Ieri sera il Vicepresidente e Assessore ai lavori pubblici, ambiente e trasporti, Alberto Pacher, assieme all'architetto Alverio Camin e ai tecnici provinciali Giovanni Battista Gatti e Gabriele Rampanelli, ha presentato alla Circoscrizione del Centro storico - Piedicastello il progetto di bonifica delle rogge demaniali, che consentirà di pulire il rio Lavisotto e il successivo canale Adigetto da idrocarburi, piombo e solventi in un tratto di circa sei chilometri per una profondità complessiva di 2,5 metri. Da www.uffstampa.provincia.tn.it 5 settembre 2012
Il vicepresidente, nel rivolgersi ai componenti della Circoscrizione e al presidente Melchiore Redolfi, ha parlato di "scelte sbagliate, adottate in un'epoca storica precisa che purtroppo ricadono anche sui contemporanei". "Oggi possiamo finalmente dare corso al primo progetto serio di bonifica - ha commentato Alberto Pacher - che toglierà anni di stratificazione di inquinanti dalle rogge demaniali. Il cantiere di bonifica sarà il primo passo per una riqualificazione di tutto il comparto, che vedrà una trasformazione urbana significativa delle aree di Trento nord e una rinaturalizzazione, come è già avvenuto per la roggia Malvasia, del rio Lavisotto e dell'Adigetto".
Il progetto di bonifica delle rogge risale al 2007, l'esecuzione era stata affidata al Comune di Trento nel 2008, ma a fine 2010 l'amministrazione comunale ha restituito la delega alla Provincia, attualmente il progetto è in capo all'Adep - Agenzia provinciale per la depurazione, Servizio gestione impianti. A luglio 2012 è stato siglato l'ultimo Accordo di programma con i soggetti privati proprietari delle aree, che consente l'utilizzo dell'area ex Sloi per i lavori di bonifica delle rogge, nonché il sedime della roggia Armanelli per la deviazione temporanea delle acque durante la fase di bonifica del Lavisotto.Ieri sera, nel rivolgersi all'assemblea, il vicepresidente Alberto Pacher ha illustrato a linee generali questo primo progetto organico di bonifica": "Le aree di Trento nord sono state inserite alcuni anni fa nei siti di livello nazionale che necessitano di bonifica, per questo il Governo finanzierà una parte rilevante dell'intervento, 19 milioni circa su 35 milioni in totale, se consideriamo anche oneri fiscali, imprevisti e spese tecniche". Come spiegato dal vicepresidente Pacher, si tratta di un progetto complesso, nel quale sono stati presi in considerazione non solo gli innumerevoli fattori ambientali, ma anche tutte le problematiche connesse alla sicurezza: "Basti pensare che nel tratto interrato del Lavisotto confluiscono quasi 300 venute d'acqua che, in caso di precipitazioni consistenti, possono creare difficoltà notevoli". Già definiti i prossimi passaggi: "Siamo pronti a trasmettere il materiale all'Agenzia per gli appalti - ha concluso il vicepresidente Pacher - mentre il bando di gara europeo, che occuperà presumibilmente tutto il 2013, verrà effettuato secondo l'offerta economicamente più vantaggiosa, quindi ad inizio 2014 dovrebbe partire il cantiere che durerà 34 mesi complessivi".L'architetto Alverio Camin, presidente dell'Agenzia provinciale per la Depurazione, ha ripercorso la storia dei due insediamenti industriali. La Sloi (acronimo di Società Lavorazioni Organiche Inorganiche ) risalente alla fine degli anni '30, era una fabbrica strategica per gli usi bellici, perché era l'unica in tutta Europa in grado di produrre piombo tetraetile, utilizzato come antidetonante da aggiungere alla benzina dei motori a scoppio, da qui la sua collocazione a Trento, ovvero lungo l'asse ferroviario del Brennero. La fabbrica venne chiusa solo alla fine degli anni '70, in seguito ad un incendio. L'attività industriale della seconda, la Carbochimica Italiana, risale a quella iniziata nel primo decennio del Novecento dalla "Premiata Fabbrica di Lavorazione Asfalti e Bitumi per Opere Stradali e Impermeabilizzazioni"; lo stabilimento proseguì la produzione di idrocarburi e di altri derivati dal petrolio fino agli anni Ottanta. "La Sloi - ha chiarito l'architetto Camin - già allora venne