Trento, 3 aprile 2009
La FIT-CISL ha denunciato in questi giorni una pratica ai limiti della legalità adottata da alcune aziende di trasporto.
Pare che alcune aziende di trasporto trentine con sedi o filiali anche all’estero, denunciando difficoltà in conseguenza della crisi economica, mettano in cassa integrazione o in mobilità i dipendenti locali per poi assumere autisti provenienti da Paesi dell’Est Europa lucrando in questo modo sulla diversità di costo tra autisti ai quali vengono applicati i relativi contratti nazionali. Le differenze di costo per le aziende sono notevoli: la paga base italiana è di 1412 euro mentre, per esempio, quella romena è di 250 euro. Il sistema adottato è quello del distacco temporaneo: ditte dello stesso gruppo stipulano accordi in base ai quali i dipendenti assunti da una vengono distaccati momentaneamente presso l’altra. Ci è stato segnalato il caso di una ditta romena che “a causa della riduzione temporanea delle commesse”, come si legge sull’accordo, ha distaccano il suo personale presso una ditta trentina, dello stesso gruppo, che si trova “nella condizione di incrementare temporaneamente la propria forza lavoro per l’espletamento di commesse”. Nulla di male in linea di principio, sennonché la ditta trentina è una di quelle che, dichiarandosi in difficoltà a causa della crisi e del calo di commesse, mettono in cassa integrazione o in mobilità i propri dipendenti. Tutto questo, oltre ad essere una squallida speculazione sulla pelle dei lavoratori locali, pesa sulle casse dell’IMPS e potrebbe mettere quantomeno in dubbio l’opportunità, l’utilità e l’efficacia dei contributi provinciali, previsti nell’ultima legge di assestamento di bilancio, a favore delle aziende di trasporto. Il rischio è quello di aiutare aziende che un poco alla volta sostituiscono i propri dipendenti locali con quelli assunti nelle sedi estere e che quindi i contributi provinciali abbiano una ricaduta locale in termini di occupazione e di volano economico molto limitata, ovvero limitata agli interessi personali dei titolari delle ditte sostenute dai contributi provinciali.
Tanto premesso
interrogo il Presidente della Provincia e l’Assessore competente
per sapere:
1. se sono a conoscenza del fenomeno denunciato dalla FIT-CISL;
2. quali iniziative intendono mettere in campo per evitare il ripetersi di tali comportamenti;
3. se ritengono opportuno includere nei criteri per la concessione dei contributi provinciali alle aziende di trasporto parametri precisi in relazione al personale occupato al fine di evitare speculazioni che se sono, forse, entro i limiti della legalità sono sicuramente contrari allo spirito ed alle finalità della legge provinciale sugli incentivi alle imprese.