Il senatore: "Affezionato al collegio del Senato, lavorerei per il dialogo. Bersani e Monti alla fine dovranno collaborare".
C. Bert, "Trentino", 6 gennaio 2013
TRENTO. Mentre il comitato elettorale nazionale del Pd decideva sulla sua candidatura nel listino di Bersani, il senatore Giorgio Tonini venerdì era all’Ikea a comperare armadi. Ora è il candidato più papabile per il collegio del Senato di Trento, pur non senza qualche resistenza dentro il suo stesso partito (durante il coordinamento cittadino sono stati fatti anche i nomi di Donata Borgonovo Re, Laura Froner, Maurizio Agostini, Piergiorgio Sester). «Tornare a Trento non può che farmi piacere - spiega - l’idea di essere uno degli eletti in dialogo con il centro montiano è un altro stimolo».
Senatore Tonini, intanto però la competizione tra Monti e il Pd cresce. Cosa ne pensa?
Sia Monti che Bersani si presentano come candidati premier, la competizione è nelle cose. Detto ciò mi pare che entrambi distinguano tra questa competizione e quella che c’è nei confronti delle forze populiste e antieuropeiste. Berlusconi e la Lega, ma anche il grillismo e l’ aggregazione confusa che si sta realizzando attorno a Ingroia. Tra noi e i montiani ci sono tutte le condizioni per costruire una coalizione di governo dopo le elezioni.
Il punto è da chi sarà guidata, Bersani o Monti?
Non è un dettaglio di poco conto se sarà guidata dal centrosinistra in nome del bipolarismo, come pensiamo noi, o se come propongono loro il bipolarismo debba essere scardinato.
Come sta vivendo il fatto che parlamentari vicini a lei, come Pietro Ichino, siano passati con Monti?
Alla fine Bersani e Monti dovranno collaborare, la divisione non è irrecuperabile. Io penso che chi ha fatto una battaglia interna in nome di una piattaforma politica più marcatamente riformista, debba accettare l’esito della competizione. Si resta nel Pd con libertà di parola e con disciplina. Anch’io ho avuto delle proposte ma credo che ognuno debba lavorare nel proprio campo. Per me non c’è vera democrazia senza grandi partiti, che durano nel tempo. Bisogna uscire da questa malattia tutta italiana per cui i partiti cambiano continuamente ma la classe dirigente resta sempre la stessa.
Cosa pensa delle tre liste messe in campo da Monti? La lista Scelta Civica appare un’operazione molto legata alla personalità del premier.
La fine del berlusconismo è un epilogo che richiederà del tempo. Non avremmo avuto questo proliferare di forze al centro se il Pd avesse avuto la forza di conquistare gli elettori moderati, invece di concentrarsi a organizzare il campo dei progressisti. La scommessa di Monti è di dare all’Italia un centro non populista, che possa collaborare con la sinistra riformista, come avviene tra la Cdu e la Spd in Germania, partiti alternativi ma che in alcune fasi di emergenza sanno governare insieme. È nell’interesse dell’Italia che la scommessa di Monti abbia successo.
Lei è l’unico veltroniano dato per sicuro nel listino dei garantiti di Bersani. Sarà candidato al Senato in Trentino?
Sono lieto che il Pd ritenga che io possa essere ancora utile, dopo due legislature e mezzo sono davvero a disposizione, senza pretese. Mi fa molto piacere l’ipotesi di tornare a Trento, è il posto dove ho fatto politica in modo privilegiato e sono particolarmente affezionato al sistema del collegio uninominale dove ho fatto due campagne elettorali. In più l’idea di poter essere uno degli eletti in dialogo con il centro montiano per me è un’altra ragione positiva, naturalmente nella chiarezza del mio sostegno a Bersani.
Se dal Pd trentino non arrivasse un consenso attorno al suo nome?
L’ho detto: ci sono se il Pd di Trento è d’accordo, un’imposizione sarebbe incomprensibile.
Verrebbe candidato altrove?
No, sarei io a fare un passo indietro.
Quale sarà il punto di mediazione dell’accordo del centrosinistra al Senato ?
L’accordo Pd-Svp, che impegna anche il Patt, impegna a sostenere un governo di centrosinistra. Resta il problema dell’Upt, ma se si rafforza il fatto di ancorare l’intesa all’esperienza del centrosinistra autonomista è chiaro che gli eletti lavoreranno nella logica dell’incontro tra Pd e centro montiano, non certo in quella di un centro equidistante.
Sel minaccia di presentare suoi candidati se ci sarà l’accordo con Dellai al Senato.
Vorrà dire che valuteremo anche questo con pazienza e con le armi della persuasione.