Nicoletti ribatte al governatore: "Pacher non archiviato, stessa linea politica."
Al segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti, non sono piaciuti molti punti dell'intervista rilasciata ieri dal presidente della Provincia al direttore dell' Adige , in cui Lorenzo Dellai ha annunciato che si dimetterà a febbraio per candidarsi alla Camera con la lista di Montezemolo «Verso la Terza Repubblica». In particolare Nicoletti non nasconde la sua irritazione per i numerosi passaggi velenosi e le previsioni di sventura riservati al Pd.
L. Patruno, "L'Adige", 11 novembre 2012
Segretario Nicoletti, il presidente Dellai ha ufficializzato la sua candidatura alla Camera con la nuova lista «montiana». Cosa pensa di questo annuncio?
Questa decisione era nell'aria e lineare rispetto al percorso che aveva già annunciato. Mi fa piacere vedere riconfermata da parte sua la volontà di mantenere la sua posizione nel centrosinistra. L'importante è che questa formazione a livello nazionale non vada a scardinare un bene per tutta l'Italia che è quello di una democrazia dell'alternanza che consenta di individuare chiaramente chi governa la sera delle elezioni.
Nell'area Monti ci sono posizioni politiche ambivalenti su questo tema e questo è problematico come si vede nel dibattito sulla legge elettorale.
Si era ipotizzata fino a ieri una candidatura di Dellai in un collegio del Senato come nome di coalizione. Ora invece sarete concorrenti diretti se anche lei si candiderà alle politiche nella lista del Pd. Questo preoccupa lei e il Pd?
Ma guardi, al momento non sappiamo ancora quale sarà il sistema elettorale quindi è difficile fare previsioni. Noi come forze della coalizione provinciale abbiamo sempre detto che dobbiamo fare convivere una prospettiva di collaborazione provinciale delle forze del centrosinistra autonomista con la possibilità che alle politiche ci si presenti su liste diverse che sono anche in competizione tra loro. Già nel 2008 il Patt sostenne alle politiche la Svp. C'è una modalità di vivere la coalizione che non è necessariamente fratricida.
Dellai ha criticato il modo in cui il Pd ha liquidato velocemente l'uscita di scena di Pacher, cosa risponde?
Mi sembra un giudizio ingeneroso, perché io ho vissuto in prima persona questo momento difficile e nell'assemblea in cui abbiamo discusso di questo ho visto molte persone amareggiate e dispiaciute sia dal punto di vista umano che politico. Non è mancata stima e rispetto nei confronti della persona.
Dellai più che a una questione di rispetto della persona si riferiva a una riflessione politica che secondo lui è mancata. Non è vero che avete già archiviato Pacher?
No, non mi ritrovo. Sarebbe stato archiviato se noi avessimo scelto un'altra linea politica, meno di coalizione, invece da parte nostra non c'è alcuna differenza rispetto al passato e a quello che abbiamo fatto e stiamo facendo al governo in Provincia e nei comuni. Anche sulla finanziaria stiamo dimostrando spirito collegiale. Non c'è una linea politica diversa.
Accusa però anche il Pd di avere oggi un'idea salottiera della politica, di avere una visione meno popolare e legata al territorio.
Questo mi fa sorridere perché da quando io faccio politica come volontario non riesco neanche più a sedermi nel salotto di casa mia, figuriamoci nei salotti degli altri. I nostri iscritti sono impegnati costantemente nei gazebo e nelle istituzioni. Se c'è qualcuno che non sta nei salotti siamo proprio noi.
Il presidente conferma la sua contrarietà alle primarie per la scelta del suo successore. Anche nel Pd c'è chi preferirebbe evitarle. Cosa intendete fare?
Noi vogliamo continuare l'esperienza del centrosinistra autonomista e definiamo la coalizione non in termini geografici ma di contenuti e programmi. Sulla base di questi programmi vedremo tutti assieme quali saranno i soggetti che condividono il programma e sceglieremo insieme gli strumenti per individuare il candidato. Noi abbiamo le primarie come proposta che facciamo alla coalizione. Lungi da noi volerla imporre.
Dellai ha detto di augurarsi che vinca Bersani così il Pd si definirà sul modello socialdemocratico, pronosticando un'implosione del partito stesso, non avendo mai creduto nella fusione a freddo che ha dato vita al Partito democratico. Lei cosa pensa che accadrà?
Questo è un ritornello che sento dire da alcuni anni, che il Pd ha fallito, è imploso e alcune persone vanno via. Però questi alcuni che vanno via non mi pare che costruiscano chissà che cosa. Rutelli con l'Api non mi sembra che abbia saputo interpretare come area politica qualcosa. È rimasto solo. Ho rispetto per quello che si muove al di fuori del Pd, ma da qui a dire che il Pd è fallito mi sembra strano. Io vedo Enrico Letta che c'è, così Castagnetti, Follini e Matteo Renzi ancora dentro.
Renzi resterà anche se perde le primarie?
Lo ha detto. E poi in Europa c'è un sistema politico bipolare quindi o noi vogliamo fare contare l'Italia di più, inserendoci in questo sistema, o di meno, inventandoci ogni giorno dei partitini nuovi aumentando la frammentazione e continuando in questo stato di minorità politica. Quello del Pd è un cammino lungo e difficile ma è la strada giusta.