Olivi: "Nel Pd vedo ampie aree del ceto moderato".
"L'Adige", 24 aprile 2009
Il sindaco Valduga non scioglie la riserva e quindi non sblocca, almeno per ora, la situazione di attesa in cui sembra versare la politica roveretana. La scelta del sindaco uscente, qualunque essa sarà, è destinata a mutare gli equilibri e le possibili coalizioni. Con effetti sensibili anche in chiave provinciale. Alle parole del primo cittadino, che ieri in queste pagine, parlava di un grande centro e mostrava minor entusiasmo per coalizioni che includano anche Pd e Verdi, rispondono immediatamente Alessandro Olivi, assessore provinciale del partito democratico, e Fabiano Lorandi (la sua intervista in basso in pagina), segretario cittadino del partito di Franceschini. Da entrambi, prima di tutto, un chiaro messaggio: senza fare i conti con il Pd e con il suo patrimonio di voti non si formuleranno candidature condivise. Il Pd, infatti, è stato il partito più eletto alle ultime consultazioni. «Premetto che in quanto rappresentante dell'istituzione Provincia non intendo entrare nel merito delle vicende strettamente amministrative del comune di Rovereto. Vorrei però dire la mia sulle notizie riportate dalla stampa ed aventi ad oggetto i possibili futuri assetti politici per il governo della città in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno. Rovereto si trova a mio avviso oggi nella condizione di affrontare una fase di crescita e di sviluppo qualitativo delle sue potenzialità, ma ad una condizione. Riconoscere la necessità di affidare alla politica il compito di unire in un progetto strategico ed unitario tutte le migliori energie che sono disponibili a spendersi per un futuro condiviso della città. Nell'ambito del centrosinistra questo significa costruire un'alleanza che sia davvero rappresentativa di quelle forze capaci di coniugare valori di riferimento comuni con una cultura del governo autenticamente riformatrice. Dentro questo schema il Partito Democratico rappresenta un soggetto imprescindibile e non solo perché l'ultimo test elettorale ne ha fatto la prima forza politica della città. Questo non è avvenuto casualmente né come conseguenza di fenomeni inerziali non direttamente collegati all'humus culturale e politico della città. E' stata semmai valorizzata dagli elettori la scelta del rinnovamento e dell'inclusione in un nuovo soggetto politico di storie ed esperienze anche diverse tra loro. E' riduttiva l'analisi di chi vuole rappresentare il Partito Democratico come il partito della sola sinistra storicamente intesa. Sono testimone diretto dell'adesione di ampie aree del ceto moderato al Partito Democratico. Oggi immaginare un centro sinistra che si candida al governo della città prescindendo dal Partito Democratico è un non senso politico. Certo voglio essere però al contempo molto chiaro. Il Partito Democratico deve proseguire senza ambiguità nel percorso intrapreso di consolidarsi come una grande e moderna forza popolare e riformista che si misura senza pregiudizi con la sfida del governo di una città che ha sempre più bisogno di unità e quindi di meno personalismi e soprattutto di non guardarsi troppo alle spalle. Personalmente sono convinto che il terreno di confronto debba prescindere dalle alchimie partitiche e tanto più dall'idea di una politica dalle geometrie variabili per concentrasi invece sui programmi concreti per lo sviluppo della città: infrastrutture, valorizzazione culturale e turistica in un contesto di rinnovata qualità urbana e ruolo di Rovereto come polo provinciale dell'alleanza tra distretto produttivo e innovazione. E' nella condivisione di un'idea di città del futuro che nasce e si deve consolidare un'alleanza politica che è bene chiarirlo non potrà questa volta non ispirarsi e riflettere quell'insieme di forze che oggi governa la Provincia in un processo di reciproca legittimazione e assumendosi ogni giorno la responsabilità dello stare insieme».