individuata come industria insalubre di prima classe, per questo vennero stabilite delle prescrizioni, come l'indicazione di non utilizzare più a fini potabili l'acqua delle rogge e la richiesta allo stabilimento di creare nuovi lavatoi, dove le donne potessero lavare i panni che prima venivano puliti nelle rogge". L'architetto Camin ha quindi illustrato la poderosa macchina di monitoraggio messa in campo dalla Provincia autonoma di Trento, attraverso una rete di decine di piezometri posti fin dal 1994, nonché una: "Barriera idraulica che intercetta l'acqua inquinata e che ogni mese è in grado di recuperare circa un quintale di idrocarburi".A Giovanni Gatti dirigente del Servizio gestioni impianti, il compito di inquadrare il progetto, a partire dalla dimensione dei siti: 61.300 metri quadrati l'area su cui si estende l'ex Sloi, 72.700 quella dell'ex Carbochimica e 6.500 i metri di lunghezza delle rogge: "La Provincia si occuperà della bonifica dei corsi d'acqua, che fanno parte del demanio pubblico, mentre i proprietari attuali si occuperanno delle proprie aree di pertinenza". L'ingegner Gatti ha spiegato che: "Per la caratterizzazione sono stati effettuati numerosi sondaggi nei sedimenti delle rogge, con prelievi ogni 50 metri e un'analisi ogni metro di profondità fino a 10 metri. Questa indagine ci ha permesso di capire i principali inquinanti presenti nei corsi d'acqua, ovvero idrocarburi policiclici aromatici, piombo inorganico e organico e solventi aromatici, e di verificare che in alcuni tratti vi sono concentrazioni di inquinanti anche mille volte superiori al limite di legge. Fortunatamente nel tratto finale dell'Adigetto abbiamo appurato che l'inquinamento è molto più limitato, gli inquinanti principali persistono invece nel tratto interrato". L'obiettivo degli interventi di bonifica è di raggiungere la qualità ambientale prevista da un uso del suolo di tipo residenziale, verde pubblico, che è il livello qualitativamente più elevato. Il progetto riguarda la bonifica degli strati insaturi delle rogge, ovvero fino a 2,5 metri di profondità. Il costo è stimato in 35.780.000 euro, di cui i soli lavori in appalto ammontano a circa 27.800.000 euro oltre gli oneri fiscali; il finanziamento del Ministero dell'Ambiente è di 19.460.000 euro.Infine Gabriele Rampanelli è entrato nel dettaglio del progetto, suddiviso in tre fasi operative con alcuni interventi preliminari per deviare le acque: "La prima fase, della durata di circa 15 mesi, vedrà la bonifica del rio Lavisotto a monte del tratto tombinato e della fossa primaria di Campotrentino, la seconda prevede la bonifica del tratto interrato del rio Lavisotto, 22 mesi circa, infine l'ultima fase riguarderà la bonifica del canale Adigetto, 16 mesi in totale". In totale si prevede di estrarre 9.500 metri cubi dal primo settore, 5.200 dal secondo e 17.400 metri cubi dall'Adigetto, quest'ultimo anche il tratto più lungo. Il materiale, la cui estrazione avverrà all'interno di un "capannone itinerante", sarà stoccato in un magazzino allestito presso l'area ex Sloi; previsti tutti gli accorgimenti per la sicurezza, per filtrare acqua ed aria e per contenere le emissioni sonore e quindi minimizzare il disturbo ai residenti. L'intervento più complesso riguarderà il tratto tombinato del Lavisotto, nel quale gli operai dovranno lavorare sottoterra, lungo un canale dove confluiscono quasi 300 venute d'acqua: "Verranno realizzate alcune opere di sbarramento delle acque, permanenti - ha aggiunto l'ingegner Rampanelli - che potranno essere utilizzate anche in futuro per manutenzioni, quindi, isolato il canale dall'acqua per tratti, si procederà con la rimozione del fango tramite aspirazione. Si prevede anche di ripristinare soletta e pareti con malte apposite previa idropulitura, la pavimentazione e la soletta di copertura".Un progetto poderoso che, unito alla riqualificazione urbana della zona di Trento nord, trasformerà queste aree da sito inquinato di interesse nazionale ad aree inserite a pieno titolo nel contesto cittadino.
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