Il dibattito innescato dall’intervento del Presidente di Confindustria Trento Paolo Mazzolai sui rapporti tra la “Nuova” Università e le imprese ha suscitato reazioni che dimostrano il persistere di visioni schematiche che rischiano di nuocere al Trentino.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 4 ottobre 2012
Approcciando questo delicato tema dovremo tutti fare memoria di quella che fu l’intuizione di Bruno Kessler nel volere fortemente la nascita dell’Università nella nostra Provincia.
L’idea era quella di una sfida imprescindibile nell’ambito di una grande disegno riformista dell’Autonomia di quel tempo che doveva permettere al Trentino “piccolo e solo” di uscire dal guscio perseguendo la via della modernizzazione.
Kessler intendeva affidare alla presenza dell’Università una funzione strategica per lo sviluppo del territorio anche in chiave di competitività del sistema economico locale.
Ebbene oggi nel mezzo di una crisi gravissima che rischia di creare lacerazioni al tessuto sociale si ripropone una sfida irrinunciabile per il Trentino. E, ora come allora, chi osa rischia di apparire un visionario.
La sfida è quella di promuovere un sistema che sia al tempo stesso competitivo e socialmente inclusivo, nonostante la forte contrazione della spesa pubblica.
Si tratta di impostare, condividere e governare un processo di cambiamento senza precedenti modificando profondamente l’articolazione dei servizi pubblici e promuovendo una profonda rigenerazione della nostra struttura economica orientata all’innovazione affinchè conoscenza, passione ed imprenditoria si possano saldare per presidiare i livelli di benessere sociale che la nostra terra ha fino ad oggi saputo offrire.
Nel confronto tra Università e sistema delle imprese rischia di sfuggire quale sia il vero nodo del contendere.
Non si tratta infatti di difendere rendite di posizione categoriali ma di parlare del futuro di una Comunità per non dire dell’intero sistema sociale.
Perseverare nell’esaltare i tratti distintivi della propria identità ed appartenenza rischia di mettere a repentaglio la competitività stessa del sistema trentino ma soprattutto il futuro di coloro che sono gli utilizzatori primi del sistema scolastico, formativo e della ricerca.
Mi riferisco proprio a loro, i veri protagonisti di questa vicenda: gli studenti ossia i lavoratori del domani!
In un momento in cui la disoccupazione giovanile è ai massimi storici non è il caso di perdere tempo in dispute astratte tra addetti ai lavori.
Rafforzare la collaborazione tra l’Università e le imprese significa in buona sostanza creare le condizioni per offrire ai giovani una concreta possibilità di investire sulle proprie potenzialità e sul proprio talento, trasformare in minor tempo possibile il loro sapere in opportunità di lavoro.
Basta dunque con questa logica del muro contro muro, del coltivare un’autoreferenzialità fuori dal tempo quasi come se la crisi non fosse già di per sé un fattore di dirompente discontinuità rispetto a tutto ciò che era noto e stratificato.
Non c’è più spazio per aziende che tentano di sopravvivere solo in quanto assistite dalle politiche del sussidio pubblico, ma neppure serve un’Università che pensa a difendere il suo prestigio solo attraverso il parametro delle classifiche e delle pubblicazioni.
Guai a chi pensa ad una ricerca asservita alla volontà delle imprese perché l’autonomia di questa istituzione e la libertà di investire nella ricerca pura costituisce un investimento quasi sempre non percepito come un valore immediato ma che può nel tempo concretizzarsi in dirompenti innovazioni a favore di tutto il sistema.
E’ invece necessario che da entrambe le parti ci sia l’umiltà di mettersi in gioco, di abbandonare vecchie abitudini tanto rassicuranti quanto incapaci di dare una prospettiva di crescita per la Comunità.
Le imprese spinte anche dalla crisi si stanno impegnando in questa direzione e la stessa riforma provinciale degli incentivi è stata colta con piena consapevolezza.
L’Università deve dimostrare di esserne altrettanto convinta.
Si tratta di far incontrare ed intersecare l’incessante bisogno di rigenerazione del tessuto economico con le nuove conoscenze che produce una ricerca attenta anche alle domande del mercato.
Ciò detto vorrei contribuire a chiarire la posizione della Provincia rispetto alle finalità ed ai contenuti di quel progetto sfidante che è rappresentato dal Polo della Meccatronica di Rovereto.
L’idea è quella di sviluppare una piattaforma produttiva e tecnologico-scientifica in cui le aziende di una delle filiere più forti della struttura industriale del Trentino possano sviluppare progetti di innovazione attraverso investimenti in competenze e conoscenze che solo un sistema integrato di formazione professionale, istruzione secondaria e università può fornire.
E’ ormai evidente che la competitività internazionale si gioca proprio sulla capacità delle imprese di proporsi sui mercati quali fornitori di soluzioni integrate di tecnologie (ecco appunto il perché della Meccatronica) con una sempre più forte transizione dal concetto di core business a quella di core competence.
In questo senso assume significato la creazione anche di un luogo fisico dove in una sorta di hub le imprese, i ricercatori, gli studenti opereranno in stretto raccordo rendendo possibile la fertilizzazione reciproca tra formazione, ricerca e sviluppo industriale.
Non è dunque Confindustria Trento che chiede la presenza nel corso di laurea di Meccatronica nel polo di Rovereto ma è la Provincia stessa e per prima che nel progettare questo centro di competenza ritiene imprescindibile la sua implementazione con una parte del sistema universitario.
Non si tratta quindi di chiedere il trasferimento di una facoltà al servizio di questa o quella impresa, quanto di rendere concretamente possibile (anzi necessario) che il percorso caratterizzante e di specializzazione del corso di laurea sia attui in un contesto di reale contaminazione con gli altri attori della filiera formativa e produttiva.
Non è un problema di numeri dunque né il Polo della Meccatronica è un’operazione immobiliare di riallocazione di sedi.
E’ un progetto di politica industriale che il Governo Provinciale intende perseguire creando un polo di eccellenza scientifica e produttiva al servizio dell’intero tessuto economico del Trentino capace al tempo stesso di costituire un elemento di forte riconoscibilità ed attrattività anche a livello nazionale ed internazionale.
Solo attraverso una presenza convinta dell’Università a questo progetto noi potremo ambire ad attrarre investimenti provenienti anche da fuori Trentino. Stiamo raccogliendo segnali incoraggianti in questa direzione ed è per questo che sarebbe un grave errore abbassare il livello dell’ambizione.
E’ in gioco una parte importante del futuro del nostro sistema manifatturiero e della qualità dell’occupazione futura. Ma forse ancor di più la capacità di dimostrare come i coraggiosi investimenti che il Trentino ha accumulato nel tempo nel campo della ricerca e della conoscenza debbano tradursi in fattori di sviluppo e di crescita per l’intera collettività.