Il segretario del Pd Nicoletti: «Pronti all’accordo con l’Upt, nella chiarezza» Su Tonini al Senato: «Candidatura di qualità, mi auguro che sia condivisa».
C. Bert, "Trentino", 14 gennaio 2013
A Roma Pierluigi Bersani chiede a Mario Monti di dire da che parte sta, e di dirlo prima delle elezioni. A Trento Michele Nicoletti rivolge la stessa domanda a Lorenzo Dellai: «Alle forze del centrosinistra trentino proponiamo un’alleanza di tipo politico, l’impegno a sostenere in parlamento un governo di centrosinistra che includa il Pd».
È questa la sintesi che il segretario del Pd trentino ha presentato giovedì sera all’assemblea del suo partito, che dopo un lungo confronto ha detto sì all’unanimità. Da oggi intanto, partendo da Rovereto (domani toccherà a Trento, ore 20 auditorium via Perini, e Alto Garda), si terranno le assemblee degli iscritti per discutere dei candidati al Senato.
Nicoletti, dunque siete pronti ad un accordo di coalizione sui collegi del Senato? Ieri abbiamo assunto due decisioni importanti. La prima è la proposta di allargare al Patt il patto siglato tra Pd e Svp, che riguarda sia la Camera che il Senato. Significa che gli autonomisti non perdono la loro identità ma riconoscono nel Pd e in Bersani un interlocutore serio per la difesa delle autonomie e dei territori, rispetto ad altre prospettive - compresa quella di Monti - che non sembrano offrire altrettante garanzie. La seconda proposta è di allargare l’intesa alle forze del centrosinistra autonomista trentino che intendono proseguire la collaborazione di governo a livello provinciale e si impegnano a sostenere in parlamento un governo di centrosinistra che includa il Pd. Noi siamo già vincolati a questa prospettiva, è autoevidente, quindi il patto riguarda gli alleati. Come Bersani lo chiede a Monti, così noi oggi chiediamo a Dellai cosa farà dopo le elezioni.
Vale lo stesso impegno per il candidato del Pd se dopo le elezioni ci fosse un governo di centrosinistra guidato da Monti e non da Bersani? Per ricevere l’incarico dal capo dello Stato, Monti dovrebbe vincere le elezioni, il che è naturalmente possibile ma piuttosto improbabile. Se ci fosse un governo Monti senza il Pd è evidente che non potremmo sostenerlo. Diversamente, se il Pd fosse coinvolto, sarà Bersani a indicare la linea. L’importante per noi è essere chiari con gli elettori. Ai nostri alleati non proponiamo un accordo elettorale per mandare i nostri candidati al Senato, ma un’alleanza politica. E in questo modo confermiamo la scelta della coalizione per le provinciali e per i maggiori Comuni, per dare continuità a una storia che ha avuto momenti felici rispetto a una stagione in cui il centrodestra governava tutte le Regioni del Nord Italia.
La chiusura delle lista per la Camera, con lo slittamento al quarto posto di Elisa Filippi, ha fatto gridare molti al tradimento delle primarie. Qual è il suo giudizio? Con le primarie il Pd ha fatto qualcosa di straordinario, non è mai successo che il 90% dei candidati e i due terzi degli eletti fossero decisi dagli elettori. Queste persone ci sono anche nella nostra lista, anche se speravamo fossero un posto più avanti, visti i nostri numeri ristretti di potenziali eletti. Ma attenzione a guardare le cose solo con l’occhio rivolto al territorio, la politica è uno sguardo largo sulla complessità delle questioni.
Le candidature hanno provocato tensione con Roma e con il Pd di Bolzano. Quello che noi abbiamo lamentato è una disparità di trattamento rispetto al Pd dell’Alto Adige, guardando alle forze in campo. Detto questo voglio esprimere totale sostegno a Gnecchi e Bressa, scelti nella quota che la direzione nazionale si è riservata, senza tradire le regole. In particolare Luisa Gnecchi ha maturato una forte competenza su una materia delicatissima come gli esodati, una realtà drammatica che è una priorità per il Pd.
Ha sentito in queste ore Elisa Filippi? Sì e in assemblea l’abbiamo pubblicamente ringraziata, insieme a Laura Froner e Piergiorgio Sester, per l’impegno e lo stile dimostrati. Elisa ha dato una bellissima testimonianza di chi non rivendica nulla per sè. Le auguro che il Pd abbia un risultato che ci consenta di eleggere 4 deputati.
Per il Senato sarà Tonini il vostro candidato? Nella base c’è chi la sta vivendo come un’altra imposizione di Roma. Visto il nostro sistema dei collegi, al Senato non c’è un’imposizione del Pd nazionale ma solo un’indicazione che lo stesso Tonini ha dichiarato di considerare tale. In politica si può sempre discutere sulla linea politica, ma Giorgio Tonini è stato indicato in quanto riconosciuto come un candidato di qualità. Io mi auguro che questa indicazione possa essere condivisa, anche se rispetteremo l’orientamento della nostra assemblea.
Cosa pensa della candidatura di Francesco Palermo nel collegio di Bolzano? Non nego che su quel collegio avevamo aspettative diverse, ma sono felicissimo per la scelta di Palermo e mi complimento con il Pd bolzanino e con la Svp. Sono convinto che la sua sia una candidatura di interesse regionale, che potrà mettere a frutto la sua competenza in parlamento sulla questione delicata dell’autonomia.
