Voglio capire se il Bersani che si presenta alle primarie è quello di Letta, che vuole proseguire con l'agenda Monti, o quello di Fassina, che la vuole smontare. Così come attendo che Renzi spieghi cosa vuole fare al governo oltre a rottamare la vecchia classe dirigente del Pd».
"L'Adige", 10 settembre 2012
Il senatore Giorgio Tonini, presidente dell'assemblea provinciale del Pd, è uno dei 15 senatori «liberal» che hanno firmato una lettera con cui invitano il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ad impegnarsi a proseguire con le misure di risanamento e riforme intraprese dal governo Monti. Tra questi 15 c'è anche il giuslavorista Pietro Ichino, le cui posizioni in materia di lavoro, vicine a quelle del ministro Elsa Fornero, sono giudicate troppo liberiste da una buona fetta del Partito democratico a cominciare proprio dal responsabile economico, Stefano Fassina, che gode della fiducia del segretario Bersani.
Oltre dunque alla questione del superamento della vecchia oligarchia del Pd su cui il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha puntato per lanciare la sua candidatura alla leadership del centrosinistra costringendo il partito a mettersi in discussione, c'è il tema fondamentale di quale proposta di governo il Pd e i suoi alleati vogliono proporre al Paese, anche perché le primarie non servono per scegliere il segretario del Partito democratico ma il candidato alla guida del governo.
Ma cosa vogliono fare Bersani e Renzi ancora non si sa. E proprio per questo Giorgio Tonini e come lui gli altri «non allineati», gli ex veltroniani e i cosiddetti «liberal», ma anche molti lettiani, stanno ancora a guardare anche se Renzi li sta corteggiando ritenendosi più affine, come sostenitore di una cultura riformista e a «vocazione maggioritaria», ovvero che si propone di parlare alla maggioranza degli italiani non solo alla propria base storica, che tanto piace agli ex veltroniani. Tonini e compagnia alla fine potrebbero anche decidere di sostenere Renzi, il più lontano da Vendola, ma ancora non è stata esclusa la possibilità che scenda in campo un altro candidato, come potrebbe essere il professor Ichino stesso.
«Sulla carta - conferma Tonini - l'ipotesi di una candidatura montiana c'è, ma al momento non la ritengo molto probabile».
Proprio in questi giorni è uscito in libreria un volumo che Giorgio Tonini ha scritto insieme all'amico senatore Enrico Morando dal titolo: «L'Italia dei democratici: idee per un manifesto riformista» (edizioni Marsilio) in cui sfidano il Pd e il centrosinistra a imboccare la strada di una politica riformista, superando le vecchie concezioni di estrazione marxista e anche quel «complesso del tiranno» che la sinistra si porta dietro, riprendendo le teorie del politologo Sergio Fabbrini, che impediscono di sostenere sistemi elettorali e istituzionali che consentono di avere premier e governi forti.
Sulle regole delle primarie Tonini non ha preclusioni ma dice: «Il doppio turno è una soluzione prudenziale per il Pd, qualcuno vorrebbe introdurre anche l'albo degli elettori ma non sarebbero più primarie aperte e Renzi ha già detto no».