«La differenza non sta tra Regioni autonome e Regioni a statuto ordinario. Perché anche tra le Regioni autonome c’è chi, come il Trentino Alto Adige, sa usare bene le proprie risorse per far crescere pil, occupazione, reddito medio ed altri (come la Sicilia) ha sciupato risorse: penso all’assunzione di migliaia di lavoratori sedicenti utili che non ha aiutato affatto a far cresce l’economia». G. Rudari, "Trentino", 27 ottobre 2012
Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy Spa e già presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia sarà il protagonista dell’incontro, voluto dall’assessore provinciale all’industria, commercio e artigianato Alessandro Olivi, “L’autonomia per l’innovazione delle imprese” in programma lunedì alle 18 al Mart.Presidente Illy, come può una provincia speciale come la nostra favorire l’innovazione anche nelle piccole e medie imprese? Ci sono vari strumenti legislativi che possono essere utilizzati: maggiori poteri nel sostenere le attività economiche, nella pianificazione del territorio e nel caso di Trento per attività di educazione. L’altro aspetto riguarda l’uso delle risorse disponibili che, se utilizzate al meglio, creano una spirale virtuosa per la crescita del territorio. Quindi metterei un altro fattore: la produzione di conoscenza. Importante è dedicare risorse all’università, alla ricerca, ai centri di trasferimento di innovazione. L’Autonomia può essere usata per migliorare la disponibilità di risorse finanziare, conoscitive, umane; può creare condizioni più favorevoli per la nascita e la crescita delle imprese. L’ attività economica per le Autonomie speciali crea occupazione e ricchezza e quindi risorse per la stessa amministrazione pubblica. In una fase di crisi, le Autonomie speciali sono ancora più sotto accusa: troppi soldi, basta situazioni di privilegio… E’ davvero così? C’è chi ha usato bene le risorse, come il Trentino Alto Adige, e chi invece le ha sciupate. La maggiori risorse delle Autonomie speciali derivano dalla spirale virtuosa nella quale sono entrate, perché sono brave ad utilizzare le risorse disponibili. Dopo quel che è successo in Lombardia e in Lazio, mi sembra di sentire soffiare un vento centralista che butta via il vento dell’Autonomia che ha prodotto buoni risultati come da voi. Per tornare al tema del convegno:in quali settori investire nell’innovazione? Dividerei l’innovazione in due grandi segmenti: l’innovazione dirompente e l’innovazione incrementale. Nel primo caso mi riferisco alle grandi scoperte del secolo scorso (dall’aeroplano alla televisione) mentre dal dopoguerra in poi non vedo altre innovazioni così dirompenti. La publica amministrazione dovrebbe dedicare una quota importante di risorse all’innovazione diropente e ogni territorio dovrebbe trovare una sua specializzazione. Per il Trentino Alto Adige penserei alle energie rinnovabili. Quanto all’innovazione incrementale è la più tipica delle imprese perché il rischio di impresa, a differenza dell’innovazione dirompente, è minore. La pubblica amministrazione può favorire l’innovazione incrementale con sgravi fiscali (esempio l’Irap) più che con finanziamenti (non a pioggia,ma su base di progetti). Inoltre dovrebbe preoccuparsi di migliorare altre risorse per le imprese (ricerca e formazione) partecipando magari al capitale delle imprese che sostenere la loro crescita. Una via obbligata per lo sviluppo del territorio? Una via che prende le mosse da lontano, dalla utilizzo delle risorse dell’Autonomia nel settore dell’educazione con la gestione delle risorse umane in maniera autonoma. Selezionare e formare personale docente significa costruire risorse umane del domani.
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