ROVERETO - L'aiuto ai terremotati passa dal Comune

Il comune di Rovereto vuole continuare ad aiutare Novi di Modena, una tra le zone più colpite dal terremoto in Emilia dello scorso maggio. «Sembra il paesaggio dopo la bomba atomica. Dobbiamo fare qualcosa». Il sindaco Andrea Miorandi è rimasto a bocca aperta camminando nella zona rossa di Novi di Modena, accompagnato da Giovanna Sirotti e Mauro Previdi, entrambi emiliani di origine. Banche, bar, negozi e gli edifici pubblici sono chiusi; non c'è movimento per le strade. Ma le ferite peggiori sono quasi invisibili.
L. Galassi, "L'Adige", 18 settembre 2012

Davanti ai vertici provinciali degli Alpini e dei Nuvola, il sindaco di Novi, Luisa Turci, ha voluto concordare con la delegazione trentina il futuro modus operandi della solidarietà. In luglio, infatti, Itea, aveva già prestato all'amministrazione modenese una casetta domotica, trasportata e installata a spese del comune di Rovereto, che oggi è sede dell'anagrafe e dei servizi sociali. Un dono che si è sommato al campeggio estivo organizzato a Serrada per i bambini terremotati.
Nei mesi successivi alle tremende scosse, che hanno reso inagibili quasi metà degli edifici di Novi, costringendo a vivere in strada migliaia di persone, anche gli Alpini si erano attivati allacciando dei contatti con la onlus «Tutti insieme a Rovereto e S.Antonio». Per il sindaco Luisa Turci, però, al momento i bisogni primari degli oltre 12 mila abitanti del cratere sismico vanno risolti attraverso i rapporti istituzionali. «L'Ana sembrava volesse ricostruire la palestra di Rovereto, poi hanno pensato di spostarsi a Concordia. Andare avanti e indietro così per la Val Padana non va bene. I contatti con le onlus sono importanti, ma non ci devono essere campanilismi e le cose vanno fatte come si deve», ha sottolineato la prima cittadina, la cui giunta si era instaurata solo poche ore prima della devastante scossa del 20 maggio.
La delegazione trentina ieri ha incontrato Turci nel giardino dell'unico asilo rimasto in piedi a Novi e che ora funge anche da sede comunale. «Nemmeno io ho più una casa, il mio Comune non ha più un bilancio e spesso mi capita di chiudermi nel bagno a piangere. Non si può ancora parlare di ricostruzione qui, perché prima dobbiamo buttare giù tutto».
Cosa può fare allora la Rovereto trentina per rendersi utile? Questa settimana la giunta del comune emiliano si riunirà per esaminare la perizia sulla palestra di Rovereto sulla Secchia. Una volta capito se è necessario demolire o solo ristrutturare, verranno mandati i preventivi a palazzo Podestà. Inoltre, visto che Novi ha già preso contatti con la facoltà di Urbanistica di Venezia per riprogettare i suoi centri storici, anche l'università di Trento potrebbe attivare dei laboratori per dare nuova vita ai paesi martoriati dal sisma.



«Sembra il paesaggio dopo la bomba atomica. Dobbiamo fare qualcosa». Il sindaco Andrea Miorandi è rimasto a bocca aperta camminando nella zona rossa di Novi di Modena, accompagnato da Giovanna Sirotti e Mauro Previdi, entrambi emiliani di origine. Banche, bar, negozi e gli edifici pubblici sono chiusi; non c'è movimento per le strade. Ma le ferite peggiori sono quasi invisibili. Le villette a due piani a una prima occhiata sembrano solide, ma a una riflessione più attenta le pareti sono sghembe. Si notano le crepe a «x», i comignoli collassati e gli spigoli delle case spaccati in due. Da fine maggio le scosse di assestamento continuano, ma «quelle sotto i 3 gradi non le sentiamo nemmeno più», dice una barista che ha dovuto trasferire la sua attività in una casetta in legno ai margini della strada, a Novi.
A Rovereto sulla Secchia più di 60 case dovranno essere abbattute; duemila persone sono senza un tetto, 99 vivono ancora nei campi di emergenza. In questi giorni l'amministrazione sta quantificando le esigenze per i moduli abitativi provvisori, perché a breve le tendopoli verranno chiuse. «Chi ha un lavoro, fin da subito è andato a vivere in un container o in un caravan o si è trovato un appartamento in affitto. Nei campi sono rimasti i meno abbienti e gli extracomunitari», spiega Venanzio Malavolta, segretario dell'associazione «Tutti insieme a Rovereto e S.Antonio».
Le scuole dovevano riaprire ieri, ma a Novi solo i bambini della materna sono tornati in classe. Gli altri attenderanno le strutture provvisorie, pronte dopo ottobre.
Tornare alla vita normale è difficile, soprattutto per chi la propria casa non potrà rivederla mai più, come quegli anziani a Rovereto che ogni giorno in bicicletta vanno a visitare lo spiazzo dove prima del terremoto sorgeva il loro condominio, e sulle macerie posano un mazzo di fiori.