L'ex-assessore Cogo benedice la nascita dell'Ente del Sistema museale trentino. "Il Muse? Una perla".A. Franceschini, "L'Adige", 27 ottobre 2012
«La scelta di dotare la nostra provincia di un museo impegnativo come il nuovo Muse non è stata certamente presa a cuor leggero. Anzi: è stata una scelta molto ostacolata e su cui abbiamo discusso a lungo. Ricordo, tanto per citare un piccolo aneddoto, che una seduta della giunta provinciale ha impiegato ben tre ore per licenziare il punto dell'ordine del giorno che riguardava la costruzione del nuovo museo». Usa queste parole Margherita Cogo, già assessore provinciale alla Cultura, per ricordare i momenti fondativi della costituzione del Sistema museale della nostra provincia, che proprio in questi giorni è oggetto di una profonda riforma istituzionale. Martedì prossimo, infatti, la Giunta provinciale delibererà la costituzione del nuovo Ente del Sistema museale che avrà il compito di razionalizzare le spese e di rendere più competitiva l'offerta culturale del Trentino. Un'idea, tuttavia, non nuova visto che la stessa Cogo, assieme ad altri firmatari, è stata promotrice di un apposito disegno di legge, presentato nel settembre scorso e del quale rivendica l'intuzione. Assessore, lei ha vissuto da protagonista un'importante stagione dell'implementazione del sistema museale trentino. Cosa serve, oggi, per rendere questo impianto più competitivo? «Ad oggi il sistema dei musei impegna circa il 50% delle risorse dedicate alla cultura. Una percentuale senz'altro significativa. Tuttavia, oggi più che mai, credo sia necessario che la Provincia abbia il coraggio di focalizzare la propria azione di governo su poche cose e di alto livello; ed è innegabile come i musei del Trentino rappresentino una delle maggiori eccellenze culturali della nostra terra. Per questa ragione abbiamo sempre sostenuto con convinzione gli investimenti fatti in tal senso». Il Muse, ancor prima della sua apertura, è percepito nell'immaginario collettivo come un costoso carrozzone pubblico… «Il Museo della Scienza rappresenta una "perla" del nostro territorio. Se vogliamo parlare solo di costi, va tenuto presente che già oggi il museo riesce a produrre entrate (che derivano dall'attività espositiva e da quella di ricerca) capaci di coprire, per un 30/40%, i costi di gestione, contro una media italiana del 15/20%. Insomma, abbiamo voluto investire su una realtà già di per sé virtuosa e che meritava di crescere». La Giunta provinciale sta per approvare l'istituzione dell'Ente dei musei del Trentino. È proprio necessario? «Nella riforma del sistema culturale trentino, approvata nel 2007, si prevedeva esplicitamente che i musei provinciali avrebbero dovuto dotarsi di un sistema organizzativo comune capace di semplificare e razionalizzare alcuni servizi. Purtroppo, dopo cinque anni, poco o nulla era stato fatto su questo fronte, rendendo necessaria un'azione politicamente forte, con l'istituzione di un nuovo ente museale capace di svolgere questa funzione». I direttori dei musei guardano con un po' di scetticismo a questa nuova struttura. «Non è nulla di fantasioso o stravagante. Si tratta di una prassi molto comune nel nord Europa. Penso, ad esempio, a Bruxelles, dove esiste un Ente unico non solo per il sistema museale, ma per tutto il sistema culturale. Allo stesso modo dobbiamo fare anche noi, prevedendo un unico Consiglio di Amministrazione, un unico Comitato Scientifico, e, soprattutto, un unico manager». Così i musei trentini saranno costretti a fare rete. «Ho sempre pensato che tra il Mart e il Muse ci debba essere un legame più stretto, capace di vincere gli ostacoli disciplinari. Arte e Scienza, mai come in questo momento storico, hanno numerose cose in comune. E quando vedo che i programmi dei due musei non si intersecano in nulla, penso sia un'occasione persa». A proposito di Mart: come vede il ridimensionamento di quel polo museale? «Un museo con una vocazione internazionale come il Mart non può accontentarsi di fare solo eventi dal respiro regionale. Proprio in un momento storico caratterizzato da una forte contrazione economica come quello che stiamo vivendo, occorre trovare le risorse per fare anche delle grandi mostre. Magari riducendo al massimo gli eventi minori. Perché sono le grandi mostre a dare dimensione internazionale alla struttura. Sono le grandi mostre che riescono ad avvicinare il pubblico dei non esperti, dei giovani e degli anziani. E sono solo le grandi mostre - se vogliamo dirla tutta - a essere capaci di attrarre l'interesse degli sponsor privati».
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