Da tempo i partiti vivono una crisi profonda che rischia di trascinare nel discredito non solo i responsabili degli illeciti, ma – quel che è peggio – anche le Istituzioni e l’idea stessa di partito, strumento indispensabile per una vera democrazia. In questo contesto, le legittime aspettative della «società civile», tese ad una cura efficiente dei propri, compositi interessi, sono state nel migliore dei casi ridotte ad una mera esigenza partecipativa.
Il problema sta altrove: non è solamente necessaria una maggiore rappresentatività, quanto, piuttosto, una migliore rappresentanza. Negli ultimi decenni, infatti, i partiti, così come altri attori del confronto democratico, non ne hanno saputo garantire la qualità.
Non è, tuttavia, considerandoli dei contenitori vuoti da riempire di volta in volta con le istanze quantitativamente dominanti che il problema troverà positiva soluzione: va invece recuperata la loro funzione di analisi, di confronto, di composizione dei diversi interessi e di elaborazione di soluzioni attraverso il dialogo con il territorio.
Ciò non significa che i partiti debbano chiudersi rispetto alla società; al contrario, le esigenze dei cittadini vanno ascoltate ed esaminate con buonsenso e lungimiranza, anche aprendosi a qualificati contributi esterni. I partiti dovrebbero occuparsi di trovare il giusto equilibrio tra i diversi interessi, di fare le loro proposte e di assumersi le loro responsabilità, rispondendone. I partiti devono recuperare con coraggio la loro funzione di selezione e formazione di amministratori che sappiano occuparsi dell’interesse pubblico con le competenze che un mondo in rapida evoluzione richiede. Questo attraverso processi il più possibile trasparenti e aperti.
In un contesto di crisi globale, economica ma anche sociale, il tema del rinnovamento della classe politica italiana diventa un problema ancora più stringente, la cui soluzione viene spesso individuata in radicali istanze di rigenerazione: di fronte ad un ceto dirigenziale percepito ormai come desueto, compromesso e fondamentalmente incapace di governare le sfide del futuro, si invoca da più parti un nuovo patto tra generazioni, che permetta ai più giovani di essere finalmente padroni del proprio destino.
I giovani, in qualsiasi ambito, sono una risorsa preziosa che andrebbe coltivata attraverso percorsi formativi specifici, per dotarli delle competenze necessarie ad essere protagonisti nel governo della loro comunità; anche alla luce del numero, ormai irrisorio, di quelli che ritengono ancora la politica una via da percorrere con impegno ed orgoglio nella certezza di poter incidere sulla realtà che li circonda.
I giovani, per poter crescere, hanno bisogno di misurarsi con le problematiche quotidiane attraverso un impegno costante e disinteressato a favore del territorio: l’esperienza maturata nell’associazionismo, così come le competenze amministrative, acquisite all’interno delle Circoscrizioni, dei Comuni e delle Comunità di Valle, sono preziosissime in tal senso.
Il rinnovamento dovrebbe realizzarsi attraverso un percorso di formazione del ‘politico del domani’ in cui il confronto costruttivo ed aperto con le generazioni precedenti, che dovrebbero essere messe nella posizione di accompagnare questo cammino di crescita, rappresenti una componente indispensabile. Riteniamo che in un simile processo, graduale e costante, sia necessario che anche le generazioni più esperte contribuiscano assiduamente con il loro irrinunciabile patrimonio di competenze, assumendosi così una responsabilità ed un ruolo che, negli ultimi anni, ci pare siano venuti meno. Siamo del resto convinti pure della necessità che i giovani sappiano far tesoro, con la giusta umiltà, degli insegnamenti che ne possono essere tratti.
Di tutto ciò, oggi, non si parla e non si discute.
Al contrario è più facile – e per alcuni molto più convenente – ridurre il tutto a una vuota e distruttiva resa dei conti tra ‘vecchio’ e ‘nuovo’. Ma chi si è impegnato in politica precedentemente non può essere banalmente considerato un relitto da allontanare al più presto; è invece una risorsa, una fonte di memoria e di saperi con cui ci si deve confrontare.
È fondamentale che i giovani possano misurare le proprie capacità nei luoghi e nei contesti adatti, ma questo non deve accadere in virtù della sola giovinezza – che di per sé non rappresenta in alcun modo un merito, solo una grande opportunità – quanto sulla base delle competenze acquisite nell’impegno politico quotidiano.
In questi giorni di confusione e disorientamento ci pare che il rischio maggiore sia rappresentato dal prevalere del protagonismo dei singoli e dalla ricerca esasperata di visibilità personale, che troppo spesso non appare accompagnata da un impegno concreto e dall’approfondimento che le responsabilità necessitano. A tal proposito, internet può costituire senz’altro un documento utile al confronto, all’elaborazione ed alla diffusione di idee; tuttavia, non si può circoscrivere l’impegno politico alla semplice pubblicazione di un arguto post – a volte, peraltro, non troppo originale – su un social network.
La situazione politica attuale, sia locale che nazionale, ci descrive un panorama impoverito da un tatticismo esasperato, nel quale alcuni giovani sembrano invecchiare precocemente, adattandosi a logiche opportunistiche per nulla capaci d’interpretare il bisogno e il senso di una politica nuova e comparendo all’orizzonte politico quasi esclusivamente per schierarsi a favore di uno piuttosto che dell’altro candidato.
Tutto ciò annichilisce la centralità dei programmi politici e la forza delle idee.
I giovani devono rivendicare il loro protagonismo affrontando con nuovi paradigmi le opportunità che ogni stagione di crisi offre. Si possono contestare radicalmente le generazioni precedenti, ma misurandosi sulle questioni concrete, non attraverso una corsa affannata e scomposta al posizionamento e in un tifo da stadio che prescinde da merito e contenuti.
E’ arrivato il momento di dire con franchezza che noi giovani non siamo e non vogliamo essere trattati da specie protetta, ma meritiamo molto di più. Meritiamo di poter sviluppare i nostri talenti e di metterli a servizio della comunità, ma meritiamo soprattutto di essere valutati secondo lo stesso parametro, l’unico che dovrebbe valere tutti, giovani e vecchi, uomini e donne: il MERITO.
Cristina Frassoni – 26 anni – capogruppo PD, Circoscrizione S. Giuseppe-S. Chiara, Trento;
Lorenzo Passerini – 28 anni – consigliere PD, Comunità di Valle della Vallagarina;
Mattia Celva – 26 anni – membro del direttivo Circolo PD Meano, Trento;
Luisa Filippi – 30 anni – Assessore alla Contemporaneità, Comune di Rovereto;
Giulia Merlo – 24 anni – Partito Democratico del Trentino, Circolo Argentario, Trento;
Matteo Tapparelli – 30 anni – consigliere PD e Presidente della Commissione Ambiente e Territorio, Circoscrizione di Meano, Trento;
Andrea Vilardi – 32 anni – capogruppo PD, Circoscrizione Argentario, Trento
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