Firma a Roma: Patt e Svp assieme al Pd
Ok al patto elettorale, il segretario Bersani si è impegnato a rispettare e rafforzare l’autonomia
La firma c’è: l’accordo elettorale del Pd con Patt e Svp è cosa fatta. Ieri l’incontro decisivo a Roma fra il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani, l’Obmann della Svp Richard Theiner e il segretario del Patt Franco Panizza. Il quale non esita a parlare di «momento storico: non era mai accaduto prima che il Patt stringesse un accordo politico con un candidato premier, leader del principale partito italiano e in questo momento il più autorevole pretendente al ruolo di presidente del consiglio».
Il patto prevede anche un candidato del Patt per la Camera (inserito nelle liste Svp) e un collegio senatoriale trentino con un candidato autonomista. Ma ciò che Panizza sottolinea con forza è l’impegno che Bersani ha assunto nei confronti dell’autonomia: «C’è l’impegno a modificare lo Statuto di autonomia per adeguarlo al mutato quadro normativo, l’ancoraggio internazionale della nostra autonomia, la conferma dell’Accordo di Milano, il riconoscimento di numerose competenze, in particolare il rafforzamento delle nostre competenze fiscali e tributarie, che erano state messe in discussione e a volte scavalcate dal presidente Monti. Tra i termini dell’accordo c’è anche l’imegno al rinnovo della convenzione per l’Autostrada del Brennero». Nel complesso, commenta Panizza, si tratta di un vincolo politico di carattere generale, che ci consente una certa libertà di movimento sul piano locale. «Non è stato firmato tanto per avere èiù peso politico, quanto per porre la maggiore tutela possibile nei confronti dell’autonomia». Nella base qualcuno storcerà il naso? Panizza crede di no: «Tutti nel Patt si rendono contro che oggi a livello nazionale ci giochiamo il tutto per tutto. Abbiamo scelto la coalizione che ci offre maggiori garanzie, e con il centrosinistra c’è anche il felice precedente di Prodi. É utile avere firmato l’accordo prima delle elezioni, in modo da poter farne rispettare i termini dopo le elezioni». Intanto impazza il toto-candidature per il famigerato “quarto posto” in lista. Nel patt c’è un certo affollamento: i nomi sono quelli di Walter Kaswalder, Mauro Ottobre (che si è autocandidato), Giuseppe Bertolini (assessore a Rovereto, nome richiesto dalla locale sezione) e Caterina Dominici.
Palermo: «Mi sento cittadino dell’Euregio»
Il candidato del Pd al Senato nel collegio Bolzano-Bassa Atesina: riformeremo lo statuto d’autonomia a partire dalle competenze, soprattutto finanziarie
Chi è il professor Francesco Palermo, candidato di Pd e Svp nel collegio senatoriale Bolzano-Bassa Atesina? «Mi definirei un cittadino dell’Euregio per come è andata finora la mia vita», risponde. Non basta, si faccia un po’ conoscere. Sono nato a Bolzano nel 1969, sposato e con due figli di 6 e 3 anni. Dopo la maturità classica a Merano, ho preso la laurea in girusprudenza a Trento. Durante gli studi ho svolto il servizio civile presso il sindacato Cisl/Sgb. Abito a Bolzano e sono spesso in giro per lavoro. Oltre all’Eurac, a Verona, insegno diritto pubblico comparato all’università e partecipo come membro a diversi organismi internazionali. Non ho mai avuto tessere di partito. Può bastare? No, ad esempio il suo cognome richiama una bellissima città siciliana, su cui anche l’elettore di lingua tedesca dovrà mettere la crocetta tra poco più di un mese. Un paradosso di questa terra tra i monti? È vero, i miei genitori però sono di origine veneta arrivati entrambi in Alto Adige e per andare al Sud occorre fare un ulteriore salto generazionale».
Ha ottenuto l’abilitazione alla professione di avvocato e conosce, oltre all’italiano, altre 6 lingue, sia pure a livelli diversi. Ottimo il tedesco e l’inglese. Come si fa? Si può fare, basta volerlo. All’inizio il tedesco con tanti soggiorni nei Paesi dell’area tedesca, poi le altre lingue. I tempi cambiano e credo che le generazioni più giovani della mia su questo fronte siano ancora più avanti». E arriviamo a giovedì (l’altro ieri). Come è andata la chiamata per il Senato? «Verso mezzogiorno sono stato contattato da esponenti del Pd che mi hanno chiesto la disponibilità alla candidatura. Di primo acchito mi vedevo più come componente delle Commissioni paritetiche, ma la volontà di mettere mano allo Statuto d’autonomia da parte delle forze politiche ed il mio interesse ad intraprendere un’esperienza nuova mi hanno fatto propondere per accettare la candidatura». In caso di elezione abbandonerà il lavoro all’Accademia europea? Probabilmente rimarrò, se i tempi del Senato me lo consentiranno. Andrò invece in aspettativa dall’università. Addentriamoci nell’accordo Pd-Svp di cui lei è una delle espressioni, il candidato concordato per il Senato. Come riformare lo Statuto? Bisogna agire su tre ambiti. Il primo è quello della regolazione della competenze, “in primis” quelle finanziarie. Poi le procedure di collaborazione tra Stato e Provincia e quindi l’apertura internazionale, ovvero l’Euregio e l’Europa nello Statuto. Si riconosce nell’Accordo sottoscritto da Pd, Patt e Svp? Mi riconosco interamente in questo accordo. Nel suo passato la presenza nell’associazione Convivia e la battaglia legata al censimento. Rinnega qualcosa di quell’esperienza? Niente, ma dobbiamo aprire una finestra sul passato, andare a fine anni Novanta. C’era un problema: quello del muro della politica di fronte all’ascolto. Poi, non certo Convivia, ma la Ue ha permesso di arrivare alla norma del 2005 che ha migliorato la situazione.