Dopo la Sicilia

Dopo il voto in Sicilia ci sono alcune cose da fare: evitare ogni semplificazione, lo stato della politica e dei partiti è così preoccupante che chi pensa di risolvere i problemi invocando qualche alleanza o qualche salvatore della patria perde il suo tempo;
c'è da ricostruire politica tra le macerie di una classe politica che ha fallito il suo compito ma tra le macerie ci sono un sacco di energie che possono permetterlo;
Roberto Pinter, 31 ottobre 2012

il Pd è ridotto ai minimi termini ma coglie un risultato inatteso, per questo, anche in risposta a chi sostiene che il problema è tagliare l'alleanza con Vendola riporto quanto ha scritto Giannini sulla Repubblica, “L'idea di una vocazione maggioritaria del Pd, per quanto desiderabile e suggestiva, non sembra in sintonia con gli umori del Paese. Il Partito democratico ha dunque una sola chanche, che il risultato siciliano avalla e per certi versi propizia. Deve saper essere una forza capace di federarne altre, usando l'unica risorsa della quale in questo momento sembra disporre: il suo potere di coalizione. La sua forza di attrazione, che si deve poter esplicare sia alla sua sinistra, sia al centro. È la fatica del riformismo. Chi non capisce questo, e si ostina a porre veti insormontabili sulle alleanze e paletti irrinunciabili sui programmi, rischia di condannare il centrosinistra alla divisione, e quindi alla minorità.”

mi sembra una risposta adeguata a chi prima voleva la vocazione maggioritaria e adesso vede nel centro e in Monti la nuova vocazione maggioritaria.