Panizza supera "l'esame" del Pd

Promosso. Ancora con qualche riserva, ma tutto sommato promosso. Di fronte a quasi un centinaio di militanti del Pd (la sala gremita della Circoscrizione S. Giuseppe-S. Chiara), ieri mattina Franco Panizza ha affrontato il primo esame da candidato della coalizione Pd-Patt-Upt nel collegio del Senato di Trento.
P. Morando, "Trentino", 27 gennaio 2013

Assieme a lui quelli del Pd per la Camera, benché non tutti (mancava Laura Froner): il segretario Michele Nicoletti e i “renziani” Elisa Filippi e Piergiorgio Sester. Ma l’attesa era tutta per lui, l’assessore provinciale alla cultura delle Stelle alpine. Una candidatura decisa in extremis dopo una trattativa infinita, con l’inatteso spostamento di Giorgio Tonini in Valsugana. Di qui il dubbio: come reagirà, la base urbana del Pd, chiamata a votare non uno dei loro bensì “quello degli Schützen”? La buona volontà sembra esserci tutta. Senza rinunciare a un pizzico d’ironia.
E così ecco in dono a Panizza, da Monica Ioris del circolo dell’Argentario, un bel grembiule blu stile sudtirolese, ma con l’adesivo del Pd bello appiccicato sulla pettorina. Una “photo-opportunity” (vedi a centro pagina) che l’assessore coglie subito. Impegnatissimo in questi giorni nel cercare di scongiurare brutte sorprese, e ieri a fare gli onori di casa assieme alla capogruppo in Circoscrizione Cristina Frassoni, il coordinatore cittadino Vanni Scalfi. Che porta subito a casa l’intervento del segretario cittadino del Patt Mauro Dallapè: poche parole, ma ricche di riferimenti (e cifre) alle fasce sociali più deboli, alla crisi occupazionale dei giovani, all’accoglienza verso gli immigrati. Il tutto all’insegna di quel “bene comune” vessillo dell’intesa nazionale tra Pd e Sel.
Una “captatio benevolentiae” che, stando agli applausi, riscalda i cuori della sala. E di cui Panizza si giova quando tocca a lui parlare. Benché meno fluido rispetto ad altre occasioni, magari per l’emozione. Ma lui nega: «No, ero tranquillo: è che avevo poco tempo a disposizione». E così, nei sette-minuti-sette che gli spettano al pari degli altri candidati, tocca un po’ tutte le ragioni dell’accordo Patt-Pd. A partire appunto dal patto sottoscritto con il candidato premier Bersani, «che si è assunto impegni precisi e del quale condivido totalmente il programma». Nel nome appunto di quel “bene comune” che, in Trentino, «è storicamente declinato negli usi civici, nel volontariato, nella solidarietà».
Ringrazia Nicoletti, Panizza, «perché nella trattativa la delegazione del suo partito non ha avuto vita facile». E qui, dal pubblico, nessun mormorio: un bel segnale. Al Pd il segretario del Patt dà anche atto di essere diventato «sempre più autonomista». Dubbi nella base? «Sono certo che si dipaneranno, perché quello che conta ora è portare a Roma una delegazione parlamentare unita e compatta sui temi fondamentali: solo noi ci stiamo proviamo». E a scanso di equivoci sottolinea che «ognuno ha una propria storia, ma i tempi cambiano: anche noi abbiamo reso più attuale il nostro bagaglio e abbiamo deciderlo di metterlo a disposizione».
Di che cosa? Indovinato: del bene comune naturalmente. Gran finale: «Anche in questa sala sento il vostro forte sostegno e voi del Pd avete una grande macchina: assieme possiamo farcela». «Generosità» è invece la parola chiave scelta da Nicoletti. Quella dimostrata dal Pd a Roma nel sostenere l’avvento del governo Monti, «quando come partito ci conveniva invece andare subito alle elezioni», e quella replicata ora a Trento «nelle ultime vicende». Appunto la trattativa con Patt e Upt sul collegi del Senato. Ma al primo posto, allora come oggi, c’è naturalmente il “bene comune”: che significa «mettersi a servizio con generosità dopo vent’anni in cui il centrodestra, da questo Paese, ha tirato fuori il peggio in termini di razzismo, egoismo e intolleranza, creando una spaventosa forbice di disuguaglianze». Ma anche Monti non è stato all’altezza delle aspettative, proprio sul fronte dell’autonomia: perché «dopo il federalismo sgangherato della destra, con sedi ministeriali aperte a Monza dimenticando di controllare l’operato di molte Regioni, si è passati a una prassi inaccettabile segnata dal centralismo più esasperato».
E mentre Bersani «ha messo per iscritto l’impegno di rispettare le autonomie, dal premier stiamo ancora aspettando rassicurazioni». Se ai propri elettori il Pd chiede ora un altro «sacrificio», lo fa ricordando l’importanza dell’accordo anche in chiave regionale, «che ha portato la Svp ad accettare la candidatura di Francesco Palermo nel collegio di Bolzano e Bassa Atesina: una grande vittoria di cui dobbiamo essere orgogliosi». Spazio infine anche a Elisa Filippi, che se eletta promette di impegnarsi sull’accesso ai fondi europei, la crescita attraverso lo sviluppo sostenibile e il rafforzamento dell’autonomia. Mentre Piergiorgio Sester, punta su diritto alla salute ed equità sociale. Chiudendo con orgoglio tra gli applausi: «In questa sala c’è il Paese reale».