Il segretario del Pd guarda con interesse all'iniziativa del "Trentino": "Non è un vero sondaggio ma consente di dare un segnale preciso, che la politica non può sottovalutare".
S. Siano, "Trentino", 12 ottobre 2012
Il Partito Democratico “apre” alla società civile. Il segretario provinciale Michele Nicoletti lo dice a denti stretti: «Il sondaggio del quotidiano Trentino è utile per dare un’indicazione alle forze politiche, che dalle votazioni, possono trarre spunti e suggerimenti». Ma il leader del Pd, se da un lato plaude all’iniziativa, il cui obiettivo è testare il polso dei lettori-elettori, cercando di capire chi vorrebbero alla guida della città per il prossimo quinquennio, dall’altro frena ai facili entusiasmi. «Sì perché – commenta - ho sempre interpretato le vostre primarie come un’iniziativa lodevole che consente ai lettori di dare un segnale, di esprimere un gradimento. E’ interessante vedere che molti voti stiano andando a persone che non appartengono strettamente alla politica».
Quindi come spiega il fatto che il vicepresidente della giunta provinciale Alberto Pacher, considerato il naturale successore del presidente Dellai, non sia al vertice della classifica del nostro sondaggio? Ne deduco che dalle primarie del Trentino non si possa ricavare una linea precisa di gradimento. Mi compiaccio per quelli indicati ai vertici della classifica, ma penso che ci siano molte altre persone che per le ragioni più varie non rientrano nel sondaggio, ma che non è detto poi non vengano votate.
Come si spiega il fatto che molti lettori-elettori stiano scegliendo la società civile? E’ un elemento positivo, che va nella direzione del nostro sforzo, quello di costruire un partito non chiuso ma aperto, all’interno del quale far rientrare anche personalità non appartenenti al partito. Ed anche un elemento che può dare indicazioni e suggerimenti alle forze politiche.
Cosa serve al Trentino in questo momento? Quello che serve all’Italia nel suo complesso, grande rigore e serietà. Il momento è difficile per tutti, non solo perché la crisi economica in atto è spaventosa per i singoli e per le imprese, ma anche perché il mondo e il modo di rapportarsi ad esso è diventato molto più complesso. Abbiamo bisogno di una politica molto sobria, che torni alle sue radici. Per intenderci, quella che ha consentito all’Italia di risollevarsi dopo la seconda guerra mondiale, con una classe politica che certo, avrà anche commesso qualche errore, ma che ha avuto comunque il merito di risollevare il paese. E’ fondamentale recuperare la centralità degli ideali e tornare a pensare alla politica con spirito di servizio. Cosa che in Trentino non è mai mancata e che invece l’Italia, soprattutto dopo gli ultimi scandali, è venuta meno.
Uno sguardo alla politica nazionale. Cosa pensa del fatto che lo Stato avocherà a sé nuovamente competenze che erano state attribuite alle Regioni? Penso che in una serata di consiglio dei ministri non si possa riscrivere la Costituzione e cercare un equilibrio nei rapporti tra lo Stato e le Regioni che di fatto stiamo cercando da 150 anni.
Il rischio è di generalizzare le responsabilità... Il governo deve soltanto prendere atto del fatto che certe risorse sono state usate male dalla politica ed introdurre meccanismi di controllo per evitare che la spesa pubblica lieviti per motivi non strettamente attinenti all’amministrazione del territori, va ripensata la responsabilità delle singole realtà. Ma non credo che proprio che la soluzione stia in un ritrovato centralismo dello stato italiano che non è comunque stato capace di risolvere i problemi strutturali del paese. Le Regioni invece devono essere le protagoniste dello sviluppo.