La decisione di Alberto Pacher proprio in quanto fortemente meditata e per questo non facile certamente deve rappresentare anche lo stimolo ad una discussione coraggiosa sul futuro dell’identità del Partito Democratico e soprattutto su una maggiore caratterizzazione dell’esperienza trentina che non può essere considerata una mera protuberanza territoriale dello schema partitico nazionale.
Alessandro Olivi, 25 ottobre 2012
Poi è chiaro che è stata impressa inevitabilmente un’accelerazione interna quanto alla prospettiva del 2013 che però contiene il rischio di una polarizzazione del dibattito sulle persone e sugli assetti invece che sul progetto politico e i suoi contenuti.
Da questo punto di vista ricordo di avere posto ormai da tempo la questione della necessità per il Pd del Trentino di elaborare una proposta programmatica incentrata sui temi concreti che interessano oggi i cittadini, le famiglie, le imprese.
La crisi costituisce ancora l’attuale scenario di riferimento e noi alla comunità dobbiamo dire quale è la nostra proposta per difendere il lavoro, promuovere la crescita e garantire l’equità sociale. Tutto ciò in una prospettiva di riduzione delle risorse.
La discussione sulle persone e sulla squadra deve quindi essere quantomeno coniugata con lo sforzo di elaborare il tratto distintivo della politica con cui il Pd si impegnerà in questo enorme sforzo di fare della nostra autonomia un modello efficiente per governare i grandi cambiamenti che incombono. Serve un “di più” di politica proprio per scongiurare il rischio di un partito che discute su e di sè stesso.
Questo per dire che ora il mio impegno prioritario rimane quello di concludere il mio incarico di Assessore in un settore quotidianamente incalzato dai problemi concreti delle imprese e dei lavoratori.
Non ho mai posto il problema di una mia candidatura per il futuro. Se attorno alla mia figura si sono create attenzioni ed aspettative, queste sono semmai la conseguenza del lavoro svolto in questi anni nelle istituzioni e rispondono alla necessità di valorizzare all’interno del progetto del Pd del Trentino il pluralismo delle esperienze e delle competenze acquisite sul campo.
Credo che nei prossimi anni sarà fondamentale valorizzare sempre di più un lavoro di squadra e uno sforzo collettivo per rafforzare la coalizione di centrosinistra autonomista che dovrà sempre più trasformarsi da cartello elettorale a schema libero in progetto politico.
La coalizione è un valore ed è chiaro che chiunque sarà chiamato in futuro ad avere ruoli di responsabilità nella guida dell’alleanza dovrà esserne l’interprete più condiviso e nel contempo il garante.
Rafforzare la coalizione oggi vuol dire però soprattutto rafforzare il Pd come soggetto che si assume la responsabilità di esserne la forza federatrice.
Questo per me significa individuare al nostro interno un percorso che abbia come sbocco la messa a fattor comune delle diverse sensibilità, unire chi vuole trasformare la spinta riformatrice in cultura di governo, costruire legami tra idee e generazioni. Questo comporta la necessità di coniugare il doveroso bisogno di rinnovamento con l’affidabilità della proposta. Rinnovamento che non vuol dire archiviazione perché abbiamo bisogno semmai di attingere da quel capitale politico che si è andato formando grazie all’impegno profuso da tutti coloro che hanno reso possibile la nascita in trentino di un partito radicato rappresentativo e credibile. Per quanto mi riguarda se avvertirò che esistono le condizioni per interpretare questa trasversalità e favorire l’unità ma soprattutto se tale ruolo il partito ritenga che io possa avere, valuterò di dare prosecuzione al mio impegno anche nei prossimi cinque anni.
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