesso non coincidono con le aspirazioni della popolazione. Trovo assurdo che un confine labile come quello tra Trento e Belluno debba coincidere con una disparità abissale per quanto riguarda i servizi e le infrastrutture. Cerchiamo di dialogare maggiormente e in questo senso le alleanze politiche sono preziose.
Nel 2013 in Trentino si giocherà un’altra partita importante, forse la più importante. Questo accordo è fondamentale per le elezioni provinciali del prossimo autunno. Così come lo è stata la trattativa per il Senato, conclusasi con la designazione di Giorgio Tonini (Pd) in Valsugana, di Franco Panizza (Patt) a Trento e di Vittorio Fravezzi (Upt) a Rovereto.
Certo, si poteva fare di meglio! Non c’è dubbio, anche guardando alla compagine del Pd. L’imposizione di Tonini da Roma è stata un paletto forte per le trattative, ma credo che alla fine questo accordo assicuri la maggior possibilità di elezione di tre rappresentanti del centrosinistra per il governo romano. Il partito che si trova più in difficoltà e che ancora non ha una prospettiva futura è l’Upt: spero che si possa ancora continuare a collaborare, anche dopo le elezioni politiche e che il centrosinistra autonomista possa rimanere compatto. Posso capire che la perdita di una guida politica importante sia un crocevia obbligato, ma la forza di un partito sta nelle scelte decise e di lungo respiro. Questa contrapposizione alla Camera si deve risanare e deve chiarirsi in futuro la volontà politica del centro popolare.
Stiamo lavorando, e il Pd lo ha dimostrato nelle trattative in prima linea, alla coesione del riformismo, del popolarismo e dell’autonomismo trentino, che ha governato la Provincia negli ultimi quindici anni.Per questo sosterrò convintamente alla Camera la lista del Partito Democratico, che con le Primarie, si è rinnovata fortemente e che può portare a Roma persone di notevole caratura. Per quanto riguarda il Senato sostengo convintamente la coalizione Pd-Upt-Patt e i candidati Tonini, Fravezzi e Panizza.
Uno slogan che si addice a questa fase e che “rubo” da un mio amico democratico è questo: “Più forti di tutto!” Abbiamo di fronte un anno di cambiamenti e di sfide: soltanto con l’unità e con il dialogo si possono affrontare al meglio.