Indennità, perchè le abbiamo ridotte

Il Consiglio Regionale ha votato la nuova legge sulle indennità dei consiglieri regionali. Una riduzione significativa dell'indennità lorda, l'abolizione della diaria, un tetto massimo alle spese, un taglio sullo stipendio netto nell'ordine del 10% che a cascata riduce le indennità per la giunta e gli uffici di presidenza, che va ad aggiungersi alla sterilizzazione di ogni aumento automatico già realizzata nel corso di questa legislatura e all'abolizione dei vitalizi operata nel corso della passata legislatura.
Michele Nardelli, "L'Adige", 20 settembre 2012

Un intervento legislativo atteso, frutto di una difficile mediazione che ha visto convergere tutte le forze politiche. Con questo provvedimento, i consiglieri provinciali e regionali del Trentino Alto Adige - Sud Tirolo avranno a partire dal 2013 le indennità più contenute rispetto ad ogni altra regione italiana, oltre ad essere l'unica Regione ad aver già esecutiva l'abolizione dei vitalizi.
 Mi pare oltremodo significativo che ciò avvenga in una Regione dove in capo alle Province Autonome di Trento e Bolzano figurano competenze di autogoverno particolarmente ampie, il che comporta un impegno legislativo e amministrativo ben superiore ad ogni altra istituzione di pari livello sul territorio nazionale.
Questo avviene a prescindere dalla regola che ci siamo dati come Pd del Trentino di destinare il 20% dell'indennità dei consiglieri provinciali all'attività del partito e dalla scelta di chi, come il sottoscritto, ha deciso, sin dall'avvio di questo mandato, di destinare un altro 30% della propria indennità per sostenere forme partecipative e associative.
Un bel segnale, dunque. Ma su tutta questa vicenda dei costi della politica vorrei proporre qualche spunto di riflessione.
Il primo riguarda il rapporto fra i cittadini e le istituzioni. Il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento è composto da 35 consiglieri. Il lavoro e le scelte che costoro sono chiamati a svolgere e ad assumere investe un bilancio annuale nell'ordine dei 4/5 miliardi euro, attraverso un quadro di competenze non lontano dall'autonomia integrale. Il che significa che il quadro di responsabilità legislative è analogo a quello di un Parlamento. Non è facile stabilire quale dovrebbe essere l'indennità per questo lavoro, ma credo sia giusto riconoscerne il valore, mettendo invece in discussione ogni privilegio. Ed è proprio contro i privilegi della politica che, allora come Solidarietà, nei primi anni '90 iniziammo una battaglia che nel tempo ha dato i suoi frutti. Il significato di tutto questo è chiaro: la politica non può diventare ragione di arricchimento per nessuno.
Secondo spunto. Lo dico sommessamente, ma ero piuttosto scettico sulla possibilità di arrivare nel corso di questa legislatura ad un accordo fra le rappresentanze consiliari per una riforma organica delle indennità. Perché l'atto politico votato ieri dal Consiglio regionale rappresenta una vera e propria riforma che a regime determinerà una consistente riduzione dei costi delle istituzioni. Invece il Consiglio Regionale è riuscito a battere un colpo. L'aver insistito sulla necessità di dare un segnale chiaro all'opinione pubblica, alla fine ci ha permesso di portare a casa un nuovo importante risultato dopo quello realizzato nella scorsa legislatura sui vitalizi. Non si pensi che tutto questo sia solo il risultato della pressione della gente o dei media. Perché questa c'è stata anche in altri contesti regionali, eppure rimaniamo pressoché l'unica realtà italiana ad aver compiuto una scelta complessivamente così significativa.
Terza osservazione. In questi giorni le cronache ci parlano di «Batman», l'ormai ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, dei suoi conti correnti, dei suv, degli appannaggi destinati ai gruppi consiliari. C'è da rimanere allibiti e le vane parole della presidente Polverini suonano solo come un tardivo tentativo di non essere travolta dallo scandalo. Vorrei però osservare come questi personaggi non siano arrivati lì per caso: Batman-Fiorito è stato eletto nella circoscrizione di Frosinone con 26.217 preferenze. Si sono sbagliati a votare? Niente affatto, questi personaggi sono lo specchio del marcio che c'è nella società e di come il berlusconismo non sia affatto un capitolo archiviato nella storia italiana. Se non ci interroghiamo su quel che è avvenuto in questo paese con la cosiddetta seconda repubblica, non solo in termini di scasso istituzionale, ma nel cuore della società, nello spaesamento diffuso, nell'affermarsi di disvalori, nel processo di atomizzazione sociale e nella solitudine che ne viene, nel degrado culturale e morale cui abbiamo assistito (e che non riguarda solo il centrodestra), non ne verremo mai a capo.
E qui arrivo a un'ultima considerazione. I costi della politica dovrebbero riguardare anche la sua qualità. Nel venir meno dei corpi intermedi, salta anche il meccanismo di selezione della classe dirigente. Un tempo avremmo detto, la gavetta. Più propriamente, i luoghi formativi. Badate bene, non parlo tanto delle scuole di partito, ma dei luoghi del confronto e della ricerca sociale e politica. Lo studio e la conoscenza della realtà, la cui narrazione oggi sembra scomparsa nella ricerca del messaggio ad effetto e nella personalizzazione della politica. Eppure di mettere a fuoco quel che accade sul piano dei cambiamenti negli ecosistemi, dei poteri finanziari, dei moderni conflitti… ne avremmo bisogno come il pane. Il tema è l'elaborazione del proprio tempo, come necessità che la storia insegni qualcosa. La mia generazione dovrebbe comprendere la bellezza del passare la mano. Altro che rottamazione. Per questo servono ambiti collettivi, luoghi di parola. Possono essere i partiti (oggi spesso ridotti a comitati elettorali), ma non solo. Il problema investe tutti i corpi intermedi fra il singolo cittadino e le istituzioni. Che dovrebbero interrogarsi, piuttosto che cercare di sopravvivere a se stessi o di rincorrere gli umori. E investe le stesse istituzioni, i sistemi formativi come i processi di apprendimento permanente e di (ri)motivazione delle persone. Voglio dire che nella polvere di questo tempo, il feticismo delle regole (e delle primarie) rischia di farci deragliare. Dove prevale il più furbo, non le idee che richiedono invece di essere coltivate con cura, lì si fa largo il privilegio.

