"Sensato chiedere il rinnovamento, ma prima voglio vedere il suo progetto per il Paese e dove trova le risorse".
L. Patruno, "L'Adige", 12 settembre 2012
Il giorno dopo l'intervista con cui il segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti, ha dichiarato all' Adige il suo sostegno a Pier Luigi Bersani nelle primarie del centrosinistra che si terranno a novembre, ritenendolo il candidato migliore per guidare il prossimo governo, interviene il vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher , per dichiarare, al contrario, che Matteo Renzi non gli dispiace e che lo sta seguendo con attenzione non avendo ancora deciso se alle primarie sosterrà il giovane sindaco di Firenze o il segretario nazionale del partito.
«Io oggi non sto né con Bersani né con Renzi - dichiara il vicepresidente Pacher - voglio prima vedere qual è il loro progetto per la rinascita del Paese e soprattutto con quali risorse pensano di realizzare questo progetto. Il punto sarà dirimente e io penso che sia necessario introdurre elementi di maggiore dinamismo nel sistema».
Insomma, Pacher non butta via a priori l'opzione Renzi e a differenza di Nicoletti pensa che sia «sensato parlare di rinnovamento alle primarie invece che rinviarlo al congresso». Non si sente per altro tra i «rottamabili» che il sindaco ha nel mirino, come parte dell'oligarchia del partito, visto che pur essendo over 50 ed essendo un volto noto della politica trentina da un po' di anni, è però solo al suo primo mandato come assessore provinciale. Renzi ha infatti sollecitato il Pd a rispettare il limite dei tre mandati per cambiare un po' di facce al Parlamento e al governo, se mai il Partito democratico riuscirà a vincere le elezioni.
Poco importa, evidentemente, per il vicepresidente della Provincia, che i renziani locali, a cominciare dal capogruppo provinciale Luca Zeni, sembrino determinati ad interpretare la regola della «rottamazione» in Trentino, come discontinuità con i volti che oggi sono al governo della Provincia e dunque si sono compromessi o comunque contaminati con la gestione Dellai.
La simpatia che Pacher nutre per Renzi è dovuta anche alla sua amicizia con Roberto Reggi, ex sindaco Pd di Piacenza, che oggi fa parte dello staff di Renzi e rappresenta il suo braccio destro nella campagna elettorale per le primarie. «Conosco Reggi - spiega Pacher - dai tempi in cui eravamo entrambi sindaci, lui di Piacenza e io di Trento, e ci incontravamo per le sfide dell'Itas contro la loro squadra».
Il vicepresidente Pacher non nasconde però il fatto che queste primarie di coalizione rischino di ridursi a uno scontro interno Bersani-Renzi che ha più il sapore del congresso. «Ci si è infilati in una situazione delicatissima - commenta Pacher - direi scabrosa perché come si fa a parlare di coalizione quando si confronta un candidato di un partito del 26% e uno come Tabacci di un partito allo 0,6%? È chiaro poi che quando alle primarie c'è il segretario del partito con altri candidati del Pd vuol dire che si mette in discussione la linea del segretario. E se perde le primarie cosa facciamo? Bersani si dovrà dimettere? Vedo una strada molto difficile».
L' endorsment di Nicoletti per Bersani non è piaciuto, ovviamente, ai renziani trentini che lo hanno giudicato «stonato». Salvador Valandro , presidente della Comunità di valle dell'Alto Garda e Ledro, che domani sarà a Verona per il lancio della campagna di Matteo Renzi, replica: «Se fossi stato il segretario provinciale sarei stato più cauto perché rappresenta tutto il partito. E poi capisco che lui è un bindiano e che punta a una candidatura al Parlamento, ma faccio fatica a riconoscerlo con questa sua chiusura alla proposta di ricambio che fa Renzi. Nessuno dice che Bindi, D'Alema o Veltroni sono uguali a Berlusconi, ma hanno anche già dato e il Pd può puntare su una nuova classe dirigente».
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Non è (ancora) un sostegno ufficiale, ma Alberto Pacher alle primarie del Pd simpatizza per Matteo Renzi, il rottamatore, lo sfidante del segretario Pierluigi Bersani. Un apprezzamento che arriva forse un po’ a sopresa, quello del vicepresidente della giunta provinciale, l’uomo a cui tutti hanno già assegnato l’etichetta del «candidato della continuità» per il dopo-Dellai. E invece lui mostra di apprezzare il candidato outsider: «Al di là delle caricature sulla rottamazione, Renzi nel suo programma ha cose interessanti. C’è certamente bisogno di un dinamismo nel sistema politico e oggettivamente anche di un ricambio della classe dirigente». Sicuro che non rottamerebbe anche lei, assessore? Pacher sorride: «Forse, non ho ancora ben chiaro per chi scatti la rottamazione. Questo in Provincia è il mio primo mandato». Ma Pacher mette in guardia dai rischi delle primarie per come si stanno profilando, ovvero una conta tutta interna al Pd tra il segretario e lo sfidante. «Ci si è infilati in una situazione delicatisima perché è chiaro che il giudizio che uscirà da questa competizione è politico. Se Bersani perdesse, è chiaro che ne uscirebbe molto indebolito. Non ne chiederei mai le dimissioni, ma certo un ragionamento andrebbe fatto». Il punto, secondo Pacher, sta nel significato delle primarie: «Per principio sono uno strumento per scegliere il candidato premier di una coalizione. Ma serve appunto la presenza di una coalizione. Mi sembra quantomeno improbabile che i partecipanti siano il segretario di un partito che ha circa il 26% dei consensi e uno che valo lo 0,6% (Bruno Tabacci, Api, ndr)». Lo statuto del Pd prevederebbe che il candidato premier sia il segretario, ovvero Bersani. Ma le primarie - chieste a gran voce dall’area di Renzi e non solo - sembrano aver convinto Bersani e i suoi ad accettare la sfida. «Ma quando uno dei due candidati è il segretario del partito - osserva ancora Pacher - di fatto le primarie si trasformano in un congresso, e in un giudizio sul leader. Per questo il voto sarà un voto su Bersani e il gruppo dirigente». Tornando a Renzi, per Pacher il contatto con il sindaco di Firenze è stato Roberto Reggi, oggi braccio destro di Renzi e sindaco di Piacenza quando Pacher lo era di Trento: "Ci incontrammo alla finale di volley - ricorda Pacher - da quello che lui mi ha detto vedo cose interessanti nel programma di Renzi. Aspettiamo di vedere giovedì a Verona (dove Renzi inaugura la sua campagna, ndr) cosa emergerà del suo programma. Al di là della visione di partito, che pure conta, oggi è importante dare una visione del Paese. E soprattutto dire dove si trovano le risorse necessarie per fare le cose: oggi è su questo che si pesa una proposta. Non basta più dire colpiamo l'evasione fiscale".