Dopo la "bocciatura" della Consulta l'assessore convoca un tavolo di lavoro. Confronto tra Comuni, operatori del commercio e organizzazioni sindacali: "Punto di equilibrio tra liberalizzazione selvaggia e inutile protezionismo".F. Pedrini, "L'Adige", 10 gennaio 2013
L'assessore provinciale Alessandro Olivi è pronto a modificare la legge sul commercio dopo la «bocciatura» - seppure indiretta - della Corte costituzionale. I giudici della Consulta, infatti, rigettando i ricorsi presentati da sette Regioni che chiedevano di avocare a loro la competenza in materia di commercio, hanno stabilito che il decreto sulla liberalizzazione degli orari dei negozi riguarda il principio di concorrenza e come tale è di competenza esclusiva del Governo. Dunque via libera a aperture e orari non stop dei negozi? Se per l'assessore del comune di Trento, Fibiano Condini, questo sarà inevitabile, Olivi frena e invita alla prudenza. Almeno finché non si pronuncerà il Tar, chiamato a pronunciarsi il 7 febbraio sui ricorsi di Oviesse e Pam contro la limitazione della aperture domenicali a Trento e Rovereto. Legge da modificare. La legge Olivi resta in vigore. Questo è il primo paletto posto dall'assessore, che continua a considerarla innovativa. «La legge provinciale non è stata oggetto di impugnativa dinanzi alla Corte costituzionale. Dunque non è disapplicata da una sentenza», osserva. Detto questo, è chiaro che il pronunciamento della Consulta mette all'angolo la norma provinciale. «Abbiamo già allestito uno staff tra ufficio legislativo, legale e Dipartimento commercio, per valutare quali modifiche introdurre per allinearla al contesto nazionale». Ma modificare non significa «copiare» i contenuti del decreto Salva Italia anche in Trentino. «Non credo sia necessario prendere la norma dello Stato e ricopiarla». Olivi era e rimane dell'idea che la norma dello Stato in questa materia «sia sbagliata e inutile». Se è vero, infatti, secondo Olivi, che la Consulta sancisce che la disciplina dello Stato non è invasiva rispetto alle norme della Provincia, «non dice che una Provincia o una Regione non possono avere una propria legge». Regole «trentine».L'obiettivo, dunque, è riusciure a trovare una terza via, una norma trentina che «non violi il principio di tutela della concorrenza e sia però rispettosa della specificità dei valori del territorio». E per farlo l'assessore intende muoversi su due fronti. Primo: il confronto fra Comuni, operatori del commercio e mondo del lavoro. «Nel necessario confronto dei prossimi giorni dobbiamo costruire un modello e un sistema di relazioni tali da definire un possibile perimetro di azione che, attraverso l'autoregolazione e la contrattazione tra parti sociali, ci permetta di arrivare ad un punto di equilibrio tra liberalizzazione selvaggia e inutile protezionismo». Secondo: agire di pari passo con Bolzano. «Martedì incontrerò l'assessore della Provincia di Bolzano, Thomas Widmann, per proseguire a ragionare nell'ottica di un distretto commerciale omogeneo». Circolare ai Comuni .Dal punto di vista pratico cosa accadrà? L'assessore ha inviato a tutti i 217 Comuni una circolare.«Siamo in una fase di incertezza, non tanto sulla applicabilità della legge provinciale, aspetto sul quale non vi sono dubbi, ma rispetto a cosa succede se un operatore prova ad aprire, magari senza autorizzazione del Comune e questo, in ottemperanza alla legge provinciale, lo sanziona». La risposta è scontata: i negozianti multati, forti della sentenza della Consulta, impugnerebbero la sanzione. Da qui l'invito a restare nell'alveo della norma provinciale. «Nella circolare abbiamo indicato ai Comuni di applicare la legge Olivi, nella parte che più si avvicina al decreto del governo». Come ha fatto Rovereto, dove il sindaco giocherà la «carta» delle tre aperture domenicali previste dalla legge Olivi.
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