Primarie e novembre, si accelera

Le primarie nazionali della coalizione di centrosinistra per la scelta del leader dovrebbero tenersi il 25 novembre, con un doppio turno il 2 dicembre, così ha anticipato ieri Repubblica ed è stato confermato alla festa del Pd di Reggio Emilia. Questo vuol dire che non c'è molto tempo per decidere da che parte stare.
"L'Adige", 9 settembre 2012

All'interno del Pd è noto che i candidati saranno l'attuale segretario Pier Luigi Bersani e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Forse anche altri. Poi, hanno già detto di voler essere della partita, Nichi Vendola, leader di Sel, e Bruno Tabacci, portavoce di Api e assessore della giunta Pisapia a Milano.
Ora, è chiaro che le primarie nazionali obbligheranno anche i partiti e gli esponenti politici trentini ad esprimersi al riguardo, visto che non si tratta solo di una partita interna al Partito democratico, anche se queste primarie sembrano essere soprattutto questo. In Trentino, innanzitutto, si dovrà capire come si comporterà l'Upt, il partito di Lorenzo Dellai. Il governatore, che è stato tra i fondatori di Api, ora ne ha preso le distanze anche se non ne è mai formalmente uscito. E sulla candidatura di Tabacci per ora non si è sbilanciato. «Osservo - ha dichiarato - perché c'è ancora troppa confusione sul quadro politico e la legge elettorale». In effetti, Dellai va ripetendo di essere di centrosinistra e di lavorare a un'aggregazione di centro alleata con il Pd, ma è tutto da vedere che il progetto vada in porto e soprattutto, visto che non può prescindere dall'Udc, che il partito di Casini decida (difficile) di dare vita a qualcosa che si presenti alle elezioni nel centrosinistra e dunque partecipi alle primarie di fine novembre che si stanno organizzando. Intanto, a Trento i vertici locali di Sel la settimana prossima incontreranno il segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti, per cominciare a confrontarsi visto che almeno loro dovrebbero essere alleati certi, anche se a livello provinciale Sinistra, ecologia e libertà non fa parte della maggioranza che sostiene la giunta Dellai. Queste primarie, però, non potranno non avere effetti anche su quelle di coalizione che il Pd propone per la scelta del prossimo candidato presidente della Provincia. Chi parteciperà alle primarie trentine? Tutti i partiti oggi in maggioranza? Anche Udc e Italia dei valori? Magari Sel? Sono tutti interrogativi ora senza risposta.

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Il 25 novembre prossimo si terranno le primarie nazionali del centrosinistra: una coalizione che - per ora - è costituita solo da Pd, Sel, socialisti e da Api, visto che il portavoce Bruno Tabacci ha annunciato la sua candidatura, anche se non si sa se il suo partito fra due mesi ci sarà ancora oppure no. Non è prevista invece la presenza dell'Italia dei valori, vista la rottura sul governo Monti.
In sostanza, dunque, l'appuntamento di novembre rischia di trasformarsi più che in un confronto per la scelta del candidato premier di una coalizione che ha l'ambizione e realisticamente i numeri per vincere da sola, in una sorta di congresso aperto del Pd, dove il giovane Matteo Renzi sfida il segretario Pier Luigi Bersani, rappresentante e garante delle vecchie oligarchie del partiti, con in più l'ala sinistra espressa dal governatore della Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola.
Ed è difficile dire oggi se da questo confronto, a cui si è arrivati per la determinazione del sindaco di Firenze che ha voluto sfidare l'establishment del partito, emergeranno in questa occasione e si renderanno riconoscibili chiaramente due idee diverse, una riformista e post-ideologica intorno a Renzi e l'altra più socialdemocratica vecchio stile. Oppure, accadrà che il Pd perderà anche questa occasione, se la classe dirigente si limiterà a fare quadrato intorno al segretario Bersani dall'assalto del giovane sindaco toscano continuando a tenere insieme, tutto e il suo contrario. Ovvero, se potranno continuare a convivere il vicesegretario Letta, che definisce Monti «supereroe» e vuole un candidato premier che porti avanti la sua agenda, insieme al responsabile economico Stefano Fassina, secondo il quale il governo Monti avrebbe già dovuto andare a casa e che si augura che Bersani rivolti le sue politiche. Alla disfida Bersani-Renzi si aggiunge Vendola, la cui presenza e il cui risultato servirà a rafforzare la componente di sinistra della coalizione, che viceversa non vedrà alcuna forza di centro dall'altra parte.
Le parole di Pier Ferdinando Casini alla festa dell'Udc a Chianciano in questo fine settimana hanno infatti tolto ogni dubbio sulla volontà dei centristi, con la nuova «lista per l'Italia» che l'Udc tenta di costruire mettendo insieme movimenti e forze di centro sparse, compresa quella trentina di Lorenzo Dellai, di tenersi le mani libere, ovvero di non presentarsi alle elezioni all'interno di una coalizione ma possibilmente correndo da soli per poi fare accordi dopo le elezioni.
La mossa di Casini, che ormai apertamente dice di puntare a un Monti-bis, sostenuto magari da una grande coalizione dopo il voto, scommettendo sul fatto che nessun partito o simil-coalizione avrà i numeri per governare da solo, ha spiazzato il Pd. Ma ora tutti questi calcoli sono condizionati dalla legge elettorale. Resterà il Porcellum o il Parlamento riuscirà a partorire una nuova legge elettorale? E quale?
Il disegno di Casini ha infatti necessità che si torni a un proporzionale possibilmente puro con le preferenze e non i collegi uninominali e certo senza il premio di maggioranza alla coalizione semmai al primo partito. Per questo dopo la mediazione che sembrava essere stata trovata tra Pdl, Pd e Udc si è tornati in alto mare.
In Trentino si stanno già scaldando per le primarie i sostenitori di Matteo Renzi che potrebbero non essere solo nel Pd. In occasione della presenza di Renzi a Campiglio ad agosto era uscito allo scoperto il capogruppo provinciale, Luca Zeni, e con lui alcuni giovani amministratori come Salvador Valandro e il consigliere Andrea Rudari. L'establishment rappresentato dal segretario Michele Nicoletti e dagli altri notabili del Pd sembrano più orientati a sostenere la linea Bersani, salvo il senatore  liberal , Giorgio Tonini, ( leggi sotto ), che vuole appoggiare un candidato premier che dia garanzia di voler portare avanti l'agenda Monti. Il presidente Lorenzo Dellai e il suo partito, l'Upt, ancora una volta si trovano in mezzo al guado: si sentono parte del centrosinistra, ma se aderiscono al progetto centrista non sarà così. E un'eventuale corsa del centro separato dal Pd alle politiche non potrà non avere conseguenze anche sul centrosinistra autonomista, che in teoria dovrebbe ripresentarsi e unito e fare le sue primarie per la scelta del candidato presidente per il dopo-Dellai.