Pd, Upt e Patt avevano deciso di non toccare nulla a un anno dalle elzioni. Vertice di maggioranza sulla "porta girevole".
L. Patruno, 30 settembre 2012
In attesa di vedere il decreto con cui il governo Monti fisserà i parametri, i limiti e i criteri di trasparenza sui costi dei politici regionali, facendo proprio il documento della Conferenza delle Regioni, in consiglio provinciale a Trento torna all'ordine del giorno il tema della modifica della legge elettorale per eliminare l'incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di consigliere provinciale, che fa sì che oggi ai 35 politici che siedono in consiglio provinciale (tra cui il presidente e il vicepresidente della Provincia) si sommino 6 assessori che una volta nominati in giunta hanno dovuto lasciare il Consiglio (in più c'è Lia Beltrami che è assessore esterno e non è stata eletta). Nella riunione di maggioranza del giugno scorso, pur alla presenza di alcuni disegno di legge firmati da consiglieri della coalizione che invitano a rivedere questa incompatibilità, fu deciso di non toccare la legge elettorale considerata la delicatezza della materia a un anno dalle elezioni. Ma ora questa decisione potrebbe essere riconsiderata. L'art. 8 della legge elettorale provinciale stabilisce che: «L'esercizio delle funzioni di assessore, ad eccezione di quelle attribuite al vicepresidente della Provincia, è incompatibile con l'esercizio delle funzioni di consigliere provinciale. Il consigliere nominato assessore è sospeso dalla carica di consigliere per la durata dell'incarico. Durante tale periodo il seggio è provvisoriamente assegnato a colui che avrebbe diritto alla surroga». E ancora «nella sostituzione subentra il primo dei non eletti della lista di appartenenza che non faccia parte provvisoriamente del consiglio provinciale». Il meccanismo fa sì dunque che rispetto agli eletti ci siano 6 consiglieri «supplenti» subentrati a chi è stato chiamato in giunta e questo comporta il pagamento di 6 indennità e maggiori fondi per i gruppi e i rimborsi spese. Pino Morandini (Pdl) che è tra i formatari di un disegno di legge per abolire questa che viene chiamata «porta girevole» dice che si risparmierebbero 5 milioni di euro a legislatura: un milione l'anno. È chiaro che per chi sta all'opposizione non cambia nulla perché i consiglieri «supplenti» sono di maggioranza, ma ora anche la maggioranza si interroga pur con molta prudenza, considerato che tra i punti indicati dalla Conferenza delle Regioni al governo c'è anche il taglio del 30% del numero dei consiglieri regionali, che però il Trentino non vuole rispettare. Eliminare l'incompatibilità degli assessori ai soli fini del costo sarebbe come tagliare il Consiglio di quasi il 20%.
Ieri il capogruppo provinciale del Pd, Luca Zeni , si è confrontato sulla questione con il segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti , e la linea condivisa è stata quella di prendere una decisione unitaria con la maggioranza. «Il presidente del consiglio Dorigatti - ricorda Zeni - ha fissato un incontro con i firmatari dei vari disegni di legge di modifica della legge elettorale per venerdì. Prima d'allora ne parleremo in maggioranza perché nell'ultimo incontro si era detto che non si poteva affrontare un tema così a fine legislatura. Ci confronteremo di nuovo». Anche il capogruppo dell'Upt, Giorgio Lunelli , ricorda l'accordo ma aggiunge: «È una questione politica ne parlerò con il gruppo e il partito. Quando ci sarà il decreto Monti sui costi della politica dovremo in ogni caso fare una valutazione complessiva». Anche Franco Panizza , segretario del Patt, è possibilista: «Noi non pensiamo si debba cambiare legge, ma non abbiamo pregiudizi a discuterne». Bruno Dorigatti però è preoccupato: «C'è un ballo il ruolo e l'autonomia del Consiglio rispetto all'esecutivo. Per questo con l'elezione diretta del presidente della Provincia si era decisa l'incompatibilità tra consiglieri e assessori».