Civico: «Mettiamo tutte le spese sul sito»

Spetterà alla presidente del consiglio regionale, Rosa Zelger Thaler (Svp), che è riuscita a portare a casa la legge con nuovi tagli ai costi della politica, stabilire entro 90 giorni, insieme all'ufficio di presidenza, il regolamento di attuazione che dovrà stabilire quali sono le spese ammissibili e «documentate» dei consiglieri che potranno essere pagate dalle casse pubbliche.
La legge pone un tetto di 750 euro mensili a consigliere per il pagamento di «spese che devono essere documentate».
Ma cosa vuol dire? «L'ufficio di presidenza - spiega  Mattia Civico  (Pd) che ne è un componente - dovrà stabilirlo nel regolamento. È chiaro che documentate vuol dire spese dimostrate da ricevute ma anche motivate. Ad esempio, se un consigliere chiede il rimborso perché è andato a Bassano per un incontro politico dovrà accompagnare la richiesta del rimborso chilometrico con una dichiarazione in cui spiega l'attinenza della missione con l'attività di consigliere regionale».
«Io penso - prosegue Civico - che l'ufficio di presidenza dovrebbe indicare anche quali sono le attività rimborsabili. Dal mio punto di vista è giusto rimborsare le spese per un incontro pubblico per la discussione di temi che fanno parte dell'attività istituzionale del consigliere mentre non darei i soldi per una cena con gli elettori per farsi la campagna elettorale». Però forse non tutti sono della stessa idea e comunque di questo l'ufficio di presidenza non ha ancora discusso. «Sicuramente - aggiunge il consigliere del Pd - elimineremo però il telepass gratis sull'A22, che oggi i consiglieri possono usare quando e quanto vogliono. Sarà rimborsata la spesa dell'autostrada per il viaggio di missione o per partecipare alle sedute del consiglio». Infine, sul tema della trasparenza Civico lancia la proposta: «In Svezia il governo pubblica sul sito tutte le singole spese dei ministri. Potremmo farlo anche noi. La trasparenza è l'unico modo per fugare i sospetti dei cittadini su un uso distorto delle risorse pubbliche».
La legge approvata ieri non soddisfa  Giovanna Giugni  e  Simonetta Gabrielli  del comitato Core che ha promosso il referendum per abolire le indennità. Per il Core «è stato partorito un topolino» e il comitato ora chiede conto anche al consiglio provinciale e alle spese per i gruppi.